Il Coordinamento Facciamo Breccia, riunito in assemblea nazionale a
Firenze il 4 ottobre 2009, in merito alla campagna stampa intorno
all’”omofobia” e alle alleanze trasversali che nel nome di questa ennesima
“emergenza sicurezza” vengono attuate,
denuncia che in Italia non esiste nessuna emergenza omofobia.
L’emergenza omofobia è solo un pretesto.I media hanno costruito ancora una volta sui nostri corpi un’emergenza,
come nell’autunno 2007, in seguito all’omicidio di Giovanna Reggiani,
costruirono l’emergenza stupri. Non c’è una “fobia”, una paura irrazionale
che si avventa contro i nostri corpi: nel nostro paese e nel mondo impera
un sistema eterosessista violento ed escludente che produce un clima
terribilmente favorevole alla violenza contro lesbiche, gay e trans così
come contro le donne.

Questa violenza non è certo iniziata quest’estate,
anzi essa è {{strutturale,}} tanto che ancora oggi anzitutto è dentro la
famiglia, che, a sua volta, è il secondo pilastro – insieme alla sicurezza
– della propaganda.

Negli ultimi anni lo scivolamento verso un regime
autoritario, oggi stabilizzato, ha legittimato forme di {{violenza di strada}}
che spesso hanno una matrice politica fascista ed integralista, matrice
politica che mai da istituzioni e media viene sottolineata e denunciata.

Sono state costruite {{campagne d’odio e di istigazione alla violenza}} da
parte delle gerarchie ecclesiastiche e delle destre istituzionali nei
confronti di tutte le soggettività eccentriche, di tutte quelle persone
che non rientrano nel paradigma di “decorosa normalità” che si è voluto
imporre come modello unico.

Ora è operante un {{meccanismo che istituisce
capri espiatori a rotazione}} – oggi sono lesbiche gay e trans, domani i/le
rom, poi rumeni/e, in seguito le prostitute… -, nuovi oggetti su cui
viene indirizzata la violenza, a fasi, sempre sottolineate da campagne di
stampa. Su ognuna di queste soggettività si applicano dispositivi
repressivi diversi, specifici, ma il paradigma sotteso è lo stesso e deve
essere smascherato.

I mandanti di questo odio {{prima agiscono per costruirlo poi stigmatizzano
gli esecutor}}i e si pongono a tutela delle soggettività che vogliono
ridurre a vittime: i carnefici in fiaccolata al fianco di chi vogliono
ridurre a vittima.

La norma stabilita dall’alto si attua in una forma poliziesca, in una
forma di controllo del territorio agita direttamente da gruppetti e
singolarità di fascisti o comunque di individui che hanno assunto un
modello violentemente autoritario.

Smascheriamo i mandanti, {{togliamo il velo calato sull’istigazione}}.
Il regime autoritario in cui oggi viviamo si fonda sulla definizione di un
{{ordine razzista ed eterosessista}} che espelle tutte le soggettività
eccentriche e criminalizza l’immigrazione. Le leggi razziali imposte con
il pacchetto sicurezza, l’introduzione del reato di clandestinità, il
potenziamento di lager urbani detti C.I.E., con il pretesto della nostra
sicurezza, legittimano la persecuzione di donne e uomini che arrivano nel
nostro paese per migliorare le proprie vite dopo aver subito la
colonizzazione e la depredazione da parte del ricco nord del pianeta.

Oggi è necessario attuare {{nuovi percorsi di liberazione}} che mettano al
centro l’autodeterminazione e l’autorganizzazione delle soggettività,
percorsi di liberazione che reclamino cittadinanza per tutte e tutti e che
non permettano la vittimizzazione di soggetti per di più usata per
reprimerne altri.

Da queste nostre riflessioni riteniamo si possa evincere chiaramente
perché rifiutiamo un {{dispositivo legislativo antiomofobia}} (quello che
andrà in discussione alla Camera il 12 ottobre) che ribadisce il
paradigma securitario limitandosi a inasprire le pene ed a legittimare il
Pacchetto sicurezza.

Inoltre non ci stupisce che proprio i/le trans non siano fra la categorie
ritenute da tutelare nella proposta legislativa: nel nostro paese molte
trans sono straniere, vengono criminalizzate sulle strade ed incarcerate
nei C.I.E., quindi sembra che la logica sia “meglio lasciarle dall’altra
parte, tra i babau da indicare all’opinione pubblica come coloro da cui
“essere difesi/e…”. Lo ha detto anche {{Ratzinger}}, d’altra parte, proprio lo
scorso gennaio, che il maggior pericolo per l’”ordine naturale” viene dal
transgender.

Oggi è necessario rimettere al centro {{un posizionamento antifascista}} che
rifiuti ogni tentativo di instaurazione di un pensiero unico.
Non possiamo quindi non denunciare l’azione di sdoganamento operata da
parte dell’unica parlamentare dichiaratamente lesbica di quel “pensiero
unico” che ben conosciamo e contro cui abbiamo sempre lottato.
Con i fascisti non vogliamo rapporti né oggi né mai: non è svendendo i
nostri valori che supereremo veri o supposti isolamenti bensì contribuendo
a costruire percorsi di liberazione e di lotta antirazzisti ed
antisessisti, insieme alle femministe, alle prostitute, a immigrate ed
immigrati, a chi lotta per il lavoro e per il diritto all’abitare,
strappando il filo rosso che lega le varie “emergenziali” campagne stampa.

Alla stessa stregua non possiamo aderire ad {{iniziative “apolitiche”}} che
seguono l’onda dell’”emergenza omofobia” senza denunciare i mandanti della
violenza che non riguarda soltanto trans, lesbiche e gay, ma sempre più
tutte le soggettività che si discostano dal pensiero unico.
L’ultimo pride di Roma aveva come slogan “Liberi tutti / libere tutte”.
Non solo gli/le “uguali”.

{“Non dimentichiamo che è del fascismo questo slogan: famiglia e
sicurezza”} {{(Carla Lonzi -1970)}}

Il Coordinamento Facciamo Breccia