Ingrid Bergman, film del 1948

Nel Medioevo, quando la peste serpeggiava seminando terrore e morte, si stagliano all’orizzonte due straordinarie figure di donna: Caterina da Siena nata nel 1347 e Giovanna d’Arco nel 1412. Caterina e Giovanna erano due giovani donne apparentemente con un destino segnato fin da bambine. Nessuno insegnò loro a leggere e scrivere. Erano destinate, insomma, ad essere mogli e madri. Eppure…

Giovanna, semplice pastorella figlia di contadini, salvò la Francia che stava per capitolare sotto l’egemonia inglese mettendosi alla testa di un esercito e liberando la città di Orléans.

La “Pucelle” era leggendaria per come sapeva incitare e trascinare le soldatesche. Era un’indomabile donna d’armi! Secondo Bernard Shaw fu una precorritrice del realismo bellico di Napoleone.

Dopo questa eroica impresa continuò la sua battaglia contro il nemico ma, catturata dalle milizie del duca di Borgogna, francese al servizio degli inglesi, fu a loro venduta. Accusata di eresia fu bruciata viva sul rogo. Aveva soltanto 19 anni.

Giovanna “sente” le voci. Chi può contestare dei messaggi che Lei afferma provengano dall’alto? Dunque se ne fa carico ma, nello stesso tempo, non le dichiara sue e così, abilmente, da una parte si protegge dall’altra si espone.

Caterina da Siena era la penultima di 25 figli e aveva una personalità eccezionale. Riuscì nell’impresa in cui avevano fallito, per oltre 60 anni, diplomazie e addirittura spedizioni militari: riportare il Papa a Roma dall’esilio di Avignone. Il 17 gennaio del 1377 Gregorio XI tornava solennemente in Vaticano. Formidabile mossa politica, prima ancora che religiosa. Sarà nominata Dottore della Chiesa. Insomma era una donna d’azione! Un’eredità ripresa più tardi, in qualche modo, da Teresa d’Avila. Questo non impedì, anzi diede più forza, alle fasi mistiche (estasi) di entrambe. Teresa, in particolare, è stata immortalata da Bernini in un tripudio di sensi più “umani” che “divini”!

Estasi di Santa Caterina di Bernini (da catalogo Fondazione Zevi)

Sia Giovanna sia Caterina possedevano una forza “sovversiva” per l’epoca nella quale sono vissute. Un’epoca in cui le donne custodivano gli animali, filavano, cucinavano, ricamavano e non sapevano né leggere né scrivere. Eppure tutto questo non impedì sia all’una che all’altra di diventare protagoniste della Storia.

Ai tempi feudali le ragazze diventavano maggiorenni a 12 anni due anni prima dei maschi e non dovevano prendere obbligatoriamente il cognome del marito quando si sposavano ed erano loro ad animare le corti d’amore ed erano loro le ispiratrici dei romanzi cavallereschi. E poiché impazzavano le badesse e i trovatori è d’obbligo ricordare anche Ermengarda di Narbona e Marie de France che, forse perché malmaritata, inneggia nei suoi “lais” alle tempeste amorose. Né va dimenticata Christine de Pizan poetessa, scrittrice e filosofa che alla “Pucelle” dedicò un sonetto.

Insomma, ago e filo non facevano per loro. Meglio leggere e poetare.

Regana De Liguoro in Santa Caterina, film del 1947

Il mito di Giovanna d’Arco è stato celebrato dalla letteratura e dal teatro, ma è stato il cinema a renderlo “popolare”. Il volto più noto della Pulzella d’Orléans appartiene a Ingrid Bergman che la interpretò nel 1948 cui seguì Michèle Morgan nel 1953, ma la prima a prestarglielo è stata, nel 1913, Maria Jacobini, una star che furoreggiò sugli schermi fino ai primi anni 40.

A Caterina da Siena è stato dedicato un solo film, nel 1947, ma ha una particolarità: la Santa e sua madre sono impersonate da Regana e Rina De Liguoro (era stata la diva più pagata al mondo) che lo erano anche nella vita. “Chapeau|!” direbbero i francesi.