Negli ultimi venti anni si è ridotto
drasticamente il tasso di mortalità materna, è infatti quasi dimezzato il numero
di decessi legato alla gravidanza e alle complicazioni durante il parto. Ma ancora molto rimane da fare Il nuovo rapporto, “Trends in maternal
mortality:1990 to 2010->http://www.who.int/entity/reproductivehealth/publications/monitoring/9789241503631/en/index.html]”, pubblicato il 16
maggio a New York dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Unicef,
Fondo delle Nazioni Unite Popolazione (Unfpa) e Banca
mondiale.

“{Sono molto lieto di vedere
che il numero di donne che ancora muoiono per cause legate alla gravidanza o alle
complicazioni durante il parto continua a diminuire. Ciò dimostra come lo sforzo
notevole di diversi Paesi, sostenuti da Unfpa e altri
partner, stia dando i suoi frutti}”, ha dichiarato il Dr. Babatunde
Osotimehin, direttore esecutivo del
Unfpa, “ma non possiamo fermarci qui. Il nostro lavoro deve continuare per fare in
modo che ogni
gravidanza sia una scelta consapevole e voluta e ogni parto sicuro".

Infatti, nonostante la notizia
positiva, i dati restano allarmanti. Ancora oggi ogni due minuti una donna
muore per complicazioni legate alla gravidanza, quattro le cause più comuni:
grave emorragia dopo il parto, infezioni, ipertensione durante la gravidanza e la
difficoltà di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza in condizioni
di sicurezza. Solo l’aborto clandestino causa circa 70.000 morti ogni anno.

Il 99 per cento dei decessi materni nel
mondo avviene nei Paesi in via di sviluppo. Il 60 per cento delle morti avviene
in soli dieci Paesi: India (56.000), Nigeria (40.000), Repubblica democratica
del Congo (15.000), Pakistan (12.000), Sudan (10.000), Indonesia (9600), Etiopia
(9.000 ), Repubblica Unita di Tanzania (8500), Bangladesh (7200) e Afghanistan
(6400).

Per comprendere meglio la
situazione e paragonarla al mondo occidentale basti pensare che nell’Africa
sub-sahariana, 1 donna su 39 rischia di morire a causa
della gravidanza o delle difficoltà legate al parto. Nel Sud-Est asiatico il
rischio è di 1 donna su
290 e nei Paesi sviluppati, è di 1 donna su 3800.

Sono 215 milioni le donne che non hanno accesso ai
contraccettivi moderni. La pianificazione familiare
volontaria non è solo un diritto, è anche il modo per ridurre di un terzo la
mortalità materna”, conclude Osotimehin.

“La maggior parte dei decessi si potrebbe
evitare con semplici interventi di provata efficacia”, spiega Daniela Colombo,
presidente dell’Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo), “negli
ultimi trenta anni Aidos ha portato, in diversi Paesi in via di sviluppo, il
modello dei consultori italiani con un approccio integrato e olistico alla
salute sessuale e riproduttiva. E’ un modello che funziona molto bene. Peccato che
nel nostro Paese li stiano chiudendo”.