Venerdì 21 ottobre 2011, al confine fra Egitto e Israele, Alam Haji, una giovane
donna eritrea di 36 anni (nelle foto*), vedova e madre di tre bambini, è stata
crivellata di proiettili dalla polizia di frontiera egiziana nel vano tentativo di
attraversare il confine per poter richiedere protezione internazionale.
La donna,
che è stata colpita da ben 7 colpi (3 all’addome, 1 alla spalla e 3 agli arti
inferiori), è stata trasportata in ospedale ma è morta dopo una terribile agonia.
Hamdy el-Azazy, attivista osservatore per il Gruppo EveryOne nel Sinai del Nord e
presidente della New Generation Foundation for Human Rights di Arish (Egitto), ha
assistito la profuga negli ultimi istanti di vita. Prima di spirare, Alam Haji gli
ha raccontato di aver viaggiato fino al Sinai del nord nel tentativo di raggiungere
Israele, per sottrare i suoi bambini alla crisi umanitaria in Eritrea.

“Ciò che è avvenuto è atroce e inammissibile,” commentano i co-presidenti di
[EveryOne ->http://www.everyonegroup.com]Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, “perché questo massacro di
profughi innocenti va avanti da anni senza che le istituzioni internazionali
intervengano, con la complicità diretta o indiretta di tutti i governi che attuano
politiche di rifiuto verso coloro che fuggono da guerre, persecuzioni e calamità.

Ogni anno” spiegano gli attivisti dell’ONG con sede in Italia, “decine di profughi
eritrei vengono freddati dalle guardie di frontiera egiziane, al confine con
Israele. Coloro che sopravvivono vengono arrestati e incarcerati per periodi fino a
due anni, in attesa di essere deportati in patria. Come più volte abbiamo
denunciato, a causa della mancanza di farmaci e della durezza delle condizioni di
detenzione, molti migranti muoiono stremati in carcere. A questo dramma” continuano
Malini, Pegoraro e Picciau, la cui organizzazione da oltre due anni segue le vicende
legate al traffico di esseri umani nel Sinai del Nord, “vanno aggiunti i profughi
che cadono nelle mani dei trafficanti e quelli i cui corpi senza documenti vengono
ritrovati nel deserto, spesso privi dei reni”.

EveryOne aveva già inviato nei mesi scorsi appelli alle Nazioni Unite, all’Unione
europea e al Governo egiziano – nonché alle sue rappresentanze in Europa -, affinché
le esecuzioni di migranti eritrei al confine cessassero. In un nuovo appello inviato
oggi al Parlamento europeo, alla Commissione Ue, al Consiglio d’Europa e agli Alti
Commissari ONU per i Diritti Umani e per i Rifugiati, il Gruppo EveryOne spiega:
“Ancora una volta raccogliamo le voci dei perseguitati e le trasmettiamo agli uffici
degli Alti Commissari delle Nazioni Unite e alle Autorità dell’Unione europea
affinché essi assumano tutte le iniziative che rientrano nelle loro funzioni per
indurre l’Egitto a interrompere questa forma odiosa e intollerabile di persecuzione
dei profughi, che conduce ogni anno, nel colpevole silenzio della comunità
internazionale, a spaventose violazioni dei diritti umani e allo sterminio di esseri
umani innocenti”.