Dal sito di Cinzia Ricci riprendiamo questo intervento e lanciamo il dibattito sulla proposta della Regione Toscana di istituire una carta di credito riservata a transessuali e transgender in cerca di lavoro. [[La card, di 2.500 euro da spendere in due anni, può essere usata solo per frequentare corsi di formazione professionale ed è prepagata dalla Regione stessa, che ha deciso di destinare a questa iniziativa 150mila euro del Fondo Sociale Europeo]]

Siamo alla beffa, all’insulto, tanto più irritante perché partorito o perlomeno
sostenuto da chi certi argomenti dovrebbe conoscerli molto bene dimostrando maggior rispetto, pudore e cognizione. Ne avremmo fatto volentieri a meno, ma il riferimento all’imperituro De Giorgi – ex presidente dell’Arci Gay Toscana, oggi consulente e delegato regionale contro le discriminazioni sessuali (?!), è evidente e, ahinoi, inevitabile.

Le transessuali emarginate non trovano occupazione perché non sanno fare nulla
tranne prostituirsi? Nessuno le assume perché è preferibile evitare chiacchiere e
imbarazzi, perché datori di lavoro, maestranze e clienti manifestano insofferenza se non proprio ostilità nei confronti di quello che non capiscono, conoscono? Intanto{{ dimostrino (le trans) – certificato alla mano – di “soffrire di disturbo
dell’identità di genere”}}, poi,{{ se il personale}} del centro per l’impiego di Pistoia
(certamente senza essere stato adeguatamente “formato”) {{lo riterrà opportuno}},
riceveranno una scintillante Card prepagata chiamata Ila (Individual Learning
Account, pare {{già a disposizione delle persone disoccupate}} senza altre specifiche)
con la quale potranno frequentare corsi di qualificazione professionale concordati
in base all’esperienza lavorativa e alla formazione scolastica sino ad esaurimento o
alla scadenza della stessa, entro e non oltre due anni (da ora, dalla consegna della card, dal versamento della prima trance? Non è dato saperlo).

2.500 euro per salvare
le poverette, levarle dalla strada, inserirle nel mondo del lavoro! {{Pura propaganda
politico-affaristica}}, robetta per gonzi, buona solo per chi ormai si beve tutto,
minzioni incluse.

Bene estendere questa opportunità anche alle persone in transizione, ma non era
ovvio che la fosse già? {{O c’erano delle limitazioni sottese che escludevano certe
categorie a vantaggio di altre}}, dei codicilli che non conoscevamo, magari scritti
piccoli piccoli da qualche parte? E s{{e non c’erano, perché far passare qualcosa di
cui chiunque poteva godere sin dall’inizio}} come una straordinaria concessione, una
conquista, un generoso, illuminato gesto di civiltà? Oppure, ma ci sembra
fantascienza, personale qualificato, preparato a trattare le problematiche legate
alla disforia di genere, ai diritti negati, si accinge a inaugurare corsi specifici,
mirati per transessuali? In tal caso non ad essi dovrebbero essere destinati, ma a
tutti gli altri – amministratori pubblici per primi.

Qualunque risposta possano avere le nostre domande, ci sembra ovvio che i {{maggiori
beneficiari della benemerita iniziativa siano gli istituti che smerciano corsi}}
professionali a pagamento, i quali si vedono magicamente, miracolosamente destinare
150mila euro senza nemmeno doversi fare pubblicità. E siccome saggezza popolare
insegna che “a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca sempre”, ci piacerebbe
sapere se e chi, fra gli estensori dell’obolo salvifico, abbia interessi personali
diretti o indiretti, non solo politici ma anche economici, in questa faccenda.
Rimarremo con la curiosità.

Cosa dire poi delle sventurate indigenti costrette a prostituirsi (alle altre
nulla?) che saranno {{passate ai raggi X}}, costrette ad offrirsi al ludibrio degli
incolpevoli impiegati e, successivamente, dei formatori più che mai bisognosi di
formazione? Cosa dire di queste signore (sì, perdinci – chi se ne frega
dell’anagrafe!) che dovranno concordare con il personale del centro per l’impiego il
corso più adatto alle proprie esperienze lavorative e al proprio livello scolastico?
_ {{Su cosa dovranno ripiegare se non abbastanza adeguate?}} Assistenza domiciliare
notturna? Segretaria d’azienda badante il padrone lontano da occhi indiscreti? E,
seppur più o meno speditamente incamminate verso il genere femminile, preferissero
diventare mastri carpentieri, fabbri, muratori? Se non avessero nemmeno la licenza
della scuola media inferiore?
_ Se in Toscana pagassero le tasse ma non vi avessero la
residenza? Se non avessero mai potuto lavorare regolarmente un giorno nella loro
vita a causa del pregiudizio, dello stigma sociale?
_ Se non volessero operarsi
scontentando così i dementi che ci governano, che pontificano, che ci rappresentano,
circondano, anche all’interno del movimento LGBT*? Ammesso che vogliano o possano
farsi ammaestrare, dopo, chi le assumerà, cosa ci faranno con il loro bel diplomino?

Infine: se, per mancanza di sciagurate all’altezza dei requisiti richiesti, quei
150mila euro elargiti dal Fondo Sociale Europeo non andassero a chi li aspetta (di
certo non le transessuali), che fine faranno? O questo o nulla? Prendere o lasciare
con tutto quello che sarebbe necessario fare in questo paese per tirarci fuori dalla
melma?

{{Vladimir Luxuria}} che si spella le mani dichiarando che la Regione Toscana è
all’avanguardia, che ha “colpito nel segno”, Simoncini, De Giorgi & Co. che si
offendono per le critiche e difendono la loro stratosferica pensata – chi vogliono
prendere in giro? E cos’è questo silenzio?
_ Perché, a parte la destra per ragioni
opposte a ciò che è ragionevole, {{nessuno parla ancora}}, scrive, s’indigna, gliele
canta come meritano? Non sanno i bravi capoccioni muti e parlanti che le
transessuali che affollano i viali, 2.500 euro li tirano su in un mese, senza farsi
mancare niente?
_ Lì, proprio sulla strada o nel chiuso di una stanza pagata a peso
d’oro, lì dove a tutti sta bene che restino perché la loro vista non turbi, disturbi
o seduca. Se davvero a qualcuno interessasse la loro sorte oltre che il decoro
urbano, altro proporrebbe e, soprattutto, altro farebbe – a cominciare da una
{{campagna culturale seriamente educativa}}, anche mediatica, contro chi predica l’odio
e il disprezzo, contro le disparità e le discriminazioni, contro il maschilismo
imperante, la cultura dello stupro e della prevaricazione, contro la omo, lesbo e
transfobia, partendo dalle scuole, i luoghi di lavoro, per finire negli uffici
pubblici, nelle sedi di partito e dentro i palazzi del governo dove il marcio
alligna e dilaga, come una cancrena inarrestabile che tutto avvolge e inghiotte.

{{Abbiamo bisogno di leggi moderne, adeguate, giuste, civili, laiche,}} non ideologiche,
ipocrite, confessionali, conservatrici. Abbiamo bisogno di garanzie, tutele, diritti
– non elemosine. Abbiamo bisogno di azioni concrete e risolutive, di scelte oneste,
coerenti, coraggiose, consapevoli – e loro cosa fanno, cosa danno? Pacche sulle
spalle e qualche monetina.

Vergognatevi! Banchettate sulla pelle di persone che la pelle la rischiano, davvero,
ogni istante – paradossalmente per salvarsela.

Tuttavia capiamo, sappiamo, non siamo sprovveduti: voi, forti dei vostri privilegi,
dei vostri sporchi affari, del potere che vi siete presi e vi abbiamo dato, cosa ne
sapete, cosa potete saperne? A voi, di loro, di noi, in fondo che v’importa?