Antonella Picchio economista
Antonella Picchio economista

Riproponiamo l’intervista fatta da GlobalTvProject ad Antonella Picchio* in occasione della Terza conferenza internazionale su “La grande transizione: la decrescita come passaggio di civiltà”, tenutasi a Venezia a settembre 2012,  riguardo decrescita e sostenibilità del sistema economico. Un approccio critico affinché il dibattito sulla decrescita e la sostenibilità ambientale – spesse volte inquadrati semplicisticamente come “felice”, contrariamente ad una condizione di persistente conflitto nella società – non passino per un aggiustamento strutturale che si serve, e magari incrementa, la mole di lavoro non pagato, sia domestico che di cura, in larghissima parte fornito dal genere femminile, tanto storicamente quanto attualmente. Complessivamente, l’aggregato di lavoro non pagato, noto anche come non di mercato e non soggetto a rilevazione tramite gli indicatori tradizionali, raggiunge l’ampiezza del medesimo Pil di riferimento, con rapporti variabili e distribuzioni del carico di lavoro differenti a seconda dei singoli contesti. Più generalmente, al di là delle differenze di tali rapporti dei singoli Paesi, le statistiche sull’impiego del tempo rivelano come nel raffronto di genere anche in quelli industrializzati il rapporto del lavoro domestico e di cura non pagato presenti mediamente un rapporto di 1 a 4 a sfavore delle donne.

 

 

* Antonella Picchio

Antonella Picchio nasce a Conegliano nel 1941. Presso la Facoltà di Economia Marco Biagi dell’Università di Modena e Reggio Emilia insegna Storia del pensiero economico, Macro Economia, Economia di genere e Sviluppo umano. Ha anche insegnato presso le università di Roma Tre, Ferrara, Trento e alla New School of Social Research di New York. È stata vice presidente di IAFFE e nella redazione di Feminist Economics e negli ultimi anni ha lavorato sui Well-being Gender Budgets presso il Centre of Analysis of Public Policy (CAPP) e ora al Well-being Lab (www.wellblab.it) spin-off dell’Università di Modena.

È nota a livello internazionale per i suoi studi su riproduzione sociale e lavoro femminile non pagato che hanno tratto forza e continua ispirazione dalla sua militanza all’interno di movimenti femministi che comincia negli anni Settanta. È infatti dentro al collettivo Lotta Femminista (nato nel 1971 e composto, tra le altre, da Mariarosa e Giovanna Franca Dalla Costa, Leopoldina Fortunati, Silvia Federici) che si era posto il problema politico del lavoro riproduttivo delle donne all’interno delle mura domestiche e della sua relazione con il modo di produzione capitalistico e dell’organizzazione economico-sociale basata sul salario. A questo proposito gli studi critici della Picchio sulla teoria dei salari e sull’approccio al tema della riproduzione dagli economisti classici fino all’economia neoclassica sono di fondamentale importanza.

Come economista femminista sottolinea l’importanza di trovare teorie e pratiche politiche all’altezza della radicalità dell’affermazione “Primum vivere” (titolo dell’incontro nazionale femminista di Paestum 2012): significa, per Picchio, che è la complessità delle vite –  la loro cura, la loro relazionalità in quanto elementi della vulnerabilità costitutiva di vite incarnate nei corpi – che deve essere posta al centro dell’analisi sistemica e di proposte politiche radicali. E l’esperienza storica delle donne come lavoratrici della riproduzione, può essere oggi, secondo Picchio, un punto di vista privilegiato per affrontare questo nodo: come vivere, come organizzare le nostre vite, tra uomini e donne.