La fragilita’ di crescere, cambiare e divenire; la maturita’ non porta con se’ solo forza e coraggio. Paure ed incertezze ci assalgono nei doverosi resoconti sentimentali….Siamo fragili, corpi di mezz’eta’ insicuri ed ansiosi in una societa’ che lusinga e corteggia il controvertibile bisogno di giovinezza.” Forever young I want to be” cantavamo a 20 anni, in cerchio,sulla spiaggia, riscaldati da un falo’ e dalle braccia frementi degli amici.

Veloce la vita del fare, andare, costruire e cambiare; gli anni sono volati come tanti brindisi da ricordare tra Natale e Capodanno.

Guardare avanti ma non troppo; guardare indietro ma non del tutto, sentire che e’ il momento per ribaltare un tavolo e rompere un piatto, partire in incognito o stare in silenzio.

Siamo fragili, in preda alla seconda adolescenza, il cambiamento e’ come una spinta, data di soppiatto nella schiena, da quell’inguaribile burlona che e’{{ la vita vestita da destino.}}

Guardarsi allo specchio, prima di uscire di casa, come fosse la prima volta, pensando di non tornare piu’, di muovere i passi verso i luoghi piu’ amati, residenze di vecchi amori lasciati, abbandonati o al contrario che ci hanno lasciato e dimenticato.

Come ragazze che vogliono tutto d’un tratto abbandonare la famiglia e partire cosi’, prendendo un treno, per un luogo che ha un bel nome, che suona bene a pronunciarlo; un posto che si chiama cosi’ non potra’ deludere.

Fragilissimevolmente, le rughe stirate, i capelli tinti, curati e gli abiti giusti; uno stile {cool}, che esalta tutto quello che e’ ancora possibile mettere in risalto. Lo specchio replica, presenta{{ il conto della partenza,}} troppe cose non verranno con noi, tutte da ricercare altrove e soprattutto da ritrovare.

Sale la paura, nemica della leggerezza e parente stretta della fragilita’, colpisce ai fianchi e incolla i piedi al pavimento di casa, inevitabilmente.

Cosi’ lo specchio puo’ farcela, riesce a ferire, sa fare male; guardarsi e vedere che sotto, sotto {{e’ vecchia la faccenda}} . Gli occhi rimbalzano a destra poi a sinistra cercando una via d’ uscita .

Trovano le foto sul cassettone, i ritratti dei giorni migliori, sorrisi incorniciati e la meglio gioventu’; sguardi e abbracci, occhi negli occhi.

La prova visibile che l’amore e’ stato qui ed ha abitato in questa casa, scaldarsi al ricordo del suo esordio, il dipanarsi di una lunga storia che ambiva all’eternita’.

E’ tardi per gli addii, fragili saluti di commiato, scuse e sotterfugi per partire senza rancori, nessun malumore, nessun dolore.

Fragilita’ dei sentimenti e loro conseguenze, l’inevitabile e’ sempre in agguato; l’amore non abita piu’ qui.

Uscire di casa, la porta socchiusa incollata alla schiena e quel respiro affannato per il peso dell’emozione ingombrante da reggere tra le mani.

Si chiude la porta e scioglie ogni peso, ogni nodo; si puo’ camminare, andare avanti e anche lontano, l’aria sulla faccia e’ gelida, nuova e limpida come cristallo.