Giuliana MisservilleDonne e fantastico. Narrativa oltre i generi, Mimesis edizioni, Sesto San Giovanni (Mi), 2020.

II PREMIO EX AEQUO SEZIONE SAGGISTICA XXI Premio di scrittura femminile “Il Paese delle Donne” & “Donne e Poesia”

Toni Maraini, in Sognare e resistere nella Casa del Mondo,
ricorda che Amitav Ghosh accusò il romanzo borghese
“di non saper raccontare il terrificante, l’inaudito, l’apocalittico che ci circondano”, ma questo è un merito che dobbiamo riconoscere ai testi proposti da Giuliana Misserville che individua con acutezza di sguardo, originale scelta di contenuti e dovizia di particolari, temi importanti dell’esistenza femminile contemporanea che aprono anche squarci nella vita del nostro tempo.

La letteratura fantastica, accademicamente ritenuta popolare e d’evasione ma veicolata da grandi scrittori come Poe, Kafka, Borges, Calvino e, in precedenza, da poemi epici e romanzi di peripezia, ha il pregio di essere accessibile e pervasiva come la musica rock o i fumetti, di più facile fruizione e capace di instaurare una tradizione critica delle donne. Seguendo la strada aperta, negli anni ’70, dalle scrittrici americane Carter, Le Guin, Collins, Butler ed altre – di cui si sottolinea la rilevanza del percorso personale – s’individuano in Palazzolo, Vallorani,
Tarantini, Di Grado, Pugno, Capriolo, Lipperini e altre, gli elementi innovativi: evocazione del desiderio sessuale protagonista nella donna destinato a mutare il rapporto tra i generi e a produrre uno scarto storico; raffigurazioni del materno; discussioni sul potere agito dalle donne; l’elaborazione di un reale dai tratti irriconoscibili dovuti a eventi traumatici ed epocali (resi da Vallorani con appropriato linguaggio frantumato); descrizioni di mondi interiori chiusi e privi di speranza, impregnati di solitudine (elementi condivisi da Capriolo e Lipperini).

Emerge il ritratto di una donna capace di “salvarsi” da
sola e che attraverso le configurazioni del fantastico (mostro, vampiro, cyber…), attinge a nuove capacità espressive, a un’inquieta dimensione morale (già di Mary Shelley celò i suoi conflitti nell’ambivalenza del “mostro”).

L’Autrice enfatizza il talento delle creatrici di mondi
multiformi che esprimono ciò che in passato era represso
scardinando il concetto di genere come elemento stabile,
reso dipendente dalla storia e dai ripetuti cambiamenti
che vi hanno luogo. La loro audace immaginazione indaga e inquadra il mondo in cui viviamo. Si spiega perché il realismo tout court sia stato messo da parte.