Ci saremo perché ci riconosciamo nella nozione di dignità sociale enunciata nell’articolo 3 della nostra Costituzione: nella garanzia di condizioni di vita tali da consentire a ogni persona di partecipare alla vita sociale e alla sfera pubblica senza essere ristretta in ruoli e funzioni che limitano di fatto la libertà, l’uguaglianza, il pieno sviluppo delle personalità. Per questo contestiamo le politiche del governo Berlusconi che hanno accentuato la crisi capitalistica e le criticità storiche dell’occupazione femminile, determinando un peggioramento delle condizioni materiali di vita di milioni di donne, native e migranti, lavoratrici, studentesse e precarie, che rende più difficile, se non impossibile, l’autodeterminazione delle stesse.

{{Le politiche sociali di questo governo sono un chiaro manifesto contro la libertà delle donne}}: i tagli ai servizi sociali, alla scuola, alla sanità e agli enti locali caricano sulle famiglie e, in particolare, sulle donne il lavoro non retribuito di riproduzione di bambini, anziani e persone non autosufficienti. A tutto ciò si aggiunge un crescente ricorso al lavoro di riproduzione delle straniere, misconosciuto e sottopagato pur se nell’ambito di progetti coraggiosi di costruzione di una prospettiva di esistenza migliore per sé e le proprie famiglie, quando non di diretta sopravvivenza.

L’autonomia – {{autonomia politica, autonomia economica e l’autodeterminazione }} – delle une e delle altre è il frutto di un’assunzione di responsabilità a favore della libertà e della dignità umana, di una visione del mondo ancorata a esistenze solidali, che si situa agli antipodi rispetto all’irresponsabilità sociale promossa dalla classe padronale italiana e dal suo governo, con il ricatto di Marchionne e con gli attacchi ripetuti di questo governo ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e all’art. 41 della Costituzione che pone alla libertà d’impresa il limite del perseguimento dell’utilità sociale e della salvaguardia della sicurezza, della libertà e della dignità umana.

Ci saremo perché {{ci riconosciamo nella critica al patriarcato}} che nega la sessualità clitoridea, imponendo come naturale il modello culturale dell’orgasmo vaginale, che rende la donna dipendente dall’uomo sul piano affettivo ed erotico prima ancora che sul piano economico e sociale. {{Rivendichiamo il diritto ad una sessualità libera }} che non coincide necessariamente con l’eterosessualità, il matrimonio, la maternità.{{ Pensiamo che vada riattualizzato il dibattito che ha accompagnato la legge promossa dalla senatrice Merlin}}, che condanna l’istigazione e lo sfruttamento della prostituzione e non criminalizza le prostitute: c’è un legame diretto fra il contenuto della disciplina della prostituzione e lo stigma sociale che accompagna chi si prostituisce, indipendentemente dalla sua raffigurazione come vittima o come adulta (o adulto) più o meno consapevole e consenziente. Del resto la costruzione di una norma patriarcale e monocratica cui uniformare istituzioni, corpi intermedi, e società civile è il terreno su cui Silvio Berlusconi dilaga, nello stile di vita come nelle scelte di governo. E ci preoccupa la possibilità che persista, oltre il governo Berlusconi, {{il danno della confusione indebita tra la morale e la legge e tra la morale e la morale cattolica}}.

Abbiamo contrastato la legge 40 sulla fecondazione assistita, contrastiamo il pessimo disegno di legge sul cosiddetto “testamento biologico” e la proposta di legge Tarzia sui consultori del Lazio. {{Contrastiamo, da qualunque parte provenga, l’intenzione politica di attribuire alla legge una funzione espressiva}}, di imporre alla società italiana la conformità biografica a una norma e di costruire uno stigma sociale nei confronti di chi a questa uniformità si sottrae.

Ci saremo perché sentiamo forte l’esigenza di {{arrestare la “berlusconizzazione” del nostro paese,}} il declino culturale in cui siamo precipitati in questi anni di governo delle destre.

Ci saremo per mostrare volti e storie, di donne e di uomini, esclusi dal sistema informativo – di cui il Presidente del Consiglio è diretto impresario – che da vent’anni a questa parte ci impone modelli femminili e maschili svilenti.

{{ Saremo in piazza a Roma}} domenica perché la posta in gioco è la dignità delle operaie metalmeccaniche, di giovani e meno giovani in movimento e sommovimento nella scuola e nelle Università, nel pubblico impiego, sui tetti e sulle gru, nella precarietà di lavori e di vite che si vogliono espropriare della partecipazione alle scelte sul come, cosa, perché, per chi produrre e in primo luogo sul come riprodurre le condizioni stesse del nostro stare al mondo come specie umanamente riconoscibile.

Saremo in piazza a Roma domenica perché {{siamo ovunque ci sono donne che lottano per la propria dignità, per la propria libertà, per la propria cittadinanza in un paese e in un futuro migliore!}}

{{ Collettivo “StregheperSempre” – Donne per l’autodeterminazione}}