La nostra posizione è nota e sicuramente in contrasto con quella di molte compagne e compagni che hanno scelto di seguire la strada del riconoscimento legale delle proprie unioni o ancor peggio delle proprie relazioni affettive. Siamo convinte che, data la carica dirompente della nostra esistenza, la strada da percorrere sia invece quella della non omologazione. Secondo quanto sostenuto dagli orgnizzatori del Family Day che si terrà a Roma il 12 maggio: “{La famiglia è un bene umano fondamentale dal quale dipendono l’identità e il futuro delle persone e della comunità sociale. Solo nella famiglia fondata sull’unione stabile di un uomo e una donna, e aperta a un’ordinata generazione naturale, i figli nascono e crescono in una comunità d’amore e di vita, dalla quale possono attendersi un’educazione civile, morale e religiosa. La famiglia ha meritato e tuttora esige tutela giuridica pubblica, proprio in quanto cellula naturale della società e nucleo originario che custodisce le radici più profonde della nostra comune umanità e forma alla responsabilità sociale}.”

La famiglia, quindi, è il luogo “naturale” dove agiscono le dinamiche volte a alimentare e sostenere la struttura portante della società eteropatriarcale.
Ma è {{soprattutto nella famiglia che si gioca il ruolo di sottomissione e sfruttamento delle donne}}: è al suo interno che esse vengono colpite, umiliate, annientate e talvolta, sempre più spesso, uccise.
Le cronache quotidianamente riportano casi di violenza domestica nei confronti di donne e minori, che appunto, avvengono all’interno di quel tanto osannato “nucleo fondamentale della nostra società”.

E’ proprio da tale consapevolezza che si fonda la {{nostra critica all’istituto sociale della famiglia in quanto tale}}: sia essa eterosessuale che lesbica o gay.

La nostra posizione è nota e sicuramente in contrasto con quella di molte compagne e compagni che hanno scelto di seguire la strada del riconoscimento legale delle proprie unioni o ancor peggio delle proprie relazioni affettive. Siamo convinte che, data la carica dirompente della nostra esistenza, {{la strada da percorrere sia invece quella della non omologazione}}.

L’obiettivo è di “scardinare” l’ordine dato e non avallarlo, subordinandoli a forme che non appartengono alle nostre vite. {{Non abbiamo interesse ad assumere su di noi i “privilegi” di una famiglia}} che comunque riproduce i canoni della dualità di coppia: il nostro concetto di “famiglia” attraversa uno spazio più ampio, contempla amiche, amanti, ex amanti, donne che hanno o hanno avuto con noi un percorso comune. Questo è l’unico aspetto di “naturalità” che riconosciamo.

{{Non vogliamo entrare in una logica istituzionale}} che condizionerebbe le nostre esistenze e i nostri corpi: vogliamo invece adoperare gli strumenti già esistenti (migliorandoli) che consentano ad ognuna/ognuno di noi di agire e vivere la propria vita con il giusto agio. La Carta Costituzionale ce lo consente, sancendo all’art. 3 la pari dignità sociale di tutti i cittadini della Repubblica: a questo dobbiamo fare riferimento.

Riteniamo, invece, che {{un percorso possibile debba essere l’abolizione dell’articolo 29 della Costituzione}} che identifica la famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio”, non riconoscendo pari dignità a tutte le altre “relazioni” che insistono nel tessuto sociale.

Queste sono le motivazioni per le quali invitiamo tutte e tutti a disertare la manifestazione del 12 maggio prossimo.

Web-mail: contatti@clrbp.it