Di seguito l’intervento della senatrice Rosanna Boldi (Lega Nord Padania) all’interno della discussione generale sul testo unificato dei disegni di legge su consenso informato e dichiarazioni anticipate relative a trattamenti sanitari.[…] è cominciato oggi in Aula l’esame del disegno di legge sul {{testamento biologico}}. Lo chiamo così perché questa è la definizione che è ormai entrata nell’uso comune e perché così è stato chiamato da moltissimi giornali. Si tratta di {{un argomento difficile che, come tutti gli argomenti che toccano la sfera etica, interpella le coscienze di ognuno, rompendo i tradizionali schieramenti politici}}.

Questo provvedimento giunge in Aula sotto la spinta di un fatto contingente – {{la morte di Eluana Englaro}} – quando ancora non sono sopite tutte le polemiche che hanno accompagnato questo avvenimento. A mio parere questo è un limite forte, perché sarebbe stato meglio lasciar decantare un poco la vicenda specifica. Produrre un testo legislativo sotto una pressione di questo tipo certo non aiuta, anzi rende tutto più difficile e concentra {{l’attenzione sui problemi creati da quel caso specifico, mentre una buona legge dovrebbe essere per tutti}}. Tant’è, questo è il testo sul quale ci dovremo esprimere e sul quale dovremo lavorare.

Concetto ispiratore del provvedimento è la tutela della vita, considerata – l’abbiamo sentito anche dal relatore – come un bene indisponibile. Le domande che mi pongo sono sostanzialmente queste: {{fino a che punto può un essere umano avere il controllo totale della propria vita e quindi della propria morte? Cosa intendiamo per una morte dignitosa? Perché abbiamo così paura della morte?}} Lo dico soprattutto ai cattolici, quindi anche a me stessa, se crediamo che la morte fisica non sia per noi la fine di tutto.

I progressi compiuti dalla medicina fanno sì che sempre più patologie una volta mortali possano essere curate e sempre più situazioni considerate una volta irreversibili possano invece essere risolte. Ho provato a parlare dell’argomento del testamento biologico con cittadini normali, fuori da quest’Aula, e ho scoperto che {{sono soprattutto i giovani, coloro quindi che sono e si sentono molto lontani dalla fine della loro vita, a pensare di voler controllare in tutto e per tutto anche la loro morte, ad avere paura di rimanere prigionieri della tecnologia medica}}.
[…]. Man mano che l’età avanza, si parla della morte sempre meno volentieri, si preferisce dimenticare che è un avvenimento ineluttabile.{{ A fare paura è soprattutto la possibilità di soffrire, è la sofferenza che tutti vorrebbero evitare}}. Un paziente terminale, se non soffre, difficilmente chiede di morire; anzi, cerca di godere di ogni attimo in più che gli viene concesso per parlare con i suoi cari, o comunque per godere della loro compagnia. {{Mi sono convinta che la maggior parte delle persone, per morte dignitosa, intende proprio questo, una morte senza dolore}}. È il dolore che stravolge i malati, che cambia il loro carattere, che li induce a volte a chiedere di morire.

Ecco, allora, che un primo ed essenziale passo è {{rendere fruibili da tutti, intendo da tutti e dappertutto, le cure palliative.}} Su questo c’è ancora sicuramente molto da lavorare nel nostro Paese. Personalmente, mi sarebbe piaciuto che questo tema fosse contenuto direttamente all’interno del provvedimento che stiamo esaminando. {{Non vedo perché bisognava stralciarlo}}, tutto sommato semplicemente per dare l’opportunità all’altro ramo del Parlamento di trattare di questa materia […]. Ritengo che invece doveva essere assolutamente mantenuto all’interno di questo disegno di legge.

{{Fare una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento è veramente difficile}}. Sostanzialmente, questo provvedimento prevede che ognuno di noi può decidere, quando è in piena salute, quali cure accettare nel caso in cui perda la propria capacità di intendere e di volere, salvo idratazione e nutrizione, che non possono essere oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento. {{Forse sarò provocatoria, ma mi domando (e con me se lo chiedono in molti), se era veramente necessario questo provvedimento, così formulato.}} Non lo so, anche perché ogni caso è diverso dall’altro, non c’è alcuna possibilità di omologazione. Se una legge deve esserci, secondo me, deve mantenere la possibilità, anche in casi particolari, di una valutazione specifica di quella particolare situazione. {{In medicina, non esiste un paziente uguale all’altro: anche con la stessa patologia, lo sviluppo della malattia è diverso, la prognosi è diversa, la terapia e il modo in cui essa viene accettata sono diversi.}}

{{Sono convinta che idratazione e nutrizione rappresentano un sostegno vitale indispensabile, ma sono anche convintissima che vi sono casi in cui anche l’idratazione e la nutrizione possono diventare un accanimento terapeutico.}} E questo non possiamo nascondercelo. In definitiva, preferisco che a decidere della mia vita siano i miei familiari e il mio medico curante, sostenuto magari da un’équipe di altri medici, se necessario. Mi illudo infatti che agiscano perché mi vogliono bene e nel mio interesse, piuttosto che un magistrato, per il quale il mio caso potrebbe essere solo una pratica da evadere, che di me non sa nulla, che decide senza alcuna emozione.

Sinceramente non so quanti problemi risolverà questa legge e quanti ne creerà. {{Sono convinta che saranno moltissimi coloro che non faranno dichiarazioni anticipate di trattamento e che non utilizzeranno questa legge. Personalmente sarò tra questi.}}