Sono più di 200 le illustrazioni di opere d’arte classiche, moderne e pubblicitarie che accompagnano le dense pagine saggistiche, che vanno dalla storia e dalle legislazioni della violenza contro le donne fino alle anatomie estetiche del corpo femminile nelle cere del ’700, dalle vere e proprie mitografie della violenza, a cominciare dal ratto delle Sabine“La violenza come memoria culturale è una delle grandi narrazioni che strutturano i rapporti di genere”, questo si legge nella quarta di copertina di uno dei più originali e necessari studi compiuti su questo tema, frutto del lavoro di Chiara Cretella, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Bologna con un progetto di studi sui gender studies, con particolare riferimento alla violenza contro le donne e sul tema del femicidio.
Ha lavorato inoltre per la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, per cui ha ideato e diretto sei edizioni del Festival “La violenza illustrata”.
Poetessa e scrittrice, dopo la sua personale formazione di laureata al Dams, Chiara Cretella ha affrontato le rappresentazioni del perturbante nell’arte e nella letteratura. In questo testo l’autrice distilla una rassegna dettagliata e pluridisciplinare di raffigurazioni della violenza sulle donne, che attraversa i secoli e trova le sue radici fondative nei miti dell’antichità e nelle rappresentazioni pittoriche che gli artisti di ogni epoca ne hanno dato, fino alle immagini pubblicitarie e cinematografiche dell’oggi, intessendo un filo rosso ininterrotto nei secoli che sembra legittimare l’esistenza della violenza sulle donne come dato irrinunciabilmente estetico.

Sono più di 200 le illustrazioni di opere d’arte classiche, moderne e pubblicitarie che accompagnano le dense pagine saggistiche, che vanno dalla storia e dalle legislazioni della violenza contro le donne fino alle anatomie estetiche del corpo femminile nelle cere del ’700, dalle vere e proprie mitografie della violenza, a cominciare dal ratto delle Sabine che spiega l’assoggettamento dei popoli italici, al mito di Lucrezia, fondativo della civiltà romana, dove il corpo della donna è, a tutti gli effetti, il corpo della casa e della nazione, per cui violentare la donna è appropriarsi del territorio del nemico e la guerra diviene metafora planetaria dello stupro.

Così si risale al ratto d’Europa, ai congiungimenti di Giove con uomini, donne, bambini e divinità, che presuppongono sempre l’inganno o la violenza, fino allo sguardo di Medusa, mortifero per chi non sa riconoscere l’alterità dell’altro e ne teme i poteri, ai quadri di Artemisia Gentileschi che, nelle sue Giuditte e Susanne, mette in scena “protagoniste vendicative e coraggiose della storia universale”.

Accanto a numerosi esempi di eroine greche e romane, Cretella indaga l’apparizione di figure femminili altre, come le Amazzoni, le Erinni, le streghe e le dark ladies, o le figure della diversità perturbante, come Ermafrodito, chiedendosi quale sia il vero desiderio femminile e quale invece la proiezione che ne opera l’immaginario maschile: “La donna guerriera, la maliarda e la strega, la seduttrice e la padrona sono spesso fantasmi del maschile, creati ad uso e consumo di inconfessabili paure di castrazione.

Declinate molte volte su modelli militari virili, le amazzoni e le guerriere sono costrette a travestimenti, mutilazioni, a ricorrere ad armi e protesi, ad abdicare insomma ad ogni specificità femminile per dare conto di una forza che possa competere con quella dell’uomo”.
Ma allora, qual è la vera donna, verrebbe da chiedersi, se a lei è stata concessa nei secoli dal potere patriarcale la possibilità di resistere a queste rappresentazioni altre di sé solo con il suicidio e con “lo splendore dei martiri”? Qual è e come è agita e messa in parola la vera “forza delle donne”?
Solo ora le donne stanno riprendendo la propria voce e la possibilità di “dirsi”, dando visibilità alla loro specificità, certo a partire da un non esserci, da un essere state “dette” da altri.

Ma la forza della parola delle donne è proprio in questo indicibile che solo ora, dalla lontananza dei secoli e dei miti fondativi di civiltà, accade, con la potenza tellurica di un rivolgimento planetario. Ci vorranno altri secoli per compiere questo processo appena avviato ma inarrestabile.
Ci vorrà il concorso di tutte le donne del mondo e la diffusione di una cultura planetaria rispettosa di ogni differenza. Un libro da tenere accanto a sé e rileggere sempre.

Chiara Cretella,
{ {{Effetto Medusa. Iconografie della violenza di genere tra arte e immaginario}} }
Bologna, Fausto Lupetti Editore, 2013,
pp. 128,
€ 12,00