Evocare il corpo fertile di Eluana da parte del Presidente del Consiglio per dare consistenza alla proprie parole e per rafforzare nell’opinione pubblica l’idea che quel corpo è vivo e vitale, ci dice che egli sa come si usano le immagini – vere virtuali simboliche – per comunicare.Ma le sue parole si ripercuotono violentemente su di noi donne perché rimandano ad
una esperienza che conosciamo: {{possiamo restare incinte contro la nostra volontà}}, o
in assenza di essa, solo per un atto di violenza.

Se a Berlusconi viene in mente questo esempio, è perché{{ una donna può essere ancora
rappresentata come un contenitore}}, e colpisce quanto egli sia in sintonia con il
peggiore immaginario maschile che si racconta la donna come passiva, inerme, incosciente.

Ritorna alla mente, tra i tanti, il caso del medico anestesista che addormentava le sue pazienti per abusarne e per fotografarle.

Indigna che Berlusconi usi questa immagine per dire che un corpo è vivo e vitale;
{{indigna che usi una donna per legittimare la presentazione di una legge che priva tutti, uomini e donne, della sovranità}}

Noi non entriamo nel merito delle scelte che Eluana ha fatto, non ci sentiamo chiamate a prendere decisioni che non ci competono, per le quali pensiamo ci siano Istituzioni adeguate, ma quello che ci colpisce e ci ferisce è che il Governo prenda a pretesto questo dramma per procedere con una legge che non ha nulla a che fare
con il testamento biologico, ma che intacca il diritto di ogni cittadino ad
autodeterminarsi come previsto dall’Art. 32 della Costituzione.

A noi donne è chiaro che è questo il vero terreno dello scontro, perché abbiamo dovuto lottare per affermare questo principio, per decidere se e quando fare figli, per l’aborto, per la contraccezione, per la sessualità.

La giovane donna sorridente e piena di vita che abbiamo conosciuto attraverso le foto, quella donna, avrebbe potuto fare un figlio. Lo avrebbe fatto dicendo dei sì, decidendo.

Autodeterminandosi.