Il sostegno a Puppato – fondato su questo rudimentale ragionamento di stampo binario tipicamente maschile, ha finito per diventare il discrimine fra chi è “veramente femminista” e chi non lo è.Non mi sembrava questo, del Pro o del Contro, – a meno di essere prede inconsapevoli di quel micidiale dualismo oppositivo che {corrode} non solo la relazione uomo-donna ma anche quella donna-donna – il modo più idoneo e costruttivo, da parte di noi donne, di impostare una discussione politica adeguata in merito alla candidatura, al sostegno e alla sconfitta annunciata – una morte {Simbolica}, una delle tante – che si è infine consumata.
Eppure così è stato: “pro o contro”: chi sostiene Puppato è a favore delle donne, chi non “vota donna”, sostiene gli uomini.

Così il sostegno a Puppato – fondato su questo rudimentale ragionamento di stampo binario tipicamente maschile, ha finito per diventare il discrimine fra chi è “veramente femminista” e chi non lo è. Eppure le cose non stanno affatto come sembra e comprenderne le ragioni non dovrebbe essere poi così difficile.

Non dovrebbe esserlo se non altro perché a illuminare, paradossalmente, l’infondatezza e l’insostenibilità di un tale ragionamento, è proprio il ragionamento stesso per il grado di semplificazione e di mistificazione che contiene.
Si tratta, infatti, grazie a dio, di un ragionamento che non ha bisogno del ricorso a strumenti intellettualmente sofisticati per disfarsi da sé e per fare in modo che altri/e se ne disfino andando alla ricerca, si spera, di argomentazioni meno rozze.

Va detto, innanzi tutto, che Puppato non è, né si è dichiarata, una “femminista” e coerentemente lo ha dimostrato non essendoci nulla nel suo programma che potesse suggerire di riconoscere in lei una figura femminile potenzialmente portatrice della specificità della Differenza all’interno delle istituzioni degli uomini di cui pure desidera e ha liberamente e legittimamente deciso di far parte.

Puppato dunque, onestà vuole che lo si ammetta, non ha “barato” presentandosi per quella che non è e non è mai stata e di questo le va certamente dato atto.
Per entrare meglio in argomento, converrà allora spostare l’attenzione dalla persona di Laura Puppato e dalla sua collocazione nell’ordine istituzionale del discorso maschile – fin troppo chiara – alle reali motivazioni, solo in apparenza incomprensibili, per le quali Puppato è stata sostenuta da alcune sedicenti “femministe” mentre alcune autorevoli rappresentanti del Femminismo storico radicale – la cui posizione sulla rappresentanza resta, pur nelle diverse sfumature, sufficientemente chiara – si sono guardate bene dall’appoggiare la sua corsa come candidata verso le “Stanze degli uomini”.

Qualcuna l’ha fatto, è vero, ma questa lungi dall’essere una “prova” di alcunché, è piuttosto una ragione in più per interrogarsi sullo stato attuale e sulle sorti future del Femminismo radicale in questo paese e sul reale significato da dare a quella “rivoluzione” di cui s’è parlato a Paestum.

Resta il fatto, comunque la si pensi, che il mancato sostegno, da parte di alcune Femministe della Differenza, a una donna come Puppato, assume un peso, un valore e un significato politico non trascurabile: Puppato, nonostante le sue qualità, non è riconoscibile e non è stata pertanto riconosciuta come una figura femminile portatrice di Differenza all’interno dei Luoghi del potere maschile.
Non si capisce neppure, del resto, per quali ragioni e in nome virtù di cosa un tale riconoscimento sarebbe stato possibile dal momento che a non essersi mai riconosciuta in un orizzonte femminista di pensiero, è Puppato stessa.

Al di là di queste considerazioni che meriterebbero di essere approfondite, resta tuttavia viva e urgente la domanda sollevata da quel rudimentale giochino del “pro o contro”: è lecito, è corretto, da parte di alcune donne, fare del grido “vota donna” un segno rivelatore di appartenenza al pensiero femminista quando le prime a non appoggiare una donna come Puppato sono state proprio alcune autorevoli rappresentanti di questo pensiero?

Va detto che una certa confusione non manca, in questo momento, all’interno dello stesso Femminismo storico e ciò non solo non aiuta le donne di nuova generazione ad orientarsi nell’assumere una posizione sul tema della rappresentanza e della rappresentazione ma rischia di alimentare altri e ben più gravi fraintendimenti accompagnati da episodi i cui effetti possono essere deleteri per lo stesso Femminismo.

Mi limito, in questo contesto, a segnalare l’ultimo, in ordine di tempo, di una serie di episodi preoccupanti che ha avuto modo di manifestarsi proprio in occasione della candidatura di Puppato: la logica oppositiva e guerrafondaia del “pro o contro Puppato” – di stampo maschile -, ha dato vita, in fb, a un’inedita gendarmeria neopseudofemminista impegnata a controllare i post e i movimenti delle persone sfavorevoli alla sua candidatura, nell’intento di screditarle e di svuotare di senso – ogni possibile discussione al riguardo.

La gravità di fatti come questo non ha bisogno di commenti ma richiederebbe forse, anche da parte del Femminismo storico, una riflessione, una verifica e una messa a punto sulle differenze e/o divergenze che lo animano, per evitare che un uso improprio e strumentale di queste differenze finisca per alimentare la nascita e la crescita, fra le donne, di posizioni come quelle appena descritte che con la dignità del Femminismo delle origini non hanno nulla da spartire.

Paola Zaretti (Oikos-bios Centro Filosofico di Psicanalisi di Genere Antiviolenza)