Questo è un anno importante per le donne che fanno parte della comunità bengalese di Roma. Per la prima volta dal loro arrivo nella capitale hanno festeggiato pubblicamente la Giornata Internazionale delle Donne, domenica 8 marzo. La festa è stata ideata dall’Associazione delle donne del Bānglādeś in collaborazione con l’esponente della Consulta Cittadina per la Rappresentanza delle Comunità Straniere di Roma Hosne Ara Begum.
_ A fare da sfondo all’evento, via di Tor Pignattara, e il ristorante Spice of India che vi si affaccia.

L’appuntamento era per le 12 al ristorante, che si è subito riempito di figure eleganti avvolte in sari, dalle mani impreziosite con decori di hennè, dal trucco scuro a circondare gli occhi.
_ C’era grande attesa per i festeggiamenti: le sari erano state fatte venire dal Bānglādeś, apposta per la giornata; uno striscione in bangla era stato preparato per aprire il piccolo corteo che ha visto sfilare le donne per qualche centinaio di metri lungo la via.

Sin dall’ingresso del punto di ritrovo l’atmosfera in cui ci si immergeva raccontava con colori, musica e sorrisi che le successive ore insieme sarebbero state manifestazione del chiaro intento di far prendere coscienza della propria presenza al contesto.

Che sarebbero state occasione di unione e condivisione per sancire la propria autodeterminazione, per trovare attraverso la festa le forze per fare sempre di più in onore del proprio essere donne e immigrate.
_ Circa 40 donne tra i 20 e i 40 anni, una decina di ragazze meno che ventenni, bengalesi di seconda generazione e qualche bambina vestita e truccata come una piccola principessa aspettavano di dare il via al corteo ridendo rumorosamente e parlando a voce alta.

C’era rilassatezza, c’era la libertà di prendersi un momento per sé, senza lasciarsi condizionare troppo dalle regole comportamentali di cui tutte sono quotidianamente vittime, in cui si assommano la morale di matrice culturale bengalese e mussulmana e il velo sotto cui spesso è oscurata la figura del migrante.

Prima del via ufficiale all’evento il ristorante Spice of India somigliava ad un hamam. Musica bengalese ritmava gli ultimi preparativi: un tocco finale al trucco, la sistemazione di un fiore giallo tra i capelli, uno sguardo alle pieghe della sari.
_ Figure affascinanti si muovevano circondate di tre colori: l’arancione e il verde della bandiera del Bānglādeś, il giallo, che è il colore della femminilità, della curcuma che porta fortuna, e che è uno dei più diffusi strumenti di bellezza: le donne la usano per purificare e rendere più luminosa la pelle.

Far partire l’evento con un corteo è stata una scelta coraggiosa ed eccezionale; lo sciame colorato che riempiva il marciapiedi di un lato della strada era osservato e fotografato a distanza da uomini bengalesi dall’espressione un po’ divertita e un po’ gelosa di chi si vede tolta l’attenzione, di chi si sente passare in secondo piano per un giorno.

Le partecipanti al corteo erano emozionate; il chiacchiericcio che non ha mai smesso di far da sottofondo all’evento si mescolava a risate di imbarazzo, che tradivano l’incedere lento e dignitoso del gruppo. Molti passanti italiani erano attratti e stupiti, così poco abituati a vedere un gruppo di donne bengalesi non accompagnate da uomini, e con uno striscione a dimostrare che anche in loro ci sono voce, idee e progetti.

Per molti era strano che anche le donne bengalesi volessero celebrare la loro Giornata Internazionale. Alle domande: cosa festeggiate? Perché state manifestando?, rispondevano divertite e decise: è la festa della donna!

Certo, queste sono solo una piccolissima percentuale delle donne che fanno parte della comunità, sono quelle che si stanno impegnando per garantire a se stesse e alle proprie figlie un futuro di indipendenza ed emancipazione, studiano italiano, si informano, sono impegnate in una rete di ascolto e aiuto reciproco.
_ Di ritorno dal corteo, hanno trasformato il ristorante in un luogo di dialogo e festa.

Alle ore 13 circa le due presentatrici dell’evento hanno introdotto gli interventi di diverse donne della comunità. Ahmed Nāyāna e Saera Hossain Rāni hanno dato la parola alla moglie dell’ambasciatore Soma Fāhmida Jabin, alla presidentessa dell’Associazione delle donne del Bānglādeś Rāzia Sultana, e ad altre due rappresentanti della stessa associazione, Laila Śah e Yāsmin Akter.

Le donne per le donne ribadivano l’importanza di festeggiare ed affermare la propria identità, la necessità di lavorare assieme per darsi forza nel contesto difficile dell’immigrazione e di trovare un modo per far sentire la propria voce, per farsi ascoltare e trovare un proprio spazio di interazione e scambio.

Per la loro prima manifestazione pubblica, le donne della comunità bengalese hanno scelto di organizzare un gustoso pranzo a base di pollo speziato e riso, e di cantare e suonare assieme.
_ Partita con la recitazione in coro dell’inno nazionale bengalese, la festa si è conclusa con un calcio alle inibizioni; divertite e disinvolte, le partecipanti si sono salutate ballando ritmando le loro canzoni bengalesi preferite. È stata la degna conclusione di una manifestazione che voleva urlare il pensiero di un gruppo di immigrate attive e determinate, a suon di colori e note musicali.