Quest’anno dal 15 al 20 di agosto 15 donne in nero della rete italiana, da Napoli, Bologna, Padova, Torino, Verona si recheranno a Bogotà, Colombia per partecipare al XV Incontro Internazionale delle Donne in Nero mentre da altri paesi europei e da tutti gli altri continenti partiranno altre delegazioni.E’ la prima volta che realizziamo questo incontro in America Latina, dove donne da tutto il mondo si riuniranno per affermare tutte insieme “UN NO ROTUNDO A LA GUERRA” come dicono le colombiane.

Tante ragioni per fare della Colombia lo scenario del XV Incontro internazionale delle Donne in Nero, ma soprattutto un conflitto armato vecchio di più di 40 anni nato dalla radicalizzazione delle lotte sociali degli anni ’70 in lotta armata contro l’ingiustizia sociale e la repressione, la formazione di violenti gruppi paramilitari e il confronto feroce con l’esercito per il potere, continua a insanguinare il paese e si interseca volta a volta con gli interessi della droga (la Colombia è uno dei maggiori produttori di coca) con quelli delle multinazionali che aiutati da esercito e paramilitari, espropriano i terreni per impiantare le loro aziende, nel paese delle biodiversità, dei fiori, della frutta, dei colori,con una ricchezza infinita di acqua che fa gola a molti.

Ma soprattutto la presenza di un movimento di donne molto vasto, organizzato e deciso a lottare per porre fine al conflitto armato, con cui intratteniamo relazioni da molti anni e che hanno aderito alla rete internazionale delle Donne in Nero.

Loro hanno bisogno anche di noi, della nostra presenza internazionale, per non essere sole di fronte ad attori armati potenti e spietati, il nostro sostegno e l’avallo alle loro pratiche e contenuti da parte di una vasta rete di donne, testimoni internazionali di ciò che accade in quel paese dietro l’apparenza di una democrazia, costituisce un forte spinta ad andare avanti superando la paura e la difficoltà ad affermare la possibilità di una lotta non violenta efficace sia contro il conflitto armato che per la giustizia sociale.

L’incontro è organizzato dal movimento femminista e pacifista della Ruta Pacifica de las Mujeres che è formato da più di 300 gruppi e organizzazioni di donne appartenenti a 9 regioni della Colombia. A turno nel paese manifestano in silenzio e in nero, ogni ultimo martedì del mese con performance simboliche contro la guerra e le conseguenze nefaste sulla vita e sui corpi delle donne.

La RUTA Pacifica de las Mujeres è nata nel 1996, le donne che hanno aderito hanno deciso di rompere il silenzio e il ciclo della paura che caratterizza la guerra, assumendo ognuna la responsabilità delle proprie scelte.

Le donne colombiane sanno usare molto bene il simbolico nelle performance che accompagnano le manifestazioni, esprimendo con creatività i loro obiettivi; nelle cerimonie/rituali che affondano le loro radici nell’antico culto delle divinità femminili e nella madre terra/Pachamama, in qualche modo confondendole e che servono per dare un senso più profondo alla sorellanza fra donne e alla responsabilità che ognuna porta anche per l’altra;nei tribunali delle donne per verità, giustizia.

Spesso le loro espressioni sintetiche e talvolta poetiche per esprimere i contenuti di lotta sono di esempio per la loro efficacia, contro la guerra “no parimos hijas y hijos para la guerra” “ni las niñas, ni los niños para el machismo,la violencia y la guerra” “ni guerra que nos mate, ni paz que nos oprima”, “las mujeres paz haremos” contro i fondamentalismi “Tu boca es fundamental contra los fundamentalismos”, per la depenalizzazione dell’aborto per cui le donne sono ancora criminalizzate “La mujer decide, la sociedad respeta, el estado garantiza”, nelle manifestazioni contro la violenza domestica e nella coppia “el maltrato no es amor”, “si te maltrata no te ama”.

Le abbiamo usate anche noi traducendole, nelle manifestazioni di questi ultimi anni contro la violenza maschile sulle donne e contro la guerra e con successo, le scritte in rosa sulle manine nere sono andate su tanti giornali e sul web. Anche i colori ispirano simbolicamente le manifestazioni della RUTA (giallo:verità- verde:speranza- bianco: giustizia- azzurro: riparazione del danno – nero: resistenza- rosso:la vita).

Ho partecipato a un loro incontro internazionale nel 2004 e nelle pratiche di svolgimento dell’incontro sono stati presenti momenti musicali con strumenti tradizionali piegati a stili e contenuti confacenti all’incontro, danze collettive, cerimonie di presa in carico reciproca da parte delle donne, arti visive e molto altro, non sono intervalli fra un taller e una plenaria ma parte integrante dell’incontro. E’ stata una esperienza molto interessante che ha lasciato una forte impronta e mi ha anche permesso di creare relazioni mai interrotte con queste donne. Tornare è veramente fantastico.

L’impronta della Ruta è la capacità di coniugare sempre la lotta contro la guerra e i diritti delle donne, tra questi c’è il diritto a “verità, giustizia e riparazione” per tutti i lutti e il dolore causati dalla guerra, motivo conduttore di tutti i movimenti delle donne in America Latina e non solo; la memoria è custodita e usata sempre nelle manifestazioni in cui come in un rosario si gridano uno per uno i nomi delle donne che sono state uccise in quel luogo seguiti dalla parola “presente!” . C’è la lotta contro la violenza sulle donne, violentate da tutti gli attori armati come campo di battaglia e di risposta e offesa al nemico; il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è una data fondamentale per la RUTA che si è costituita proprio attorno a quella data quando tante donne dal paese hanno deciso di recarsi in Urabà in sorellanza con le donne di quel luogo che al 95% erano state violentate.

E i viaggi sono proseguiti con centinaia e centinaia di donne che su autobus si sottopongono a viaggi terribili sulle strade spesso sterrate delle regioni più dimenticate dai governi colombiani in solidarietà e sorellanza con le donne del posto, come il Putumayo dove la popolazione subisce le conseguenze fisiche ed economiche della pratica delle fumigazioni che dovrebbero far sparire le piantagioni di coca ma che nei fatti avvelenano la terra e l’acqua distruggendo ogni possibilità di presente e futuro, incoraggiando le dislocazioni talvolta forzate delle popolazioni che vengono così espropriate di tutto, oppure il Chocò spazzato dal conflitto armato e dalla paura e, per affermare la loro decisione di non volersi far piegare dalla paura le donne della Ruta gridano nelle manifestazioni “Es mejor ser con miedo que dejar de ser por miedo” .

La Ruta Pacífica de las Mujeres attua mobilitazioni simboliche, sociali e politiche contro la guerra, con cui esige che gli attori armati partecipino ad un dialogo e alla negoziazione politica per la soluzione del conflitto e per il rispetto delle norme del Diritto Internazionale Umanitario.
La Rete delle Donne in Nero realizza ogni due anni un incontro internazionale con lo scopo di analizzare gli effetti sulle donne e sulla popolazione civile della guerra, dei militarismi e della corsa agli armamenti, ed anche per rendere visibili e organizzare azioni di resistenza delle donne contro la guerra e per il loro diritto a vivere in pace e senza violenza e con la libertà di scegliere sul proprio corpo e sulla propria vita.