Poesie d’ordine sparso nella calura estiva; pensieri d’amore, di stanchezze, di abbandoni; frammenti di vita e di memoria; paesaggi campestri e boschivi.

L’ultima produzione di Lidia Are Caverni è intitolata a gridi d’estate, una parte della raccolta di 135 poesie ulteriormente suddivise in Il sole o Dioniso, L’albero monco, Il fiore primevo, Il corvo vagabondo:

Vagabondo il corvo guardava / la campagna la terra avida /di seme aspettava la pioggia / che intiepidisse la zolla come / seno di donna che protegge / il suo frutto che nel grembo matura / non c’era germoglio pettine / che levigava tacevano gli uccelli / sulla casa deserta in cui non /abitava nessuno (p. 117) .

Nella presentazione, Filippo Senatore, la descrive “una poeta che cerca nella rena forme che hanno a che fare con la curva ombra della morte. Ritrova il vaso delle lacrime di Dio, sceglie memorie sommerse e le memorizza”.

Ancora: “L’estate per l’autrice è sonora come la musica barocca, e come un remo di gondola muove riflessi, come la corteccia di sughero tesse note e silenzi”, poiché “il sole azzera, non nutre, e quindi senza speranza si consumano gli ultimi passaggi dell’esistenza.”

Uno dei suoi versi, Venezia languida lascia che il passo/ la calpesti e la laguna smuore bianca / di consuetudine anticipa l’attualità della grande piena in Laguna, quel metro e più d’acqua in cui una delle perle del mondo torna al suo fondo salmastro, senza apparente soluzione.  

In questa più che in altre raccolte poetiche, l’autrice si muove lenta; compone, della produzione di vari anni, mazzetti di fiori da salvare al suo ricordo.

L’albero monco non soffriva / più si stava cicatrizzando / ferite non osava guardarsi / il tronco saldo forte i rami / che di poco si ergevano / guardava gli abeti nel prato / fieri di bellezza la piumosità / verde che ricopriva le cime ma / non provava invidia sentiva / il suo cuore che palpitava / taceva e aspettava (p. 105).

È un momento sospeso, affacciata a una di quelle  sue finestre accese / occhi di meraviglie mai viste / tante ad aspettare la notte / non brillano le stelle o la luna / nel cielo corrusco non volano le rondini……

Nata a Olbia, vissuta a Livorno e naturalizzata a Mestre, insegnante, romanziera e poeta, l’autrice ha al suo attivo una lunga produzione, più volte da noi recensita e premiata.

Foto in copertina di Lorenzo Joong Kee Caverni

Lidia Are Caverni, Gridi d’estate, Alimena, Cosenza, 2019.