Pubblichiamo l’intervento di Antonia Sani (Wipf-Italia) nel corso dell’incontro coordinato da Alessandra Mecozzi Società della Cura il 2 febbraio 2021.

Il 22 gennaio 2021  è una data storica. Ossia può divenire una data storica se tutti i 122 paesi che hanno firmato il TPAN si aggiungeranno alle 51 ratifiche fino a oggi sottoscritte e se i 9 paesi nucleari abbandonassero la figura-manifesto della “deterrenza”…..

In Italia da alcuni anni si era avviato un percorso promosso da Disarmisti Esigenti e Wilpf Italia, con un primo obiettivo: il raggiungimento della firma di un trattato internazionale che in nome della salvaguardia dell’umanità riunisse il maggior numero di Stati. Il percorso iniziato a Oslo, poi Nayarit e Vienna (2013-14) , sostenuto dalla fondazione di ICAN col coinvolgimento di tanti paesi del mondo dopo il Premio Nobel per la Pace, di cui anche Wilpf Italia è stata partecipe, è giunto alla firma del Trattato il 7 luglio 2017.

Si tratta di uno strumento giuridico internazionale che riconosce il particolare rilievo delle “catastrofiche esigenze umanitarie” delle armi nucleari. L’art 4  è rubricato “verso la totale eliminazione delle armi nucleari”; l’art 12 impegna gli Stati aderenti a farsi promotori del bando verso gli altri Paesi, in modo che il trattato raggiunga l’universalità, di cui si è parlato all’inizio. Il Trattato vieta di sviluppare testate e produrre o acquistare qualsiasi dispositivo nucleare esplosivo. Vieta non solo l’uso delle armi nucleari ma anche la legittimità della deterrenza che ha consentito la crescita degli arsenali nucleari.
Queste disposizioni internazionali contrastano grandemente con l’effettiva presenza e giustificazione della presenza di armi nucleari sui territori (pensiamo alle basi di Ghedi e Aviano), ma anche alle esportazioni di armi consentite dal Parlamento europeo nel settembre 2020, soggette a controlli ma non escluse, sia pure armi non nucleari ma portatrici di morte…  

Le nostre associazioni si sono mobilitate da quel 2017 per ottenere la ratifica dell’Italia. Abbiamo consegnato 10.000 firme al presidente Mattarella e ai vertici delle istituzioni. Il nostro Paese vive rispetto alla ratifica una situazione umiliante. Non fa parte dei 9 paesi nucleari, ma ospita bombe nucleari inviate dalla Nato. La giustificazione ufficiale è  “ricerche scientifiche”… In questa situazione è indispensabile coinvolgere l’opinione pubblica che ben poco sa di tutto ciò, e rivolgerci alle istituzioni italiane di cui abbiamo avuto sostegni in interrogazioni presentate da parlamentari ma rimaste fin qui lettera morta.

Un secondo passo è aprire un contatto coi 9 Stati nucleari mediante richieste di incontro con gli ambasciatori. Luigi Mosca sottolineava le peculiarità, le diverse storie, le diverse religioni, i diversi percorsi dei vari paesi, di cui è necessario tener conto negli incontri “diplomatici” che cercheremo di costruire. Le nostre riflessioni si allargano, tanto da farci ritornare all’idea di seminari rivolti in particolare ai giovani, ma non solo (es. Pace femminista in azione: giustizia climatica, sicurezza e salute), un seminario presentato alle scuole, che tutto coinvolge il terreno della nostra attività: dall’emergenza climatica al disarmo nucleare, dalle scorie nucleari in sicurezza, dall’avanzare tra i giovani il concetto del nucleare-energia pulita, l’impiego del nucleare nella medicina e il nostro voto contro le centrali nucleari nel nostro Paese….e per concludere l’appello lanciato per la salute in clima di pandemia “no arsenali, sì ospedali”….

Torniamo in conclusione alla nostra proposta urgente di ratifica. L’associazione Jalana ha già predisposto un testo giuridico di 3 articoli tradotti in più lingue che il Parlamento italiano può valutare e assumere per aprire veramente il cammino alla proibizione delle armi nucleari strumento di distruzione degli esseri viventi e del mondo naturale. L’orologio dell’Apocalisse segna quasi la mezzanotte……