Elisabeth Crouzet–Pavan che insegna storia medievale alla Sorbona di Parigi e Jean-Claude Maire Vigueur che ha insegnato storia medievale nelle Università di Firenze e Roma Tre, hanno realizzato insieme un’inchiesta appassionante sulle donne fatte decapitare dai loro potenti mariti nel periodo del Rinascimento italiano. Agnese Visconti fu decapitata nel 1391. Beatrice di Tenda nel 1418. Parisina Malatesta nel 1425. Agnese era la moglie di Francesco Gonzaga Signore di Mantova. Beatrice del Duca di Milano Filippo Maria Visconti. Parisina era la seconda moglie di Niccolò III d’Este Signore di Ferrara. Il crimine attribuito a tutt’e tre era aver commesso adulterio. Anche il presunto amante era destinato ad essere giustiziato. Sicuramente le tre donne erano colpevoli ma gli studiosi in questione non si interrogano tanto su questo dato di fatto, ma spostano la loro attenzione, ed è questo l’elemento che rende questa ricerca appassionante e singolare, sul dispotismo di questi mariti ad ordinare la pena di morte per le loro consorti. Nel condannarle non solo consolidano il proprio potere, ma anche lo stato di signori assoluti delle terre che governano.
Ciò che colpisce di più in queste tre storie è la volontà di distruggere attraverso la morte l’importanza crescente che le donne andavano via via conquistando all’interno del sistema politico dell’epoca.
Nel ricostruire la vicenda di Beatrice, Agnese e Parisina affiora che queste tre donne si erano conquistate una visibilità nell’ambito delle loro Signorie. Insomma esercitavano nei loro ambiti seppur circoscritti funzioni di comando seppur imbrigliate nella logica del potere dell’epoca che le voleva completamente asservite. Ma loro erano riuscite a ritagliarsi piccoli spazi nei quali esercitavano la loro influenza.
Filippo Maria Duca di Milano che sposò Beatrice Cane, aveva 20 anni contro i 42 della moglie.
A Laura, maritata al duca d’Este, era stato dato il soprannome Parisina per la sua grazia ed eleganza che nell’immaginario dell’epoca avevano le ragazze della capitale francese. Figlia del Signore di Cesena, non si faceva notare solo per l’abbigliamento ma anche per la spigliatezza che gli proveniva dall’essersi trovata a vivere alla corte di Rimini che era uno dei centri culturali e artistici dell’epoca.
Quando Parisina arrivò a Ferrara e prese possesso dei suoi appartamenti, si trovò circondata da una moltitudine di fanciulle e fanciulli nati da unioni illegittime che vivevano nei palazzi degli Este. A chi spettava il compito di provvedere a loro? Alla giovane sposa, naturalmente. Ma chi erano le madri di tutti questi figli? Probabilmente erano molti di più di quelli accolti perché sembra che Niccolò abbia fatto vivere a corte solo una parte dei suoi figli. Soltanto quelli, cioè, nati da donne alle quali era stato particolarmente legato. Se era ammesso che un uomo avesse una vita affettiva e sessuale fuori dal matrimonio le donne dovevano contentarsi di sfornare figli ed essere brave mogli e donne di casa.
Niccolò quando i pettegolezzi sul tradimento di Parisina cominciano a serpeggiare a corte, decise di accertarsi personalmente dei fatti e immaginò uno stratagemma che glielo consentisse. Ordinò che si praticasse un buco nel soffitto della camera di sua moglie situata sotto una stanza adibita a biblioteca. Da lì Niccolò avrebbe constatato con i suoi stessi occhi l’adulterio e di conseguenza ordinato l’arresto immediato dei due amanti che l’indomani stesso vennero decapitati.
Insomma dal libro “Decapitate” risulta chiaramente che tre mogli di Signori del Rinascimento furono condannate nel corso di tre decenni senza alcuna forma giuridica. La decisione è affidata unicamente al potere dei despoti di turno.
Agnese Visconti, moglie di Francesco Gonzaga, venne giustiziata alle 7 del mattino. La tradizione racconta che una tempesta aveva infuriato per tutta la notte. Il lago che costeggiava la città era agitato dal vento. Agnese avanza nel giardino del palazzo, luogo del supplizio, accompagnata dal vescovo. Ascolta la messa e spera invano nella clemenza del marito. Di notte è invece decapitata Beatrice. Lo stesso vale per Parisina la cui testa viene tagliata alla stessa ora di quella del suo amante. Insomma per ognuna di loro si ricercò la complicità dell’oscurità perché il boia potesse compiere il suo dovere e la morte arriva in un luogo dove si era svolta la loro vita di spose: un giardino, una torre, uno dei castelli dove avevano abitato. Ci si sbarazza di loro nella segretezza di una residenza aristocratica ma dove tutta la Corte possa partecipare. Nessuna di loro viene avvelenata o pugnalata o eliminata in segreto. Lo sposo è doppiamente signore: è lui che esercita il potere di vita e di morte. Decapitatele!