Ripudiare la guerra e mettere al bando le armi nucleari sono due temi spesso abbinati ma che possono anche divaricare, essendo una delle finalità delle campagne di disarmo totale in corso, quella di convincere anche chi sia favorevole all’uso delle armi nel dirimere i conflitti che le bombe nucleari “non sono un’arma”, appartengono alla categoria della ‘catastrofe’ e per la devastazione che comportano sono “un crimine contro l’umanità e la civiltà“La questione della cancellazione del nucleare civile è stata oggetto di un vittorioso referendum in Italia. Ma l’argomento non è definitivamente chiuso per due sostanziali ragioni: il contesto europeo, ancora in buona parte favorevole ai reattori a fissione, e la connessione tra civile e militare in un mondo in incessante riarmo. Proprio le armi nucleari, lungi dall’essere materia di riflessione riservata agli strateghi, riguardano tutti.”
La frase, di {{Stéphan Hesse}} (diplomatico, politico, combattente della Resistenza e deportato a Buchenwlad) e di {{Albert Jacquard}} (ricercatore, specialista in genetica delle popolazioni, direttore delle ricerche all’Istituto nazionale di studi demografici di Francia), esprime la voglia e la necessità di “responsabilizzare”, informandola, l’opinione pubblica, per “impedire un crimine immenso, irreparabile, assoluto” quale quello nucleare descritto in { {{Exigez!}} } pubblicato da Edisse nel 2014 nella traduzione italiana dal fisico {{Luigi Mosca}} ([Armes nucléaires Stop->http://armesnucleairesstop.org/]), e da lui curato con Mario Agostinelli ([Energia Felice->http://www.marioagostinelli.it/?page_id=804]), e Alfonso Navarra ([Campagna Osm-Dpn->http://www.osmdpn.it/]) .

Il libro-testamento {{ {Esigete!} }} un disarmo nucleare totale, dei due grandi pacifisti scomparsi nel 2013, è un miniera di informazioni, ripetutamente citate nel convegno romano del 20 giugno, presso il Cesv, “{Verso Vienna 2014: Esigiamo il bando internazionale delle armi nucleari}”, promosso dalla Lega internazionale di donne per la Pace e la Libertà (Wilpf-Italia), e dalla Lega Obiettori di Coscienza (L.o.c.) che ha lanciato la campagna ‘Osm-Dpn 2014’ per l’obiezione alle spese militari e per la difesa popolare non violenta.

Al centro del convegno, l’Appello al Governo italiano: [Esigiamo il disarmo nucleare totale->http://wilpfitalia.wordpress.com/] , da consegnare alla ministra Mogherini che parteciperà al meeting viennese, promosso dall’International Campaign to Abolish nuclear Weapons (Ican) e dalla Wilpf international.
Nell’occasione, la Ministra degli Esteri rappresenterà il Paese che vanta il referendum e l’unico che nella Carta costituzionale ripudia la guerra, in conseguenza delle tragiche esperienze di due Guerre mondiali:
“{L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo}.”(art. 11)

Vienna ospiterà, in precedenza, la terza sessione del Forum della Società Civile (6-7 dicembre) ed entrambi gli eventi si gioveranno dell’incontro previsto per il {{26 settembre, a Milano, Giornata Onu per il Disarmo}}.

Ripudiare la guerra e mettere al bando le armi nucleari sono due temi spesso abbinati ma che possono anche divaricare, essendo una delle finalità delle campagne di disarmo totale in corso, quella di convincere anche chi sia favorevole all’uso delle armi nel dirimere i conflitti che le bombe nucleari “non sono un’arma”, appartengono alla categoria della ‘catastrofe’ e per la devastazione che comportano sono “un crimine contro l’umanità e la civiltà” (Risoluzione n. 1653, XVI, del 24 novembre 1961, dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite).

Molte voci illustri si sono spese per divulgare la consapevolezza del rischio terribile che l’umanità sta correndo, cui ha alluso anche il defunto presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy quando nel discorso all’Onu del 25 settembre 1961, affermò: “{Ogni uomo, donna o bambino vive sotto una spada nucleare di Damocle, appesa a dei fragili fili che possono essere tagliati a ogni momento per incidente o per errore o per follia. Queste armi di guerra mostruose devono essere abolite prima che esse ci aboliscano}.”({Esigete!}, p. 49).

Il concetto che il nucleare “militare sia un “deterrente” su scala planetaria per mantenere a chi lo possiede primati di prestigio e di potere, è secondo Luigi Mosca “un’illusione suicida”, anzi a Vienna occorrerà “che si faccia riferimento al lungo percorso, carico di speranze concrete”, che da Oslo (marzo 2013), ha portato a Nayarit (febbraio 2014), aggiungendosi alle sessioni quinquennali per l’attuazione del {{Trattato di non-proliferazione}} (Tnp) e alle riunioni per la creazione di zone continentali o semi-continentali libere dalle armi nucleari.

Il Tnp, basato su tre pilastri – non proliferazione degli armamenti nucleari, regolamentazione della produzione energetica e disarmo – firmato da tutti i Paesi eccettuati India, Pakistan e Israele e la Corea del Nord (uscita nel 2003), dopo gli entusiasmi iniziali si è rivelato deboluccio, specie nell’art. VI, che impegna “ciascuna delle Parti a portare avanti, in buona fede, dei negoziati su delle misure efficaci relative alla cessazione della corsa agli armamenti nucleari a una data ravvicinata e al disarmo nucleare” (op. cit. pp. 50).

Citando la buona fede, il Tnp trasmette l’aspettativa utopica del suo anno di nascita, 1968, ma non fa i conti con la realtà in cui “nessun potente farà il primo passo, aspettando di essere l’ultimo a disarmare, mentre chi glielo chiede spesso aspira a sostituirlo o ad armarsi in un secondo tempo, vedi la Corea del Nord” (A. N.).
Il Tnp non ha impedito che si contino circa 20.000 bombe nucleari ad idrogeno, ciascuna trenta volte più potente di quelle sganciate su Hiroshima (6 agosto) e Nagazachi (9 agosto) nel 1945.

Di queste bombe, “circa 1836 sono in stato di continua ‘allerta’, pronte all’uso: 860 negli Usa, 880 in Russia, 96 in Francia.”(R. C.)
Dati difficili da prendere con leggerezza e aggravati dal numero altissimo di test nucleari previsti entro il 2074 (1/4 nell’atmosfera e il resto sottoterra); dall’esistenza di circa 3800 Tzar Bombe (Usa) di cui ne basterebbero 100 per distruggere un Paese più grande del nostro e 1000 per tutte le specie viventi sul pianeta, ivi compreso il placton, inizio della catena alimentare!

Non sorprende che nel convegno romano e in {{ {Esigete!} }} (pp. 50-55), e in altre fonti, il Tnp sia stato definito ‘un inganno’ per di più continuamente “violato dal procedimento di modernizzazione delle armi” (L. M.).

Delle spese militari, almeno sembra, “il 25% è destinato a quelle correnti e un altro 25% agli investimenti (oggi superato)”, ma non è possibile effettuare vere economie perché l’art. IV, al comma 6, della legge 244 (31 dicembre 2004), firmata la notte successiva alla caduta del Governo, permettendo la “Revisione dello strumento militare per adeguarsi alle cifre spese dagli altri Paesi europei”, “destina le risorse eventualmente recuperate al Ministero della Difesa creando un circolo chiuso in cui la spesa, sostanzialmente, non si può ridurre.” ({{Roberto Cotti}}, Movimento 5 stelle, Commissione Difesa della Camera).

Il medesimo relatore ha aggiornato l’attento pubblico sugli F35 che, a parte gli addetti ai lavori, non mancano di sorprese: “essendo stati progettati e costruiti per portare la bomba nucleare B61/12 e bombe più piccole, accade che tali bombe dovranno essere riportate negli Usa, al costo di 11 miliardi di euro, per migliorarne le performance con alette e altri accorgimenti”.

In tutti i contributi del convegno romano, presente anche Maria Luisa Gizzio (Anpi), è emersa la cogente preoccupazione per l’irrimediabile e l’irreversibile, la catastrofe che può investire il pianeta e ‘modificarlo’, fatto salvo che non ha bisogno di noi, ma viceversa.

L’Appello diretto alla “Ministra degli Affari Esteri perché “si faccia interprete della protesta e della volontà di tutto il paese, che è quella di tutta l’umanità, per scongiurare il disastro di una catastrofe nucleare” (L. M.), punta a superare qualsiasi differenza, nazionalità, fede in nome della comune appartenenza all’umanità, affinché la priorità assoluta del disarmo nucleare entri nell’immaginario collettivo, sia sostenuta dalla società civile che non può “delegare ai soli vertici istituzionali o all’Onu la gestione di una trattativa che ha per protagonisti mondiali proprio i Paesi che hanno le armi nucleari, cui destinano fiumi di denaro.”

Al pericolo globale, agli enormi interessi di potere e di soldi che cela, l’argine della società civile è essenziale, anche per favorire l’avanzamento di negoziati multilaterali internazionali, come ha detto Viola Giuliano (Wilpf international) nel parlare del Tnp, “ulteriormente aggirato dal fatto che le poche iniziative bilaterali o trilaterali di riduzione delle scorte [es. Start] esistenti, sono in contrasto con i programmi di ‘ammodernamento’ multimiliardari”. (vedi mio articolo sul contributo della Wilpf ‘Dal rischio alla messa al bando delle armi nucleari’).
Le campagne di sensibilizzazione della società civile perciò “aiutano anche i governi a progredire su questioni difficili che richiedono compromessi e negoziazioni.” (V. G.)

Oltre agli incontri internazionali all’Appello, Ican, Wilpf, Loc e molti altri soggetti portano avanti l’urgenza di negoziare un Bando che abolisca il ricorso alle armi nucleari e vincoli anche chi non vorrà firmarlo, proprio nell’ottica del “danno planetario” e del superamento del “ricatto planetario” sorretto da un vortice di capitali destinati a industrie e laboratori, per scongiurare la moderna Apocalisse, l’inverno nucleare” (op. cit. pp. 49-50).

Prevederlo nei suoi aspetti complessi è quasi impossibile ma uno studio effettuato dal Consiglio Internazionale delle Unioni Scientifiche (Parigi), lo ha genericamente descritto: un pianeta al buio per le fitte e micidiali polveri che per anni impediranno ai raggi di Sole di raggiungerlo e scaldarlo nonostante i larghi buchi dell’ozono; un pianeta gelido, annientato nella vegetazione, agricoltura compresa, negli animali, bestiame di allevamento compreso, con ricaduta radioattiva (a differenza delle guerre chimiche e batteriologiche), che provocherà nei/nelle sopravvissuti/e una catena di morti per malattie sistemiche (leucemie, neoplasie, neomutazioni genetiche); tanto basterebbe per ritenere le minimalizzazioni dei “danni limitati”, dei “danni collaterali”, della “localizzazione del danno” semplici eufemismi per chi non rispetta la potenza del vento e dell’acqua, che non si fermano sui “confini nazionali” del Paese dell’Apocalisse.

Relatori e relatrici hanno sottolineato la bontà del nuovo approccio alla questione nucleare dall’angolazione “umanitaria e ambientale”.
In merito, {{Manlio Giacanelli}}, medico e segretario nazionale dell’[International Physician Preventing Nuclear War->http://www.ippnw-italy.org/] (L.P.P.N.W.), associazione premiata dal Nobel per la Pace (ott. 1984), e “che rappresenta nella storia della medicina una esigenza etica insopprimibile, la ragione stessa dell’essere medico”, ha ribadito che è meglio sempre “prevenire che curare”, perciò “evitare la guerra nucleare”, contestare chi “non potendo negare il dramma, cerca di ridurne la portata come ha fatto lo scienziato Teller, inventore della bomba all’idrogeno, contestato da 300 scienziati di 30 paesi che al contrario istruirono i medici a sottolineare il rischio di genocidio che grava su gran parte del genere umano (e non solo) nell’eventualità di un inverno nucleare.”

Il relatore ha ricordato la fruttuosa alleanza tra medici e giuristi; l’attualità dell’art. 32 della Costituzione che impone alla Repubblica la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività; le risoluzioni delle Nazioni Unite e i moniti delle Accademie Scientifiche, compresa la “Pontificia Accademia Scientiarum” che ha anch’essa definito la deprecabile evenienza di una guerra nucleare un ‘delitto contro l’umanità’”.

Rita Levi Montalcini, premio Nobel per i fattori di crescita neuronali e socia onoraria della Wilpf, e Daniel Bovet, premio Nobel per i sulfamidici, si sono sempre opposti agli armamenti nucleari e il secondo, presidente dell’ordine dei Medici, condannò alcuni ex-colleghi che partendo dai fattori di crescita dei batteri ne avevano accresciuto la virulenza facendone armi batteriologice; all’opposto, Ettore Biocca creò la medicina per la Pace.” (M. G.)

Le esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki, quelle sottomarine sperimentali intorno alle isole Mururoa (top secret per le conseguenze mediche), le conseguenze mediche di Three Miles negli Usa, sono solo una piccola parte del racconto nucleare.
Sparse in tutto il mondo, “quel tipo di bombe sono già pronte alla guerra, questioni di minuti dall’arrivo dell’ordine” perciò Alfonso Navarra ha ribadito che non bisogna parlare solo di quantità e di dislocazione delle bombe nucleari ma delle loro dottrine d’impiego, dei criteri di guerra che ‘giustificano’ il sacrificio di vaste aree.
L’Italia non possiede armi nucleari “ma ospita basi di Stati che le hanno (es. Aviano e Gheti) e in una quindicina di poligoni (tre in Sardegna) avvengono esercitazioni di altri Stati, comprese quelle sulle “zucche”, bombe nucleari “inerti” e altri marchingegni.”(A. N.).

Il ruolo politico delle armi nucleari è un capitolo interessante di { {{Esigete!}} }, laddove alle tante preziose informazioni si accompagna la certezza che tutto in fondo si gioca “nel buon senso di sopprimere lo stato di allerta delle bombe, allontanare da noi le testate nucleari, impedirne con il Bando la proliferazione e assicurarsi che deliri di potenza e interessi economici rendano invivibile la vita su un pianeta dove c’è ancora tanto da fare, come dimostrano le 35 raccomandazioni inflitteci dall’Europa (dal 2009) a fronte di violazioni dei diritti umani.

Il pensiero non può non andare a [Bertha Wilhelmine Lisel von Suttner-Kinsky von Wchinitz und Tettau->http://it.wikipedia.org/wiki/Bertha_von_Suttner] (1843-1914), Premio Nobel per la Pace (1905), pacifista della prima ora, fondatrice di molte associazioni pacifiste e libertarie, che insieme a [Margarethe Selenka->http://en.wikipedia.org/wiki/Margarethe_Lenore_Selenka] promosse la Conferenza di Pace de l’Aja che vide la nascita del Comitato femminile, pacifista e libertario, diventato la Wilpf.

I suoi saperi sulla condanna delle guerre e su come cercare di evitarle li trasfuse in {{ {Giù le armi. Fuori la guerra dalla storia} }} (1989), tradotto in venti lingue. Al Congresso di Pace del 1908 proclamò la necessità dell’Unità europea quale unico mezzo contro ‘la catastrofe’ dei venti di guerra e morì un mese prima dello scoppio ufficiale della Prima guerra mondiale. La sua effige, nella biblioteca comunale di Busalla (Genova) comunica forza, libertà e serenità e così dalle monete da 2 euro austriache, e la sua esperienza di vita è stata certamente, per chi scrive, più magistrale di quella di chi corre verso l’Apocalisse.