L’intervento internazionale in Afghanistan ha poi liberato le donne afghane? La domanda è ovviamente retorica: i media ci mandano in continuazione immagini della guerra in Afghanistan, le notizie sulle perdite subite dalle truppe internazionali nelle varie zone del paese e sulla possibilità di aumentare il contingente militare internazionale. Il silenzio sembra caduto sul mondo delle donne e soprattutto su una reale possibile loro partecipazione alla vita politica e, quindi, sui cambiamenti nella situazione dei diritti.

A far un po’ di luce sarà sicuramente importante la presenza in Italia di {{Malalai Joya}}, deputata diventata simbolo della lotta delle donne afghane per i diritti politici (il [25 febbraio->http://donneinnerobologna.blogspot.com/2010/02/malalai-joya-bologna-giovedi-25.html] sarà a Bologna). Un’altra testimonianza viene in questi giorni dalla presenza in varie città italiane anche di {{Mehmooda Shekiba}}, dell’associazione afgana RAWA -Revolutionary Association of the Women of Afghanistan, la quale sta partecipando insieme al Cisda-Coordinamento Italiano a Sostegno Donne Afghane, alla presentazione del volume “{Il voto femminile in Afghanistan”} di {{Simona Cataldi}}.

L’autrice, partecipe dell’impegno del Cisda, ha raccolto in questo volume – intrecciando ricerca e lavoro sul campo – il risultato di cinque anni di lavoro grazie ad una borsa di studio istituita dalla sezione internazionale della Fondazione Basso e da deputate europee del Gruppo Partito socialista europeo in memoria della deputata europea Fiorella Ghilardotti. Come hanno ricordato Elena Paciotti, Pasqualina Napoletano e Luisa Morgantini nella presentazione a Roma presso la Fondazione Basso, Fiorella Ghilardotti – morta prematuramente nel 2005 – nel suo impegno per una migliore legislazione sociale europea aveva anche assunto come prioritario il problema dei diritti politici delle donne afghane e dei progetti in loro favore, partecipando a diverse missioni.

In questa occasione di presentazione è stata riconosciuta l’importanza di questo piccolo volume per cercare di conoscere una situazione complessa come quella afghana, “una vicenda ancora drammaticamente aperta”, nei confronti della quale ogni intervento richiederebbe prima “di diradare le nebbie dell’ignoranza”. A questo riguardo, è importante l’ampia introduzione storica sul ruolo delle donne nell’evoluzione politica e sociale dalla nascita dello stato moderno al 2001 ( ciò che avevano acquisito e ciò che hanno perso nel campo dei diritti) e non da meno il capitolo sul loro ruolo nella attuale Repubblica islamica.

La ricchezza di fonti usate per la ricerca ne fa inoltre quello che l’autrice indica come obiettivo del lavoro: uno “strumento cognitivo utile alla nostra politica…per non lasciare inascoltato il grido di migliaia di donne afghane che denunciano le violenze subite con coraggio e determinazione”. Perché “negli ultimi cinque anni, le misure intraprese concretamente per includere le donne come parte attiva e protagonista del processo di ricostruzione in atto sono state per lo più simboliche. Le riforme che hanno apparentemente consentito di partecipare … alla scelta dei propri rappresentanti politici e di accedere a cariche istituzionali, non hanno affatto sortito un miglioramento delle stesse”.

{{Cataldi Simona}}: {Il voto femminile in Afghanistan}, Edup 2009, pagg. 130, € 13.00