jolanda-insana-copyright-enzo-eric-toccaceli1-u43060584597655oxf-u43240283499563wqc-1224x916corriere-web-sezioni-593x443 A due mesi dalla morte ricordiamo Jolanda Insana con una citazione tratta dall’Autodizionario degli scrittori italiani.

Jolanda Insana conobbe la guerra e i fichi secchi, e dunque predilige parole di necessaria sostanza contro il gelo e i geloni (Ippocrate docet) dell’inverno freddissimo del ‘44, e contro i bombardamenti a tappeto su Messina e i boati di terremoto. Impigliata nell’intemperanza dello spasmo ossimorico e intrappolata in strette maglie, Jolanda Insana si aggira per teatranterie tra insulto e bestemmia, o piomba nell’enigma della passione perché la voce non vuole smorire e urla scongiuri, per scongiurare nefandezze, muovendo il fendente che finisce in risata, sulle vie della parodia e dell’impuro che passa tra noi, dentro e fuori di noi, per i luoghi disastrati della terra, in ritmo di accelerazione poiché non c’è tempo per dire, per «abbrancare l’inabbrancabile». E quel che linguisticamente è masticabile diventa suo cibo, e se non trova da masticare, inventa.

  Per conoscerla meglio rimandiamo allo speciale a lei dedicato da   LetterateMagazine n.186