Equiparare l’attrazione fra i due sessi e i fenomeni elettrici fa parte di un immaginario collettivo tanto stantio quanto errato che occorre superare. L’idea che donne e uomini siano poli opposti che si attraggono deriva dall’inclinazione tipicamente maschile a polarizzare la realtà, falsandola. Gli uomini sono i figli delle donne e nell’abbraccio amoroso entrambi sono attratti dall’archetipo femminile; infatti anche le fantasie femminili si strutturano attorno ad un corpo di donna.
_ Nel mio primo saggio, Angela Giuffrida -{{ { Il corpo pensa} }} – Prospettiva Edizioni, pagg. 49,50, così concludevo la dimostrazione dell’irrazionalità interna alla teoria freudiana dell’invidia del pene:
“…Presentata come esercizio di maschia superiorità, l’attività sessuale è umiliante per la donna: la libido è maschile, la potenza sessuale è, quindi, patrimonio dell’uomo; lui è attivo mentre lei è passiva; lui sta sopra e lei sotto; lui domina e lei è dominata; lui è il soggetto, lei l’oggetto e come tale priva del valore e della dignità di persona.
_ Eppure basta soffermarsi un solo istante a riflettere per accorgersi che la realtà è ben diversa: a parte l’infantilismo insito nell’attribuzione di un valore alla posizione e all’attività nell’abbraccio sessuale, che dovrebbe prevedere la reciprocità, la possibilità di procurarsi a vicenda emozioni, indipendentemente dal ‘movimento’ e dalla ‘collocazione’; a parte il fatto ovvio che non sta scritto da nessuna parte che la donna dev’essere passiva e stare sotto; la passività femminile rispecchia, comunque, una condizione di privilegio non di inferiorità.
_ Lei non ha bisogno di agitarsi perché tutto l’universo dei desideri sessuali, sia maschili che femminili, ruota attorno ad un corpo di donna e d’altra parte tutto ciò che lui fa durante il rapporto lo può fare proprio perché lei è donna; il turgore del pene eretto dipende da lei anche quando lei non c’è, infatti anche se vuole masturbarsi un uomo deve pensare ad una donna e lo stesso rapporto tra omosessuali segue la tipica modalità maschio-femmina.
_ Quando una donna e un uomo fanno l’amore, l’archetipo di donna che entrambi hanno in mente si incarna in quella donna particolare: tutti e due stanno amando lei. Per usare una terminologia tanto cara agli uomini, lei è la forte, suo è il potere di dare e ricevere piacere, e se anche lui la stupra o la uccide, non sposterà di una virgola il fatto che dipende e dipenderà sempre da lei. Il dominio è l’arma attraverso cui il maschio ha cercato di capovolgere la situazione a suo vantaggio”.

Ma, aggiungo, è un’arma spuntata perché non c’è modo di cancellare la centralità femminile ed è per questo che l’improvvida guerra scatenata contro le donne è in radice perdente e rende gli uomini sempre più rabbiosi, facendoli arretrare verso una feroce bestialità, sconosciuta ai maschi delle altre specie animali.

Giustamente Federico, nella sua risposta al mio[ articolo riguardante l’intervento di Luttazzi->6153], sostiene che la visione maschile della sessualità come dominio è da tempo conosciuta.
_ Certo è, però, che non si è riflettuto abbastanza sulle conseguenze nefaste dell’idea di dominanza che caratterizza e struttura le comunità androcentriche in tutti i loro aspetti. Intanto erotizza la violenza ed è perciò responsabile di guasti gravi nelle relazioni sessuali che spesso sfociano nell’assassinio, ma più in generale, negando l’autonomia del vivente, ridotto a puro mezzo dalla debolezza maschile in cerca di onnipotenza, imbriglia la creatività di cui gli organismi devono servirsi per continuare ad esistere.
_ Poiché “ridondanza, movimento e imprevedibilità sono ciò che permette il cambiamento evolutivo, quindi, in ultima analisi, l’esistenza e la sopravvivenza stesse degli individui e delle specie”, i rigidi meccanismi entro cui la propensione a dominare ingabbia la vita non possono che produrre il suo annullamento.