Il testo della dichiarazione conclusiva del seminario di Iniziativa femminista europea (Ife) dal titolo “Dove stiamo andando su questa
‘tera’ ..? IFE Italia :femministe in relazione per un’azione politica
condivisa su potere, desideri, lavoro, diritti, laicità”, che si è tenuto
il 24 e il 25 marzo 2012 a Costa Serina (BG) con la partecipazione di
donne provenienti da Lombardia e ToscanaNella {{prima sessione}} del seminario si è riflettuto {{sulle donne e il potere.}}

Il vivace confronto che si è determinato ha portato alla luce la necessità
di darsi un orizzonte che sappia contenere le rotture, desiderabili e
necessarie, rispetto alla realtà dell’ oggi, caratterizzata da una
prepotente riaffermazione di poteri antichi capaci di rinnovarsi
continuamente e dunque difficili da scardinare. Con questa consapevolezza,
che è di genere e di classe, noi, femministe di IFE ci siamo poste alcune
domande sapendo che le risposte non potranno che essere trovate su tempi
lunghi ma con l’altrettanta convinzione che è necessario, fin da oggi, darsi
delle indicazioni operative coerenti con l’utopia a cui tendiamo.

La nostra riflessione ci ha permesso di condividere l’idea che il potere,
per come si presenta e si esercita, è usato per affermare sé stesse e se
stessi, ma soprattutto se stessi, e garantire interessi parziali. Un potere
siffatto non può cher tramutarsi in {{prevaricazione, dominazione,
esclusione.}}

Noi, femministe di IFE non rifutiamo affatto il potere ma siamo convinte
che debba esserne cambiato il paradigma.

Il potere per noi deve avere{{ la dimensione ed il metodo della cura }} : cura
di sé, delle e degli altri e del mondo. Questo è possibile nel momento in
cui si cambiano le relazioni tra persone e nella società per tendere
all’autodeterminazione, alla partecipazione consapevole, alla capacità di
educare ai sentimenti per educarci alla politica, alla capacità di
affermare il nostro diritto ad organizzarci rifiutando nel contempo il
potere dell’organizzazione.

Nella {{seconda sessione}}, partendo da noi stesse e riaggiornando le analisi
già prodotte sulle attuali condizioni di vita e di lavoro delle donne (
i processi di femminilizzazione del lavoro , la decostruzione dei sistemi
di welfare, l’intreccio tra lavoro produttivo e di riproduzione domestica e
sociale) abbiamo provato a ribadire {{il nostro desiderio di affermarci
“differenti ma non diseguali”}} ponendoci alcune {{domande di fondo}}.

Cosa intendiamo per lavoro oggi? Che senso ha il lavoro nella crisi
globale? Com’è cambiato il senso del lavoro? Desideridiamo liberare il
lavoro o liberarci dal lavoro? Come possiamo pensare il lavoro salariato in
una prospettiva ecologica e di cura che si ponga l’obiettivo della
trasformazione della società? In che modo i temi di genere possono
scardinare la separazione tra il lavoro produttivo e il lavoro come
autoaffermazione politica, cioè coscienza di sé stesse in una dimensione
collettiva?

Nell'{{ultima sessione}} abbiamo affrontato {{il tema della laicità considerata
nei suoi diversi aspetti }} relativi sia alla separazione tra potere
religioso e stato sia al contrasto dell’ingerenza delle religioni nella
sfera pubblica.

Così intesa {{la laicità apre la strada all’emancipazione umana e soprattutto
all’autodeterminazione delle donne}} (intesa nel suo significato di
liberazione dalle strutture personali e collettive che producono
subalternità e dominanza).

La laicità dunque può diventare{{ una nostra alleata}} per affermare che i
diritti delle donne devono essere considerati come diritti universali e
che il principio di laicità va necessariamente inserito in quell’orizzonte
di trasformazione di cui abbiamo parlato nelle sessioni precedenti.

Nella situazione odierna, segnata dal ritorno di {{fondamentalismi religiosi
di varia natura,}} resta però ancora aperta una questione di fondo : {{cosa
voglia dire per una donna diventare laica, educandosi alla laicità e
praticandola,}} sia nei confronti si se stessa sia nell’incontro con altre
donne, in particolare quelle provenienti da altre culture.

Con questi interrogativi e con queste consapevolezze continuiamo con
passione il nostro percorso politico.