Vi segnalo questo articolo che è uscito sul sito del Coordinamento donne di Trieste e proposta in Cronache ribelli

—In tutto il XX° secolo gli abusi sessuali sono stati parte integrante delle operazioni di pulizia etnica organizzate da vari stati. Se però si deve citare un caso in cui gli stupri hanno rappresentato un veicolo fondamentale di questa orribile pratica quello è la Bosnia.

Nelle guerre balcaniche gli eserciti, più o meno regolari, di tutti gli attori in campo si sono macchiati di atti criminali e violenze carnali. Ma gli abusi sessuali più gravi per numero e modalità sono stati quelli praticati dai soldati serbo-bosniaci ai danni delle donne musulmane.

Lo stupro in questo caso non fu solo un “eccesso”, una “brutalità” figlia della guerra, ma un vero e proprio mezzo politico utilizzato per umiliare e soprattutto cacciare un “gruppo etnico” da un territorio considerato proprio. Le donne musulmane, infatti, furono oggetto di una vera e propria persecuzione. Non vennero infatti soltanto violentate, ma spesso coscientemente ingravidate, internate e poi costrette a partorire affinché dessero alla luce dei “piccoli cetnici”. Le sevizie e gli orrori che dovettero subire erano infatti considerate dalle autorità serbo-bosniache tanto un mezzo per accelerare il processo di pulizia etnica quanto il folle tentativo di riassimilare alla nazione serba i figli delle violenze, considerati come bambini di sangue slavo che cresciuti al di fuori del mondo islamico avrebbero onorevolmente servito la proprio patria.

Uno dei casi più aberranti prodotti da questa delirante linea politica venne sperimentato a Foca. Tra l’aprile del 1992 e il febbraio 1993, le donne musulmane vennero internate in “case di stupro” sparse in tutta la città. In questi bordelli i soldati e i paramilitari serbi usavano i loro corpi come strumenti di intrattenimento serale. Gli rasavano il capo, gli tatuavano la pelle, le picchiavano e ovviamente le stupravano sottoponendole ad abominevoli pratiche sessuali.

Particolarmente aberrante fu il fatto che in molti casi le donne violentate conoscevano i propri carnefici: dei normali vicini prima dello scoppio del conflitto che si erano trasformati in aguzzini senza pietà. Aguzzini capeggiati da soggetti come Ratko Mladić che, intervistato sugli stupri, nell’aprile del 1996, negò ogni abuso e rispose beffardamente: “noi serbi abbiamo il palato troppo fine per fare cose del genere”.

In realtà le violenze avvennero e furono numerosissime: si calcola che tra le 20.000 e le 50.000 donne musulmane vennero abusate nel corso della guerra in Bosnia.

In questo, come in altri terribili passaggi storici, le donne hanno pagato un prezzo altissimo.

Quando una mentalità misogina si fonde col nazionalismo esasperato vengono generati orrori come questo. Orrori che non si ripeteranno mai più solo quando sconfiggeremo le brutali culture di sopraffazione che ne sono alla base.

Cannibali e Re Cronache Ribelli