La critica al potere del sapere è ancora nelle mani del potere del sapere. La critica al potere del sapere è ancora nelle mani del potere del sapere. Anche le donne, forse per pervicace seduzione al maschile, all’Altro della differenza non affatto criticato se non nel potere di sé medesimo che l’ha definito (come se, privato di quel potere, potesse esistere com’è ed essere reale e vivo – o viceversa)

Criticare il suo potere – con una identica critica al sapere – serve {{solo a confermarlo}}, il maschile così com’è e perfino la “sua” critica al sapere, quando esso la metta in campo.
E’ una questione di ‘differenza’ dove la ‘seconda’ (e inaudita) si riconferma all’Altro differente mantenendolo tale e quale.

L’ignoranza e la cecità delle {{donne ‘di pensiero’}}, quelle erudite allo specchio dell’omo’, sull’esperienza ‘detta’ nella pratica reale e viva delle donne del movimento, è abissale.
Tanto da attribuire a ‘omini’ eruditi l’origine del loro dire di donne, dal e nel corpo vissuto. Ancora amanti sedotte soltanto dal dire al maschile.

Così ugualmente {{le ‘politiche’ }} che attribuiscono l’erompere del movimento delle donne a un ‘neutro-omo’ movimento maschile che ha creato il ‘clima’ adatto…
E’ incredibile il pedaggio di dipendenza e conseguente complicità che mettono in campo.
Qui nessuna sembra ricordarsi, vedere, sapere di cosa si sta parlando: potere fallico fatto sapere e agire.

La {{differenza ‘bio’ }} esiste, è lì da vedere, perciò è inutile negarla come tale, ma proprio le conseguenze che tale bio-differenza ha messo in atto rispetto al ‘desiderio’(?) di potere dentro e nella costruzione della cultura a scapito di una, l’Altra, bio-differenza, dà segno evidente della pericolosità concreta e ‘bio’ della differenza maschile – quella che nega a priori le libertà plurali dell’essere ‘anche’ bio.
Questione di testateroni? Ahimé che tristezza sarebbe.
La cultura, il potere del fallo ne è la prova.

Non basta la resistenza, che sicuramente esiste ed opera, deve sparire il testaterone in eccesso, per le libertà del femminile, ma anche per quelle del maschile, dal potere/sapere fallico. E che tutto, tutte e tutti abbiano altri nomi altri respiri di libera esistenza.
Ma se si continua a essere sedotti ed a esaltare ‘chi ce l’ha più duro…e/o a competerci, non si lamenti nessuno, neppure le cosiddette vittime o i suoi cosiddetti perdenti (eunuchi?)

Chi parla di indeterminatezza di soggetti e oggetti se fuori dal potere-sapere fallico è con lui.
{{Il corpo femmina è decentrato}}, sia rispetto al fallo che rispetto al piacere.
Ma la ‘necessità naturale’? di procreare ‘costringe’ la donna a mettersi nelle mani della sessualità maschile. Questo la stravolge. Immola alla maternità (e vi è spinta culturalmente dal desiserio del maschio di appropriarsene) il suo desiderio e il suo piacere. Esiste un intreccio tra necessità biologica (divenuta l’unica verità culturale) e la coercizione e sfruttamento testateronico maschile.

Il corpo femmina non avrebbe bisogno di resistenza ma andare per le sue multiformi strade additandole a tutti (e sono queste che terrorizzano il potere testateronico, che ha voluto tacerle, costringerle ad un unico uguale a sé stesso, con pervicace ostracismo e violenza )

L’enfatizzione sull’erezione (più duro) per assicurarsi ed appropriarsi dei figli (invidia maternità e competizione con gli altri bio-maschi) e del potere-sapere di e su tutto il resto: questa è {{l’origine del potere-sapere fallico}} di cui si parla e da cui si è ammorbate/i.

E’ inaudito – anzi visibilissimo – quanto il maschio abbia vissuto come stato di inferiorità biologica la sua esclusione dal risultato della procreazione (gravidanza e parto) e si sia percepito impoverito e “privato”. Ha così voluto capovolgere questo stato di cose diventando ricco e straricco, chiamando “privato” – cioé “suo” – tutto ciò di cui egli si sente ‘privato’. E se n’è impossessato (e continua) a partire dai figli generati dalla femmina, fino ai doni della natura: terre, fiumi, aria, acqua, semi…
E questo “suo privato” divenne il marchio di questa cultura depredatrice, devastatrice e sfruttatrice su tutte le cose e gli esseri del mondo.

E il mondo continua ad “eleggere” (meglio, “ereggere”) – con ipocrita approssimazione democratica – il fallo più duro a suo padrone seguendolo ciecamente. In presenza di quelle che si sono chiamate rivoluzioni contro il dittatore o i dittatori di turno, la speranza che ciò venga meno è sempre stato un palliativo periodico in attesa di innalzarne a propria volta uno altrettanto duro.
Come credere ed affidarsi a queste ‘loro’ pseudo-rivoluzioni?

{{Se fossi maschio mi vergognerei…}}

Quando vedo un uomo che porta in giro se stesso, quel corpo di carne dimentico di sé e della salute del mondo, ed al contempo tronfio di sé e contro tutti, mi dispero per la sua irragionevole e supponente inconsapevolezza e rozzezza.
Quando vedo il dispiegarsi nella storia della sequela ossessiva della sua inseminazione rozza e violenta e della sua ingorda e cieca brama di appropriazione mortifera, sono orripilata dalla sua immagine venefica e inquinante per tutta la specie.

Siamo in attesa di autocritica e di testateroni sedati, quello che basta alla sua (di lui e della sua cultura) civilizzazione.
La prima regolamentazione che il sapere – non tanto della differenza bio, ma della privazione dell’oggetto figliato – è attuata dal maschio sulla femmina, per potere di possesso sicuro su ciò che non ha e a cui dare il proprio nome e il proprio ‘marchio’.
A seguire: tutte le regolamentazioni a scopo di approprio a cui dare nomi che ne nascondano l’origine reale, ‘naturale’. Dalle terre, all’acqua, ai semi…il ‘logo’ testateronico impazza.

Questa è {{la bio-ossessione maschile}}, sostenuta forse dal testaterone in eccesso, ma, poiché sarebbe attuare una colpevolizzazione non necessaria, secondo me quest’ultimo viene usato come prova della verità giustificante di questo agire il sapere-potere fallico, anche tra e contro altri maschi (eunuchi?)
Come potrebbe tutto ciò non essere compenetrato alla violenza, alla coercizione che la cultura ‘omana’ perpetua da secoli…e continua?

Perché non è solo nel sapere-potere che ciò si dispiega – sapere-potere che è retaggio e consolazione agli ‘eunuchi’ di categoria ‘bio’, così che il testaterone non umilii i sapienti divenuti potenti culturalmente..
Infatti il testaterone prende forma prigenia nella figura truculenta del guerriero, del forzuto, del devastatore = conquistatore a cui questa cultura designa l’eroicità, la esalta e la rappresenta come simboli ossessivi della storia ’omana’ erigendo monumenti, riti e tradizioni mortifere. La sua “storia” per secoli di ciò si è nutrita, e continua.

E tra i sapienti bio-eunuchi, ma potenti fallicamente, e i conquistatori testateronici c’è un subdolo legame di complicità sottaciuta e di competizione tra vincitori: tra fallici e biotestateronici. Li si vede spesso litigare appassionatamente tra loro in un gioco subdolamente (non tanto) erotico per vedere chi ce l’ha…meglio: il duro bio e il duro simbolico.
Stessa specie, dannata per la specie.

Il potere della “ossessività omo-soggettiva” ha soggiogato l’oggettività delle verità libere e plurali e creative…quelle dei femminili.
Vedere tranquillamente la realtà esistente, conoscerne le verità senza punto di vista fondamentalista e duale (= di potere)….

{ Giugno/luglio/agosto 2004}

Quale amore potremmo dare strisciando lungo i muri di notte se qualche maschio è nei dintorni?
Quale amore potremmo dare scoprendo carezze invasive e violente fin dall’infanzia dispensate da padri, parenti, amici, fratelli, compagni e amanti?
Quale amore desideroso di abbracci può resistere al disprezzo, al dileggio, alla compravendita, all’annientamento e sfruttamento delle nostre menti, dei nostri corpi, delle nostre emozioni?

{{Quale ipocrisia ci soffoca e dileggia i nostri desideri!}}
_ Quale ipocrisia uccide le donne quando le madri, le sorelle e le figlie altrui sono le “zoccole” seviziate ed uccise in nome del loro piacere/potere.
_ Quale ipocrisia nel definire la propria attrazione al femminile…:“ spogliati per sedurmi, così ti tratterò da puttana; o, copriti per non sedurre altri che me ed il mio terrore, perché il tuo sesso ha solo un nome, quello che io ti agisco per il mio piacere”.
_ Quale ipocrisia nel definirsi ‘cacciatore’ quando si pretende che sia la preda ad imbellettarsi e sculettare per attrarlo e per ricordargli di esserlo!
_ Quale ipocrisia nell’affermare che le donne non hanno mai saputo produrre grandi pensieri, azioni e scoperte, quando sono state loro pervicacemente vietate ed interdette con l’annientamento fisico e morale dei loro corpi e delle loro anime, con l’esclusione violenta dall’apprendimento, dallo studio, che ha loro precluso qualsiasi possibilità di visione libera ed autonoma del mondo e delle proprie capacità…per alimentare in loro una sordida complicità con quello stesso maschile vincente e predatorio che le ha cancellate e ammutolite.
{{
Se fossi maschio mi vergognerei. }}

{ febbraio/marzo 2004 }

v. https://www.womenews.net/spip3/spip.php?article11478