Dal sito Aprile on line riprendiamo questo articolo della Senatrice Silvana Pisa – Il sistema antimissilistico Usa che dovrebbe essere installato nelle ex repubbliche sovietiche non incassa il consenso russo, nonostante la Rice abbia definito “ridicola” la preoccupazione di Putin. Purtroppo la politica difensiva di Washington risponde sempre e soltanto ad un’ispirazione unilateralistica volta a dominare il mondoQuesto giovedì e venerdì sono ripresi ad Oslo i colloqui tra i ministri degli Esteri della Nato tra Nato e Russia sullo scudo spaziale.
_ Le {{reazioni negative di Mosca}} alla proposta di installare sistemi intercettori in Polonia e basi radar nella Repubblica Ceca sono note e risalgono a qualche mese fa, costituendo la base di un contenzioso di dichiarazioni più o meno diplomatiche da parte dei vari protagonisti. L’installazione dello scudo nelle ex repubbliche sovietiche è considerato dalla Russia una minaccia e una ripresa dell’escalation militare, di marca Usa, nei suoi confronti.

Così mentre il Presidente Putin, nel suo discorso annuale alla nazione, ha annunciato una proposta di moratoria del trattato sul disarmo con la possibile uscita dall’accordo, il segretario di stato USA {{Condolezza Rice}} ha tacciato come “ridicola” l’idea che gli intercettori e i radar in Polonia e nella Repubblica Ceca possano costituire una minaccia per la Russia.
_ Nella stessa occasione la Rice ha affermato che gli alleati europei ed anche la Russia “finiranno per accettare” lo scudo spaziale. Speranza o minaccia?
Perché è evidente che, ai fini degli Usa, risulta del tutto irrilevante che il 68% della popolazione ceca sia contraria all’istallazione del radar antimissile (Vicenza docet).

È sempre più chiaro che la politica estera di “difesa e sicurezza” Usa procede da qualche tempo per due piani paralleli: come azionista di maggioranza nella Nato e con accordi bilaterali con i paesi stranieri ritenuti più “strategici” ai fini degli interessi dell’Amministrazione americana. A dir la verità questi {{piani paralleli}} diventano addirittura tre, se si pensa alle varie coalizioni di volenterosi messe in piedi nel tentativo di procurarsi un’incipriata di multilateralismo. La tattica è sempre quella di {{mettere le organizzazioni internazionali di fronte al fatto compiuto}}, dopo aver sondato o addirittura trattato bilateralmente con gli alleati “più sensibili”.

{{{E l’Italia come viene considerata?}}}

Di fronte alla notizia fornita da Henry Obering, direttore dell’agenzia antimissilistica americana, secondo cui l'{{Italia avrebbe firmato a sua volta, ai primi di febbraio, un memorandum di cooperazione}} per condividere tecnologie di difesa missilistica e altre forme di collaborazione che legherebbero il nostro Paese allo scudo spaziale, molti parlamentari pacifisti dell’Unione hanno presentato diverse interrogazioni parlamentari, in cui si chiedeva conto della firma al memorandum e del perché di questo non fosse stato informato il Parlamento.
_ Il 3 aprile rispondendo ad {{Elettra Deiana}} alla Camera, il sottosegretario Verzaschi confermava la “firma di un accordo quadro di cooperazione Italia-Usa che ampliava il perimetro di tale cooperazione al settore della difesa da missili balistici… in vista della possibilità che la Nato decida di dotarsi di un sistema similare in grado di difendere territori e popolazioni dell’Alleanza”.

Ubbidendo all’adagio “confessare il peccato ma non il peccatore” il sottosegretario non ha detto chi abbia materialmente firmato il memorandum, anche se circola un sospetto.
_ Il punto, grave, resta quello che, mentre il responsabile della politica estera di sicurezza {{Solana ammoniva i paesi Europei a non procedere su questa materia ad accordi separati con gli Stati Uniti}} prima di avere definito una politica comune coerente in sede europea, l’Italia si era comunque impegnata in sede bilaterale ad un memorandum d’intesa con gli Usa. La conferma di questo fatto non veniva smentita dalle dichiarazioni del nostro ministro degli Esteri D’Alema che a proposito dello scudo spaziale, lo scorso marzo, affermava che “di questo si sarebbe dovuto discutere in sede UE e Nato e non decidere in relazione bilaterali”. D’Alema si riferiva all’installazione o all’ampiezza di protezione dallo scudo, mentre nulla ha detto sulla firma italiana al memorandum di condivisione della tecnologia missilistica, che ne costituisce una costola!

Oggi dello scudo, se ne discute in sede Nato e l’impressione -secondo le dichiarazioni di ieri del segretario aggiunto della Nato Martin Erdman- è che non ci sia un consenso al progetto americano, anche se la discussione proseguirà. Come dire che il ruggito dell’orso russo ha sortito il suo effetto.