Calo demografico e aumento delle persone con oltre 65 anni, è una delle caratteristiche dell’Italia post moderna. Ogni tanto qualche cardinale di Santa Romana Chiesa accusa le giovani coppie (soprattutto le donne) di egoismo perché si limitano a un figlio, oppure ne rinviano nel tempo la”programmazione”. Ignorano, volutamente o no, che il calo demografico è maggiore in Italia, per esempio, che in Francia dove il welfare integra una politica dei tempi di conciliazione lavoro e cura assai più avanzata. O forse si appellano alla Provvidenza quando invitano a fare figli in una situazione di crisi economica e occupazionale che riduce notevolmente il reddito medio per famiglia. L’Italia è un Paese invecchiato, ma non per vecchi e lo sarà sempre meno. Nel libro appena uscito a firma del sociologo e sen. Luigi Manconi (presidente della Commissione diritti umani del Senato) e Valentina Brinis i dati fanno davvero impressione. Il censimento del 2011 registra 13 milioni d’italiani con più di 65 anni. Invece nella sponda opposta, a Sud del Mediterraneo, quasi la metà delle persone è di sotto i 25 anni. Censis e Ismu per il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, in occasione del recente convegno “Servizi alla persona e occupazione nel Welfare che cambia”, stima che il numero delle badanti salirà a 2 milioni e 151 mila nel 2030. Ma se la crisi economica continuerà le famiglie italiane con i loro magri bilanci dovranno ricorrere a un familiare per rispondere al bisogno di cura di un parente. Dove per “familiare” si deve intendere una donna che abbandonerà il lavoro regredendo alla situazione antica delle zie di casa, che non si sposavano in previsione della non autosufficienza dei genitori anziani. Resta comunque il fatto che l’area dei servizi di cura e assistenza per le famiglie è un grande bacino occupazionale. Due milioni e 600 mila famiglie (10,4%) si appoggiano al welfare informale gravando sui propri bilanci. L’85% degli occupati tra i provenienti da altri Paesi comunitari e non, operano nel settore della cura: badanti, colf, baby sitter. Non è e non sarà sufficiente per far fronte all’invecchiamento della popolazione un aumento di offerta da parte delle cittadine autoctone, che ora sembrano più propense ad accettare lavori di cura malpagati e poco appetibili. Manconi e Brinis (Accogliamoli tutti. Una ragionevole proposta per salvare l’Italia e gli immigrati , ed. Il Saggiatore) formulano provocatoriamente una domanda: e se tutti/e gli immigrati che lavorano in tanti settori (compreso quello snobbato delle fattorie di mucche) se ne andassero via e non ne venissero più? E veniamo ora al settore della sanità medica e ospedaliera a preoccupare per il futuro. NEODEMOS.IT, il sito online dei demografi ricercatori, a firma di Caterina Francesca e Laura Bartolini, segnala la situazione dell’assistenza sanitaria ripetendo senza mezzi termini che l’immigrazione è indispensabile (23 ottobre 2013.) La domanda di assistenza a livello globale è in crescita anche per via del generale invecchiamento della popolazione dovuto alle migliori condizioni di vita nei Paesi emergenti. Si muore un po’ dopo rispetto al passato anche in queste nazioni. Esiste però una situazione di crisi dovuta a numeri inadeguati di personale sanitario. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità mancano 4,3 milioni di unità nel settore sanitario. In Europa si stima che nel 2020 la mancanza di personale sanitario potrebbe raggiungere la cifra di un milione di operatori . Ecco perché è stato adottato il Codice di Condotta per il Reclutamento Internazionale di Personale sanitario nel 2010, che dette le norme per l’assunzione di personale sanitario straniero. Le ricercatrici si soffermano poi ad analizzare la situazione italiana. L’effetto del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di medicina (Legge 264 dei 2 ag.1999) è stato un calo delle matricole (da oltre 100.000 a circa 10.000) con effetti devastanti sulla distribuzione per età dei medici in servizio: oggi, più del 40% dei medici ha un’età superiore ai 55 anni. Nei prossimi anni il numero dei medici che abbandonerà la professione per la pensione supererà il numero dei nuovi assunti. Il quadro si fa grave anche nel settore infermieristico. Alla fine del 2009 gli infermieri professionali erano circa 365 mila. Ogni anni circa 17.000 si ritirano per raggiunti limiti d’età, mentre ne subentra soltanto 8000. Nonostante si registri un aumento dei laureati in scienze infermieristiche, i posti disponibili per la formazione non sono sufficienti a coprire la domanda. Scrivono le due studiose: “ In questo quadro, la presenza straniera gioca un ruolo sempre più importante. “ In realtà si registra un calo delle iscrizioni all’Albo degli infermieri: nel 2007 gi stranieri rappresentavano il 35 % dei nuovi iscritti, nel 2012 soltanto il 15,3 5. Tra le nuove iscrizioni i più rappresentati sono i rumeni, seguiti dagli indiani. La conclusione: “ di fronte a una domanda di assistenza in presumibile forte crescita, il personale qualificato, medico e infermieristico, è e ancora più sarà in diminuzione nel prossimo futuro . E’ forse il caso di cambiare rotta, cominciando , magari, da una maggiore apertura delle frontiere all’immigrazione qualificata in questo campo.” Per conoscere informazioni e dato statistici bisogna cercare siti, saggi e libri di alta specializzazione. In genere la televisione privata e pubblica, cui accedono tutti/e avvantaggia le notizie di effetto: quelle che suscitano interesse e reazioni epidermiche, superficiali e magari anche pulsioni di rifiuto comunque e sempre del discorso migratorio. Al massimo la televisione crea spazio per i dibattiti, dove non c’è dialogo tra i politici perché il loro interesse è limitato a imporsi sull’avversario. Il dialogo richiede l’atteggiamento della verità soggettiva che incontra un’altra verità con l’intenzione di apprendere, cambiare opinione o confermare aspetti della propria tesi. Grillo ha manifestato molto bene la realtà politica italiana, quando ha redarguito i “suoi” parlamentari a proposito del voto in commissione per togliere il reato di clandestinità: il movimento 5Stelle non avrebbe ottenuto il 25 % se avessero sostenuto questa tesi. Grillo come Berlusconi, come Bossi e Maroni e forse anche come Letta. La paura irrazionale della gente per chi irrompe nei propri confini identitari che strutturano antiche e tradizionali sicurezze e paranoiche fantasie di di invasione dei barbari ,non va messa in discussione . Può essere utile per raggiungere o mantenere il potere di alcuni, pochi o tanti individui detti “politici”.