I periodici conflitti nella provincia congolese di North Kivu sta costringendo sempre più civili ad abbandonare le proprie case, esponendo sempre più donne, ragazze e uomini al rischio di stupro.In base alle statistiche raccolte dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), nella provincia risulta allarmante la crescita del numero di atti di violenza nei confronti di donne e ragazze, in particolare stupri. I team UNHCR di monitoraggio hanno registrato nella regione 705 casi di violenza sessuale a partire da gennaio, tra i quali 619 casi di stupro. Nello stesso periodo dello scorso anno i casi registrati erano stati 108. Tra le vittime di violenza su base sessuale e di genere si contano anche 288 minori e 43 uomini.
L’UNHCR è preoccupato per il fatto che i combattimenti tra il gruppo ribelle ugandese ADF e l’esercito, oltre che i nuovi scontri tra esercito e i ribelli M23 nei pressi della capitale del North Kivu, Goma, che hanno avuto luogo nelle ultime due settimane possano accrescere il pericolo per le donne nella regione, comprese quelle che vivono nei campi.

Per la maggior parte i casi di violenza sessuale sono perpetrati da uomini armati. Dei 705 casi registrati finora quest’anno dallo staff UNHCR, 434 sono stati commessi da elementi armati.

Ulteriore evidenza della crescente minaccia che donne e ragazze devono affrontare è fornita dai dati ufficiali delle Nazioni Unite: dai 4.689 casi di violenza sessuale nel North Kivu registrati nel 2011 si è passati ai 7.075 del 2012. Molti casi non vengono denunciati.

L’UNHCR sta lavorando a stretto contatto con altre organizzazioni umanitarie e con le autorità al fine di rafforzare il monitoraggio sulla violenza sessuale e le risposte al fenomeno. L’Agenzia ad esempio ha contributo alla formazione di 96 agenti di polizia dispiegati nei campi e nei siti di Goma su come prevenire la violenza sessuale e come gestire i casi di stupro.

Dal 14 luglio i combattimenti nei dintorni di Goma hanno costretto 6mila-7mila persone a fuggire dalle proprie case, in maggioranza donne e bambini oltre che ragazzi in fuga per il timore di essere reclutati forzatamente.

Le persone fuggite di recente hanno trovato sistemazione in scuole e chiese nella parte nord di Goma, a circa 10 chilometri dal fronte. In collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM/IOM) e altre agenzie partner, l’UNHCR sta trasferendo gli sfollati nei campi già esistenti, soprattutto Mugunga 3, dove possono ricevere alloggio e assistenza umanitaria di base.
Nell’area di Kamango questo mese i combattimenti hanno costretto alla fuga circa 14mila persone – dicono le stime – che hanno cercato rifugio nella boscaglia e nel villaggi circostanti, portando a 40mila il numero complessivo di sfollati presenti nell’area.

L’UNHCR è inoltre allarmato per le notizie di violazioni di diritti umani nell’area di Kamango, tra cui l’uccisione di almeno 15 civili, rapimenti, casi di lavoro forzato, pestaggi e tassazioni illegali.

In base a una recente valutazione effettuata dagli operatori UNHCR sul campo, gli sfollati devono affrontare anche carenza di cibo poiché non possono recarsi presso i propri campi per raccogliere i prodotti della terra e legna da ardere.
È diventato poi estremamente difficile l’accesso all’acqua e ai servizi medici, dopo che l’80% dei centri medici dell’area è stato saccheggiato. Il personale medico presente nella zona riferisce di molti casi di diarrea e infezioni respiratorie provocati dalla mancanza di acqua potabile e di servizi igienici.

Costituisce quindi una sfida l’accesso umanitario all’area, dove secondo recenti rapporti la tensione resta elevata. In conseguenza di anni di conflitto sono complessivamente 967mila le persone sfollate in tutto il North Kivu.