Solo 49 persone.  Ostaggi di uno scontro politico e culturale. Un braccio di ferro di chi preferisce il potere a scelte umanitarie e di civiltà. Per fortuna, sindaci, presidenti di regione, associazioni e moltissime persone  si sono indignate, iniziando a praticare forme di civile protesta. Purtroppo – però-  opportunismo, egoismo, qualunquismo… sembrano essere il mefitico piedistallo di questo governo.

Lo sciopero della fame è il grido di aiuto di queste 49 persone alla deriva.

Non si possono chiudere occhi, bocca e orecchie. Chi, per tanti decenni,  si è mosso/a affinché questo Paese si riscattasse da una egoistica cultura fascista deve, con uno scatto di reni, buttarsi alle spalle disillusioni, rinunce, paure, afasie… che da troppo tempo ormai pietrificano ogni iniziativa.  L’Italia non si merita di rimanere sotto schiaffo da slogan populisti, da scelte sovraniste, da pericolose alleanze europee e internazionali di matrice fascista, da culture xenofobe, da pratiche  maschiliste e antifemministe come sintetizzate nel ddl Pillon.

Va ricordato tra l’altro che Lorenzo Fontana, Ministro della famiglia, è in questi giorni in Europa per stringere alleanza con forze illiberali di estrema destra che combattono l’autodeterminazione delle donne, i diritti civili, le culture umanitarie…

INTANTO  Alcuni migranti a bordo della nave di Sea Watch da ormai 17 giorni hanno iniziato a rifiutare il cibo. È quanto afferma la stessa Ong tedesca in un tweet ribadendo il timore che “il loro stato psicologico e di salute possa peggiorare sensibilmente”. “A bordo di SeaWatch stiamo registrando episodi di persone che rifiutano il cibo – scrive l’organizzazione non governativa -. Non possiamo credere che tutto questo stia accadendo a poche miglia dalle coste europee”. Dalla ong Sea Eye fanno sapere che sono state razionate le forniture di acqua potabile sulla nave Professor Albrecht Penck e che anche il carburante è finito. ‘I 17 migranti a bordo sono allo stremo’, dicono dalla ong.