Ieri si è svolto il 1° meeting del ciclo “150…portati bene” promosso dall’Associazione Il Paese delle Donne: “Grazia Deledda. Un donna per un Nobel”. Il prossimo incontro sarà dedicato a Rosa Luxemburg.

Nell’incontro dedicato a Grazia Deledda, moderato da Gabriella Anselmi, presidente di Alef, le relatrici sono state: Neria Di Giovanni (Nemapress edizioni), Angela Testone (Raichinas e Chimas), Franca Carboni (Raichinas e Chimas), Maria Paola Fiorensoli (Il Paese delle Donne).

Il meeting è pubblicato sul canale YouTube dell’associazione

Tutti i contributi dei meeting “150…portati bene” saranno stampati su Il Foglio de Il Paese delle Donne (edizione cartacea) inviato alle abbonate.

Tra i temi trattati: la grande modernità e l’audacia di Grazia Deledda, il suo impegno “politico” per far conoscere all’Italia la cultura della Sardegna e l’invenzione di uno stile e di una lingua adatte, la sua capacità, straordinaria per quei tempi, di parlare di temi scomodi come la violenza domestica, mostrandone gli aspetti psicologici e culturali, “la potenza di scrittrice” che le valse il Nobel nel 1926, infine, il suo impegno per le donne, rappresentato dalla partecipazione, nel 1908, al Primo Congresso Nazionale delle Donne Italiane.

La tessera n. 639 di Grazia Deledda al Primo Congresso Nazionale delle Donne Italiane

A questo evento, Neria De Giovanni ha dedicato una riflessione su “Portale letterario”:

GRAZIA DELEDDA TESSERA n. 639 AL PRIMO CONGRESSO NAZIONALE DELLE DONNE ITALIANE (di Neria De Giovanni)

Grazia Deledda femminista? Non so se le si può attribuire questo epiteto che certamente ha , invece, al suo interno, molta ideologia di pieno novecento. Certo però che Grazia partecipò alle più attente manifestazioni del nascere di una consapevolezza femminile di emancipazione e di autonomia.

Ricordo che Naufraghi in porto (1902), fu il primo romanzo in cui una donna si occupava del divorzio ed anche il primo della Deledda ad essere tradotto in inglese per gli Stati Uniti .
Nel 1911 la Deledda rilasciò un’intervista per “La Tribuna” sul  tema del divorzio affermando che un tale doloroso passo era indispensabile quando i due coniugi erano  effettivamente impossibilitati a convivere. Dopo questa intervista la Deledda ristampò e corresse il romanzo del 1902 apportandovi il titolo più deciso di Dopo il divorzio.

Sempre nel 1911 un circolo di donne romane la intervistò per una inchiesta sul femminismo. Le domande erano: “Qual è il valore del femminismo considerato sotto l’aspetto intellettuale? Quale è il valore di esso considerato sotto l’aspetto sociale?” La scrittrice rispose con poche parole semplici e nette: “ Trovo giusto e bene che la donna pensi, studi, lavori“.

Nel 1909 non si oppose a che i Radicali ponessero la sua candidatura per il collegio di Nuoro. Ovviamente era una provocazione in quanto le donne non avevano il diritto di voto, né attivo né passivo. Grazia Deledda ottenne 34 voti, quelli degli iscritti al locale circolo dei Radicali mentre più di mille ne ottenne il potente senatore Garavetti, già sindaco di Sassari.