Tre giorni di intenso dibattito alla Casa delle donne di Roma: 11-12 e 13 ottobre 2019. Pensieri e pratiche femministe si sono incontrate in un’assise internazionale sul tema del lavoro e della libertà di scelta e di vita delle donne nel XXI secolo. Il convegno, baciato dal sole e omaggiato dalla pluridecennale magnolia della Casa, simbolo di dignità e perseveranza, ha analizzato, in primo luogo, l’impatto di genere del lavoro e delle sue politiche fra uomo e donna. “Sono radicata ma scorro” scriveva Virginia Woolf. Le donne, radicate da sempre tra lavori produttivi e riproduttivi, diventano nel tempo schiave del patriarcato capitalista. Il lavoro fuori dalle mura domestiche dovrebbe essere un diritto, non frutto di un merito o di una concessione. Già, perché il cosmo femminile si prende “cura” in casa e nel sociale delle persone e dell’intera comunità, facendosi welfare quotidiano; quando hanno un’occupazione retribuita poi, diventano funambole, districandosi nei molteplici rivoli dei loro ruoli.

 

Il cuore del ragionamento dei tanti interventi, da quello di Tania Toffanin (Padova) a quello di Annick Copè (Albania), verte sulle parole chiave, usate e che si usano, nelle battaglie delle donne del pianeta: lavoro, genere, ruoli, trasformazione dei lavori, precarietà e povertà generalizzata in primo luogo per il genere femminile. Il conflitto di genere che ha attraversato da sempre la storia esplode ora in modo esponenziale.

Le donne compiono i 2/3 del lavoro, producono più della metà del cibo, ma posseggono solo il 10% del reddito e l’1% della ricchezza. I due terzi dei poveri sono donne, disoccupate dai 50 anni in su e lavorano senza reddito. Il 74, 35% svolge lavori parziali.  Un quadro sconcertante che conferma come l’economia finanziaria governi la politica e come l’universo mondo sia dominato da un pensiero patriarcale. Il lavoro e le sue trasformazioni sono un punto cruciale su cui ci si interroga e si agisce tra i generi, fra giovani e meno giovani. Ma centrale rimane, da femministe, affrontare il “come lavorare”, da donne, in una struttura sociale in cui permangono discriminazioni e disparità di trattamenti salariali; che licenzia licenzia le donne per ricacciarle nelle case dove, se si fanno o non si hanno figl*, è costretta in gran parte, perché indotta, a lasciare il lavoro. Poi c’è il cosiddetto paradigma delle donne migranti portato all’attenzione nell’intervento di Edda Pando e quello delle lavoratrici Fiat e di altre aziende, in crisi o no.

Pur nelle differenze rilevate nei vari paesi europei e non solo, la condizione della donna al lavoro e nella società evidenzia uguaglianze impressionanti nelle condizioni di vita. Inoccupazione e disoccupazione sono altissime tra le giovani ma, soprattutto, fra le cinquantenni e oltre. Condizione trasversale, globale, quindi imprescindibile dal genere. Da qui l’importanza di politiche che facciano fare il salto da lotte emancipatorie a lotte liberatorie, da ruoli sociali prestabiliti per le donne. La contraddizione di genere alberga da millenni, prima e insieme a quella di classe, etnia, religione e geografia.

Parità di diritti, valorizzazione delle differenze e della carica identitarie delle donne, rappresentano allora il sentiero principale per un vero cambiamento. Sappiamo che non sempre avere un lavoro garantisce una vita dignitosa. Sono aumentate infatti le persone che, nonostante un impiego, non ce la fanno a superare la soglia di povertà. Le donne sono i soggetti più colpiti. Occorre costruire un sistema europeo e mondiale di stato sociale capace di superare “l’ideologia della domesticità e lo sfruttamento della catena globale della cura” come ci ricorda Nicoletta Pirotta.

La vita al lavoro precario o meno, il senso dei lavori e la libertà di scelta, tutti percorsi da approfondire nei metodi e nei contenuti. “L’economia dovrebbe seguire i bisogni della gente” e invece segue quelli dei mercati e dell’accumulazione capitalistica in mano a pochi. Considerando poi la presenza anche di una intelligenza artificiale, dovremmo preoccuparci delle derive sessiste  e delle ricadute su certi lavori. “Allenati a stare, momento per momento, in una contrattazione continua con la realtà, scegliendo di non mancare mai l’appuntamento con te stessa.” (Hannah Arendt)