La Società Italiana delle Storiche esprime preoccupazione per i toni
assunti dal dibattito pubblico negli ultimi giorni.
Nelle ultime settimane cittadine e cittadini italiani hanno assistito
non soltanto alla grave strumentalizzazione politica di una dolorosa
vicenda personale ed umana e alla totale mancanza di rispetto dei media nei confronti di una famiglia che ha sempre agito nel rispetto delle
leggi dello Stato, ma al {{tentativo di mettere in discussione la laicità
dello Stato}} e di esautorare il parlamento da parte di un Governo che ha
mosso un duro attacco al Capo dello Stato – garante dei dettami
costituzionali – e alla Costituzione stessa.

L’acquiescienza di gran parte della classe politica alle gerarchie
escclesiatiche, che hanno posto al centro della loro politica il tema
del controllo della vita e della morte, ha condotto all’imposizione di
{{una concezione unilaterale della vita}} che non rispetta la pluralità
delle opinioni presenti nella nostra società e dei principi etici che vi
sono intrecciati.

Il risultato di tutto questo è la {{continuativa violazione dello stato di
diritto}} – che tuteli i diritti civili, individuali, umani delle persone,
donne e uomini – e l’esplicita {{volontà di creare nel nostro paese una
profonda spaccatura tra laici e cattolici}}, minando in tal modo dialogo e
rispetto reciproco riguardo a temi divisivi come quelli bioetici.

Come storiche e studiose attente e impegnate sui temi della
cittadinanza, della democrazia e dei diritti di donne e uomini chiediamo
dunque che:

*
vengano ribaditi {{i confini tra Stato e Chiesa cattolica}}, in nome
di un principio di laicità il cui significato è stato troppo
spesso recentemente manipolato

*
venga difesa {{l’azione autonoma del Parlamento}} contro il reiterarsi
di decreti-legge e questioni di fiducia, nel totale disprezzo
delle regole della nostra democrazia

*
vengano riaffermati {{i principi dello Stato di diritto,}} contro una
proposta di legge che viola la capacità di scelta di uomini e
donne, come sancito dall’articolo 32 della Costituzione.

Non ultimo condanniamo con forza {{l’uso politico del corpo delle donne}} da
parte di un’alta carica dello stato, che ha parlato del corpo di Eluana
come “capace di generare un figlio”, ben sapendo di riferirsi a una
persona incapace di esprimere la propria volontà e dunque di scegliere e
decidere.

{{Viene infatti negato in tal modo quel principio di autodeterminazione e
di scelta responsabile che il pensiero delle donne ha affermato con
fermezza da molti decenni.}}

[La Società Italiana delle Storiche->www.societadellestoriche.it]