Il Comitato per la protezione e promozione dei diritti umani (CDU) ha presentato alla stampa alcuni giorni fa il secondo monitoraggio effettuato, a distanza di un anno , dalle ONG del Comitato sullo stato dei diritti umani in Italia. Il Comitato (CDU) riunisce dal 2002, su impulso della Fondazione Lelio e Leslie Basso, una rete di 86 associazioni attive nel campo dei diritti umani, con un obiettivo specifico: sostenere il processo legislativo per la creazione anche in Italia di una {{Istituzione nazionale indipendente per i diritti umani}} in linea con gli standard promossi dall’Assemblea Generale dell’ONU il 20 dicembre 1993 (Ris.48/134) e i cosiddetti “Principi di Parigi”.

L’Italia, pur essendosi formalmente impegnata a livello internazionale a realizzare questo organismo di democrazia partecipativa ritenuto indispensabile per la tutela dei diritti umani, ancora oggi- a differenza della gran parte dei paesi dell’ONU- non ne ha sostenuto l’approvazione.
Le responsabilità ricadono anche sui governi di centrosinistra!

A luglio 2011 si è finalmente concluso l’iter per l’approvazione di un disegno di legge di proposta governativa che tuttavia ha tenuto conto del lavoro fatto in precedenza anche da parte del CDU. Ma, nonostante la portavoce {{Carola Carazzone}} (VIS) sia stata audita dallo stesso Presidente Giorgio Napolitano al Quirinale, il disegno di legge, passato al Senato, è a tutt’oggi fermo alla Camera dei Deputati in attesa dell’approvazione…

Per comprendere l’importanza di tale istituzione dobbiamo riferirci al recente istituto della “{{Revisione Periodica Universale}}”(UPR) consistente in un’indagine della situazione dei diritti umani in tutti i 192 paesi membri delle Nazioni Unite. I singoli Stati, “interrogati” ciascuno ogni quattro anni a Ginevra da una troika comprendente tre Stati, vengono sottoposti a una sorta di inchiesta da cui derivano “Raccomandazioni” di cui lo Stato interrogato deve (dovrebbe) tener conto.

Il meccanismo dell’UPR è stato creato dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 2006 ( ris.60/251) con l’istituzione del Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. L’Italia fa parte per la seconda volta dei 47 paesi membri di tale Consiglio: entrambe le volte la sua nomina era stata preceduta ( per non dire condizionata!) dall’impegno a procedere all’istituzione di quella Commissione Nazionale Indipendente…..che ancora non vede la luce e che avrebbe l’autorevolezza necessaria per intervenire nel corso dell’ UPR e denunciare la mancata osservanza delle Raccomandazioni.

Con l’UPR l’ONU ha inteso {{rafforzare l’azione di stimolo, di denuncia, di confronto per “proteggere i diritti umani negli angoli più bui del mondo” }} (Ban Ki-moon), rispetto agli strumenti utilizzati precedentemente e ancora in atto, i “Rapporti periodici dei governi sui diritti economici, sociali, culturali e sui diritti umani”. I monitoraggi di Cedaw, FRA, dello stesso CDU sui Rapporti governativi hanno messo in evidenza in questi ultimi 10 anni il livello di attuazione da parte dell’Italia dei Patti internazionali sui diritti economici, sociali, culturali , sui diritti civili e politici, e le raccomandazioni del Comitato ONU, ma l’UPR consente un passo in più. Ed è il passo che la rete delle ONG del CDU si è proposta di compiere.

Ogni anno, fino all’UPR del 2014, nel mese di giugno viene reso pubblico il monitoraggio annuale sul rispetto delle {{specifiche “Raccomandazioni” rivolte all’Italia dal Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani,}} dopo l’UPR del 2010.

Vi sono casi in cui il governo italiano ha dichiarato spudoratamente che non intende seguirle ( il reato di tortura, a parere dei nostri governanti è già sufficientemente sanzionato..). Nella maggioranza dei casi la risposta è stata: “già attuata,” o “in via di attuazione”.
Abbiamo potuto rilevare come questo non corrisponda alla realtà.
Non mancano elaborazioni di piani, di testi normativi, veri e propri trattati (es. Le Linee guida per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne, prodotto dalla Commissione Pari Opportunità nel 2010), proposte, iniziative, ma assai spesso tutto si perde e si ferma nel passaggio dalla teoria alla pratica… Manca il personale, mancano i fondi ( ma anche dove sono stati stanziati non vengono spesi…), manca il coordinamento tra le varie articolazioni dello Stato, e intanto le donne continuano a essere uccise, le dimissioni in bianco non sono ancora state abrogate, la famiglia continua svolgere anche nelle parole dei nostri attuali governanti la funzione di ammortizzatore sociale…I centri antiviolenza sono insufficienti- quest’anno come lo scorso anno..

{{Una campagna concreta è quella promossa dalle donne dell’UDI}}, alla quale abbiamo partecipato come AFFI –Casa delle donne, per ottenere la revisione dell’art.1 del Codice di P.S.
laddove si prevede che la donna umiliata e maltrattata venga indotta dal commissario alla “conciliazione”, che significa ritiro della denuncia così faticoasamente sporta e pertanto cancellazione di qualsiasi precedente in caso di violenza reiterata. L’incontro di alcuni giorni fa al Ministero di Giustizia con la dott. Matone, delegata dalla ministra Severino, si può definire un primo passo: una circolare ai commissariati affinché non si proceda alla “conciliazione”, bensì a una forma di “ammonimento” per il coniuge. Poca cosa, meno di quanto alcune di noi speravano…

La conoscenza del monitoraggio del giugno 2012 sulle Raccomandazioni relative ai Migranti e richiedenti asilo, al diritto dei rifugiati, a razzismo e xenofobia, ai diritti delle donne, dei minori, alla discriminazione in base all’orientamento sessuale, al sovraffollamento nelle carceri, alla tortura, all’ indipendenza dell’informazione….può rappresentare {{un imput per mobilitarsi in difesa dei diritti di uomini, donne, bambini e bambine che vivono vicino a noi condizioni disumane}}; “da noi”, nel nostro paese, e non “negli angoli più bui del mondo”…. Può essere anche l’occasione per riflettere sull’assenza di interrogazioni specifiche da parte delle troike sul tema della laicità, della libertà di coscienza, e sull’importanza che sia stato lanciato lo scorso 6 marzo 2012 dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Navi Pillay, l’indice universale per i diritti umani…

Invitiamo a visitare il sito del CDU, dove è possibile trovare le indicazioni per consultare “Il secondo rapporto di monitoraggio 2012 delle ONG del CDU”, di cui anche la WILPF Italia fa parte.
[ http://www.comitatodirittiumani.net -> http://www.comitatodirittiumani.net ]