Può darsi che la debacle in particolare milanese della destra abbia a che fare con la pessima qualità della campagna elettorale o con errori politici e gaffe di questa o quell’esponente di partito, però dal mio odierno angolo di visuale, quello di una semplice cittadina che cerca di comprendere la realtà in cui vive, mi pare di poter dire che c’è di più.A Milano il capolista Berlusconi prende 30.000 (trentamila) voti in meno rispetto alle precedenti comunali. La Lega nel capoluogo milanese perde il 5% dei consensi, a Varese è costretta al ballottaggio e a Gallarate ne è addirittura fuori perché la poltrona si sindaco se la giocheranno il candidato del pd e quello del pdl.

Già solo in questi dati si evidenzia una tendenza: l’asse Berlusconi-Bossi perde consensi e credibilità. Una tendenza che fa capolino laddove questo asse è nato, nel 1993 quando ci fu la discesa in campo del ”cavaliere “ (ormai più che “dimezzato”) per fermare “l’avanzata comunista”.
Una tendenza importante perché questa alleanza è (mi costringo ad usare ancora il presente per evitare facili entusiasmi) espressione, soprattutto in Lombardia, di un sistema di potere forte dotato di materialità (il governo della Regione, il controllo di fondazioni bancarie, di istituti di credito, di società di gestione dei beni comuni quali A2A, per fare un esempio ) e di simbologia (l’individualismo sfrenato, il consumismo esagerato, l’identitarismo escludente, il machismo violento, il familismo fondamentalista).

Eppure oggi il giornale della borghesia apra con un fondo dal titolo eloquente “Una lunga stagione al tramonto…” aggiungendo, è vero, che “la nuova è ancora lontana” ma senza dubbio esprimendo un punto di vista inequivocabile.

Può darsi che la debacle in particolare milanese della destra abbia a che fare con la pessima qualità della campagna elettorale o con errori politici e gaffe di questa o quell’esponente di partito, però dal mio odierno angolo di visuale, quello di una semplice cittadina che cerca di comprendere la realtà in cui vive, mi pare di poter dire che c’è di più.

Di fronte alla crisi economica, al peggioramento della qualità della nostra vita, all’ incertezza sul futuro e alla precarietà delle prospettive le chiacchiere stanno a zero: non basta più evocare il pericolo dei “rossi” o le “invasioni barbariche” , ci vogliono proposte credibili da tradurre in fatti concreti, donne e uomini serie/i che lavorino per il bene comune, atteggiamenti politici (e quindi personali) che aiutino la convivenza democratica ed il rispetto dei diritti costituzionali.

Vi sono poi elementi di forte interesse anche nel campo del centro sinistra. Giuliano Pisapia, uomo mite ma dai principi forti che ha saputo vincere le primarie del PD, ha raccolto consensi amplissimi che vanno ben al di là dei suoi riferimenti politici tradizionali.
_ Credo che il Partito Democratico dovrebbe riflettere sul fatto che a Milano e a Napoli due città simbolo vadano al ballottaggio due esponenti del centro sinistra non di sua diretta emanazione.

A riprova che anche in questo caso le chiacchiere stanno a zero: la distinzione fra voti moderati e radicali, semmai è esistita, appartiene ormai al passato perché all’interno dei fenomeni dell’anti-politica e della degenerazione della politica stessa che hanno investito anche il nostro Paese , il voto lo si dà a chi è capace di esprimere principi e valori forti e condivisi e di agirli con la dovuta coerenza.

Mi auguro che il centro sinistra “rispetti” con la necessaria intelligenza i consensi ricevuti e non li butti al vento come altre volte è successo. A questo proposito, facendo attenzione a non confondere desiderio e realtà, mi pare di poter intravedere nel voto di domenica e lunedì una indicazione interessante: le idee di sinistra sanno rianimare partecipazione, riaccendere entusiasmi, rinnovare speranze. Altro che morte e sepolte, al contrario sono vive e vegete.