Da più di sei anni cerchiamo di costruire relazioni fra le donne di differenti Paesi d’Europa, del Magreb e del Medio-Oriente. Abbiamo cercato di dare vita ad uno spazio politico femminista fatto di parole, riflessioni ed iniziative, uno spazio alimentato dalle analisi, dagli studi e dalle competenze femministe. Nel quadro attuale segnato dalla regressione generale dei diritti e delle libertà, questo spazio politico si è strutturato a partire dalle esperienze, dai desideri, dai bisogni delle donne attraverso la continua interconnessione fra la riflessione e la pratica, gli studi e l’iniziativa.

La situazione in Europa sul piano generale:

Il sistema liberista e l’economia di mercato hanno avuto ed hanno un impatto molto importante sulla condizione delle donne in Europa. Per comprenderne gli effetti, sociali e politici, sulla vita delle donne è necessario prima di tutto analizzare le forme di ineguaglianza, e in particolare quella fra i sessi, nei confronti dell’educazione dell’orientamento sessuale, dei salari , della disoccupazione, della precarizzazione del lavoro, della suddivisione del lavoro di cura, ecc .
Le donne sono investite, in tutta Europa, dagli effetti della crisi economica e sociale che riguarda tutti gli aspetti della loro esistenza. E subiscono un di più di discriminazione e di oppressione rispetto al genere maschile.

Le forze predominanti che determinano queste conseguenze sono da ricercarsi nel sistema neo-liberista e nell’integralismo religioso. Entrambi insistono nel voler mantenere la donna rinchiusa nel ruolo prevalente di moglie e di madre veicolando, propagandisticamente, un’immagine “stereotipata” della donna: essere colei che, all’interno del matrimonio ( perché le altre forme di convivenza non vengono riconosciute) si occupa “naturalmente” del benessere del marito e dei figli.

Ogni giorno assistiamo all’impatto di tali ideologie sulla vita reale. La crisi economica, il crack finanziario hanno reso vulnerabile l’insieme della popolazione mondiale e prodotto un’insicurezza alimentare. In Europa abbiamo sotto gli occhi le conseguenze del modello neo-liberismo (povertà, disoccupazione, frustrazione) che producono disperazione.
_ Le cittadine e i cittadini pagano in prima persona il pesante tributo di scelte economiche integraliste e di vane promesse elettorali, l’esempio della Grecia, dell’Irlanda, del Portogallo e della Spagna rendono bene l’idea. Lo smantellamento del sistema pubblico dei servizi ( scuola, sanità, sicurezza sociale,…) contribuisce al ritorno in campo di un modello tradizionale di famiglia che tende a ricondurre le donne nel luogo ritenuto “naturale” della loro esistenza: lo spazio del privato.

Il fenomenale sviluppo del neo-liberismo e il prepotente ritorno delle organizzazioni fondamentaliste religiose camminano insieme e si rinforzano vicendevolmente. Più aumenta la povertà e più gli estremisti politici et le correnti religiose integraliste si attivano a soccorrere i mali prodotti dal capitalismo. Sfortunatamente tutto ciò si accompagna spesso alla radicalizzazione del pensiero, alla diffusione di ideologie nazionaliste, razziste e di propaganda religiosa fondata sull’elogio dell’ineguaglianza fra i sessi.

I valori conservatori propugnati dal modello patriarcale aprono grandi possibilità al ritorno di un « ordine » morale e all’incursione delle ideologie religiosi più integraliste nella vita quotidiana delle e degli individui. Le donne sono i primi bersagli di tale propaganda tanto da convincerle a credere all’idea della loro dominazione come volontà divina!

{{La laicità in Europa }}

In Europa, dopo 50 anni di lotte femministe per liberarsi dall’invadenza delle gerarchie cattoliche sul piano politico e legislativo sui temi legati all’autodeterminazione femminile (aborto, diritto di famiglia, diritti civili,…), IFE, anche attraverso il No alla Costituzione Europea, denuncia il rischio di ri-confessionalismo della società e i pericoli che corre il principio di laicità.
_ Fin dalla sua creazione l’Unione Europea (UE) non si è fondata su di un principio laico. Lo dimostra , per esempio, l’articolo 16 C del “Trattato per il funzionamento dell’UE”- esito del Trattato di Lisbona – che riconosce alle Chiese un ruolo politico laddove prevede che “L’Unione mantiene un dialogo trasparente, aperto e costante con le Chiese”.
_ Un bell’intralcio nei confronti del principio di laicità e del riconoscimento dei diritti fondamentali degli individui!

Il nuovo dispositivo europeo parla di una Carta dei diritti fondamentali dell’Unione , inserita nella Costituzione a seguito del Trattato di Lisbona. L’articolo 10 di questa Carta garantisce “La libertà di manifestare la propria religione individualmente e collettivamente, in pubblico e in privato, attraverso il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’adempimento dei riti ».

Che significa tutto ciò ? L’espressione pubblica della fede religiosa e l’adempimento dei riti è l’inverso della concezione francese della libertà di coscienza. Infatti, la concezione francese della libertà di coscienza pone un limite all’espressione religiosa nello spazio pubblico. Quindi si sta tentando di garantire alle fedi religiosi una dimensione pubblica cioè appartenente a tutti anche, dunque, ai non credenti.

Due altri esempi :
_ 1) La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha riconosciuto, sul piano giuridico, la blasfemia come attentato alla libertà d’espressione. Cioè la libertà religiosa è considerata superiore alla libertà di pensiero. D’altronde in Irlanda la blasfemia è considerata un delitto. Nel 2007 la Raccomandazione assunta dal Consiglio Europeo invitava a lottare contro la blasfemia.
_ 2) La Risoluzione approvata il 17 ottobre 2010 dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa introduce « il diritto all’obiezione di coscienza per la classe medica ». Il testo estende tale diritto nei confronti dell’interruzione volontaria di gravidanza a tutto il personale sanitario europeo “ Nessun ospedale , persona o Istituzione può essere perseguito o ritenuto responsabili o accusato per essersi rifiutato di eseguire, assistere o subire un aborto”. I movimenti anti-abortistiti hanno esultato. Le gerarchie cattoliche ringraziato. I movimenti femministi democratici sgranato gli occhi!
_ E’ utile ricordare che l’obiezione di coscienza è in costante aumento, per esempio in Italia l’obiezione di coscienza relativa alla figura dei ginecologi passa dal 58,7% del 2005 al 70,5% del 2007.In un simile contesto, le lotte delle donne sono indubbiamente più difficili da condurre in particolare per il fatto che la legislazione è fortemente condizionata dal confessionalismo delle Istituzioni pubbliche e dall’influenza delle gerarchie religiose.

{{Aborto}}: L’Irlanda, la Pologna, Cipro e Andorra e il Principato di Monaco (dall’aprile 2009) : l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è illegale e considerata di volta in volta crimine o reato. E’ riconosciuta legale solo nel caso serva a salvare la vita della madre, per gravi motivi fisici o psicologici, in caso di stupro, d’incesto o di deformazioni importanti del feto. Gli Irlandesi hanno approvato un articolo costituzionale che mette sullo stesso pieno il diritto della donna e quello dell’embrione. In Portogallo l’IVG è stata depenalizzata nel marzo del 2007 ma la sua legalizzazione è stata rifiutata una prima volta da un referendum fortemente condizionato dall’ingerenza delle gerarchie cattoliche. In Francia il diritto all’IVG è messo a dura prova dalla ristrurrazione dei Centri di IVG. Intanto aumenta costantemente l’influenza politica dell’Opus Dei e delle lobby anti-abortiste che chiedono di riconoscere lo «statuto dell’embrione »

{{Matrimonio – Divorzio}}: In Irlanda e in Spagna è riconosciuto solo il matrimonio religioso. In Italia e in Gran Bretagna il matrimonio religioso è riconosciuto nella sua forma canonica ed ha effetti giuridici. Malta è il solo paese europeo dove il divorzo resta vietato piuttosto che consentire ai deputati di votare sulla questione la Chiesa cattolica rifiuta la legalizzazione del divorzio.

{{Scuola}}: In Irlanda La Chiesa controlla l’80% dell’insegnamento considerato come servizio pubblico oltre che educativo, lo Stato non ha che una debole influenza sul sistema scolastico. In Croazia dopo i recenti 4 accordi sottoscritti con il Vaticano la Chiesa cattolica è onnipresente in tutte gli organismi dello Stato. L’educazione sessuale è stata soppressa in Macedonia dove il 64% della popolazione è educata dai preti! In Francia gli accordi Vaticano/Kouchner permettono il riconoscimento da parte dell’Università di diplomi conseguiti presso istituzioni private cattoliche.
_ La legge Carle obbliga i Comuni a finanziare la scolarizzazione primaria dell’infanzia nelle scuole private indipendentemente dalla residenze e in base a certe condizioni. Una proposta di legge, presentata dai deputati dell’UMP, consentirebbe il rafforzamento dell’insegnamento confessionale. La proposta prevede di esonerare dal pagamento delle tasse le scuole private che abbiano soggettività giuridica di associazione. In Italia: è in atto un’offensiva della Chiesa Cattolica per introdurre l’insegnamento religioso nelle Università.

{{Apartheid sessuale}}: Paesi Bassi vi è il progetto di creare un ospedale islamico (separazione fra uomini e donne con personale medico dello stesso sesso, alimentazione halal, visite da parte degli imam). Italia : nel 2007 la stazione balneare di Riccione pensa di creare spiagge riservate al solo genere femminile, separate da muri, per accogliere le donne musulmane rispondendo alle sollecitazioni di turisti provenienti dai paesi arabi e musulmani. Francia : a Lille nelle piscine sono state create apposite fasce orarie solo per donne.

{{
Diritto di famiglia }}: Francia : un matrimonio può essere annullato a causa della non verginità della moglie. Le donne con doppia nazionalità e migranti continuano ad essere sottomesse allo “statuto personale” dei loro paesi d’origine, a causa di convenzioni bilaterali esse sono private del diritto di utilizzare la legislazione vigente nei paesi di residenza e quindi di avvalersi della protezione che tale legislazione prevede nei confronti delle donne. La maggior parte delle donne straniere sono considerate ‘persone sussidiarie’ nel senso che il loro permesso di soggiorno è subordinato a quello del loro famigliare. Molto spesso quindi le leggi sono sfavorevoli alle donne e ai loro bambini.
_ In Germania un giudice consente ad una donna di essere ripudiata in base alle pratiche culturali e giuridiche del suo paese d’origine ; Gran Bretagna: sono presenti tribunali islamici e rabbinici. Laici e musulmani confutano queste istituzioni religiose e affermano il principio che la legge deve essere uguale per tutti. Presso le Hijaz College Islamico Universitario a Nuneanton si tengono corsi di studio sulla giustizia islamica.

Benchè i contesti nazionali siano specifici, va riconosciuto che dappertutto la condizione femminile non può migliorare se non nell’effettiva separazione fra la sfera pubblica e quella religiosa. Non possiamo, come femministe, abbassare la guardia. Si tratta di costruire un Europa fondata sul principio di eguaglianza di diritti fra tutte e tutti i cittadini. Conseguentemente IFE continua a voler difendere ed estendere il principio di laicità sulla base di una idea precisa : “senza garanzia del riconoscimento dei diritti fondamentali per tutte non c’è futuro per l’Europa”.

Qualunque siano le cause dell’immigrazione (sia famigliare che soggettiva) delle donne esse sono doppiamente penalizzate perchè continuano ad essere condizionate dalla loro appartenenza culturale d’origine. Di conseguenza non voglio far passare sotto silenzio l’enorme influenza negativa in tutta Europa dell’Islamismo politico nei confronti dei diritti delle donne. Questa tendenza islamista beneficia della complicità delle autorità politiche locali ( per una errata idea di pace sociale o peggio di calcolo elettoralistico) e della compromissione dei poteri dominanti.

Come è potuto accadere che le idee islamiste abbiano investito il campo della politica? Grazie a tre fattori :

la colpevolizzazione le europee e gli europei d’origine immigrata sono vittima di discriminazioni razziali, economiche e sociali. Esiste in effetti una cittadinanza “dimezzata” . Pur se la constatazione politica è corretta la propaganda islamista si fonda essenzialmente sulla vittimizzazione che ha un solo obiettivo : introdurre un punto di vista che possa aiutare il ritorno di un “ordine morale” e la costruzione di un modello di società medioevale.

la breccia democratica : l’occasione straordinaria di poter utilizzare i benefici del sistema democratico consente algli islamisti di rovesciare il senso delle cose contrabbandando valori particolari come fossero valori universali in nome della « libertà religiosa ». Ciononostante il proselitismo islamico tende a rinforzare l’idea di comunitarismo estremista e promuove un richiamo identitario che producono separazione e distanza all’interno delle società in cui le persone di origine immigrata vivono. In nome del ritorno ai valori tradizionali gli uomini tendono a “sacralizzare” la loro presunta superiorità e cercano di riappropriarsi del corpo delle donne. Eppure le giovani europee provenienti da famiglie immigrate massicciamente scolarizzate cominciano a volersi affermare, a voler accedere alla vita sociale e a partecipare alla vita economica della famiglia malgrado permanga in essa una struttura patriarcale.

il sostegno degli utili idioti : cioè essenzialmente dei cosiddetti « islamisti di sinistra » che per calcolo politicista o ingenuità politica hanno aperto un’autostrada all’islam politico in Europa. Da più di un decennio in nome della lotta al razzismo, della libertà di culto e di espressione, i difensori dei diritti umani, gli islamici di sinistra ma anche occasionalmente una parte della destra hanno fatto danni profondi a causa della loro alleanza con gli islamisti e i gruppi comunitaristi. Il relativismo culturale o il razzismo differenzialista accentua la violenza nei confronti delle donne : uccisioni, crimini d’onore, matrimoni forzati,… Gli islamisti e quelli che io definisco « gli amici collaterali » hanno ostacolato i processi di inserimento e mantenuto le donne in una condizione di inferiorità in famiglia e nella società. In nome del rispetto delle differenti culture hanno offeso il corpo delle donne, credendo di difenderle, partecipando attivamente alla campagna di proselitismo sul « velo » islamico. Hanno indebolito il principio di eguaglianza fra donne e uomini. Utilizzando lo slogans ‘i nemici dei miei nemici sono miei amici’ hanno portato acqua al mulino dell’islamismo politico ed alla sua ideologia che resta fascista e totalitaria.

La laicità è la miglior garanzia dell’emancipazione delle donne e dell’eguaglianza fra donne e uomini

La laicità è il primo valore che fonda la cittadinanza. Essa contribuisce a garantire l’eguaglianza dei diritti degli individui all’interno dell’interesse generale. Essa è un’acquisizione fondamentale per l’espressione piena del principio di eguaglianza fra donne e uomini e per l’emancipazione delle e dei cittadini.

La religione attiene alla sfera privata Il principio di eguaglianza non può essere rimesso in discussione in nome della religione. Nessuna istituzione di nessuna religione può dettare le condizioni per l’assunzione di leggi che nuocciano alla vita delle persone.

Le cittadine in Europa hanno le loro ragioni e aspirano anch’esse alla libertà di coscienza ed alla democrazia. Hanno piena coscienza dell’indispensabilità di negare tutti i riferimenti culturali che impediscono l’affermazione del loro diritto alla piena cittadinanza, che deve essere garantita ed esercitata. Da questo punto di vista la laicità consente una legislazione pienamente civile (sui diritti sessuali e riproduttivi, sull’orientamento sessuale, sulla libera scelta di vita celibato/matrimonio/convivenza/divorzio-, …) perché non fa riferimento a precetti religiosi ma ai diritti fondamentali.

Nel maggio del 2008, a Roma, IFE ha organizzato la prima Conferenza internazionale sulla laicità, un centinaio di donne ,provenienti dall’Europa e dai paesi del Mediterraneo, ha partecipato a questa iniziativa . Esse si sono dette convinte della necessità di costruire relazioni fra tutte le donne che lottano per l’affermazione dei diritti e per la laicità. Hanno affermato che il modello laico corrisponde ai loro desideri di emancipazione e di democrazia per contrastare ogni integralismo.

Le proposte femministe per la laicità sviluppate dalle partecipanti alla Conferenza illustrano la volontà di impegnarsi per far si che “le strutture religiose siano totalmente separate da quelle pubbliche e non possano in nessun modo intervenire nella sfera politica. Nessuna istituzione di nessuna religione deve essere riconosciuta come ‘religione di Stato’.. La libertà religiosa e il rispetto delle differenti culture non possono costituire un pretesto per giustificare la violazione dei diritti delle donne. Il diritto civili e quello di famiglia dovrà essere scevro da qualsiasi riferimento religioso e nessun testo di legge in nessun contesto pubblico potrà fondarsi su principi religiosi”.

Perchè le donne si devono impegnare per affermare il principio di laicità nel XXI secolo.

Se la laicità costituisce il nostro unico baluardo per favorire l’emancipazione femminile, la questione dell’eguaglianza fra i sessi si pone a tutte le femministe europee : la dominazione del genere maschile e la subordinazione di quello femminile devono essere considerate questioni politiche di primo piano. Nelle democrazie occidentali il patriarcato non è mai stato messo effettivamente in discussione tanto che l’inferiorizzazione delle donne ed il sessismo presenti nelle ideologie religiose continuano a costituire un ostacolo alla presenza femminile nello spazio pubblico e a generare apartheid sessuale.

I discorsi politici attuali tendono a farci credere che esiste una crisi del modello laico. L’obiettivo è quello di svuotare di significato e di senso la laicità stessa. In questo contesto le associazioni femministe laiche si trovano in grande difficoltà nel contrastare le minacce e le violenze degli integralismi religiosi, purtroppo anche grazie alla capitolazione delle forze politiche progressiste.

Assistiamo al ritorno in campo di partiti politici di estrema destra che si impadroniscono della questione laica per piegarla strumentalmente a fine xenofobi e nazionalisti predicando l’odio e la divisione. E al contrario assistiamo all’abbandono del principio di laicità da parte delle forze politiche progressiste spaventate dal rischio di essere accusati di ateismo, di colonialismo o di razzismo da parte dei ‘gruppi comunitaristi’, punto di incontro degli islamismi di varia natura. Come se la laicità fosse “una vergogna”.

Questa lotta per il rispetto del principio di laicità passa per una lotta contro tutti i tentativi di ritorno ad un « ordine morale » che metterebbe in discussione l’integrità umana, fisica e psicologica delle donne, la loro dignità ed il loro diritto all’eguaglianza..
Dobbiamo decostruire i discorsi delle organizzazioni religiose, dei relativisti culturali e dei comunitaristi che fondano strumentalmente la loro predicazione sui diritti delle minoranze, su quelli religiosi e culturali per richiedere il diritto d’ingerenza delle gerarchie religiose negli affari di Stato.

Nel combattere le alleanze politiche, la complicità nei confronti degli Stati teocratici ed ogni movimento politico – religioso, noi dobbiamo stimolare un processo politico di trasformazione in seno alle istituzioni nazionali ed europee. Non ci saranno reali alternative politiche senza l’affermazione del principio di eguaglianza e di laicità. La laicità e la democrazia sono valori umani universali, la questione dell’eguaglianza dei diritti per le donne è universale e irrisolta.

Dopo più di 50 anni di lotta per l’eguaglianza dei diritti le associazioni femministe non possono più accontentarsi di denunciare la sotto – rappresentazione politica delle donne e la loro invisibilità sociale e politica. Poche fra noi hanno il coraggio di dirlo così come è anche vero che non è più sufficiente dirlo.

I rapporti di forza esistono, ed è necessario che donne e uomini si sentano in sintonia nel provare a ribaltare questi rapporti di forza. Io non posso affermare che la Rivoluzione sarà domani ma se il femminismo è stato sovversivo ora esso deve divenire ‘offensivo’, cioè le femministe devono investire i luoghi del potere e non solo accontentarsi di provare a influenzarli.

Le donne, le femministe, possiedono uno strumento che si chiama diritto di voto. Noi abbiamo il compito di utilizzare questo strumento per democratizzare le istituzioni e migliorare in profondità le condizioni di vita e di lavoro delle donne. I diritti delle donne non sono una parte facoltativa dei diritti umani. Noi abbiamo il potere di non delegare più il potere economico e politico a “professionisti” portatori di ideologie che perpetuano i rapporti sociali attuali, fondati sulla contraddizione dominanti/dominate e non consentono la nascita di un’Europa sociale che dia speranze a tutte le cittadine e a tutti i cittadini. Un’Europa in grado di considerare le ineguaglianze al fine di abolirle.

*Coordinatrice Gruppo di lavoro sulla laicità IFE
_ Conférence Regards croisés sur l’Egalité entre les Femmes et les _ Hommes en Europe
24 Novembre 2010.
_ Traduzione di Nicoletta Pirotta