SNOQ compie un anno, è cresciuta ed è cambiata come lo è il paese. È un compleanno, ma non c’è molto da festeggiare Le cose sono peggiorate per le donne di questo paese, qualcuna dirà, anche per gli uomini.

Qualcuna, o qualcuna di più, lo dice. Fatta salva, in questa falsa prospettiva di uguaglianza nel disagio, la serie infinita di ritardi italiani: dal contrasto alle violenze fino alla disuguaglianza sanitaria, passando per la negletta e rovente questione dell’occupazione della cittadine.

La Repubblica, L’Unità e, con toni assai meno enfatici e diversi auspici, altre testate, nella seconda metà del Berlusconismo, hanno ospitato articoli che, in tono accusatorio, ponevano la stessa domanda, declinata in diversi modi: “dove sono le femministe?”.{{ Una sorta di sfida a quello stesso femminismo di cui avevano apparentemente ignorato per anni la iniziative, le istanze e le proposte}}. Fatta salva la ciclica scoperta di argomenti e terminologie su cui sono state chiamate a scrivere parlare, non sempre ma spesso, “specialiste” del tutto sconosciute ai gesti e alla sostanza del femminismo del terzo millennio, ma fortemente radicate nell’universo del potere maschile.

Il femminismo del terzo millennio, nel nostro paese, ha testimoni e inventore che hanno imparato a far senza del loro riflesso nei media. Fare senza non equivale a una rinuncia. Insomma per anni le femministe per la stampa nazionale, anche la più antagonista, non avendo queste l’abitudine di mordere i propri cani (il famoso adagio), semplicemente non sono esistite, mentre {{non hanno mai smesso di considerare la stampa un loro territorio e la comunicazione un diritto}}. Come la politica, anche i media hanno bisogno di nuove regole, eppure perseverano a riprodurre gli stessi meccanismi delle caste pur criticandole.

{{La proposta di SNOQ, un anno fa, è stato oggettivo seguito a sollecitazioni molto esplicite lanciate dalle due prime testate di cui sopra.}} Prima del febbraio 2011 qualche femminista si è chiesta addirittura se La Repubblica e L’unità non avessero il curioso proposito di auto eleggersi polo di attrazione del dissenso delle donne, pur avendo quei giornali accuratamente cancellato dalla cronaca perfino il movimento contro il femminicidio nato nel 2004. La manifestazione del 13 febbraio, è stata oggetto di un’attenzione forte inedita: una vera e propria promozione attraverso i giornali e televisioni.

Tant’è, {{SNOQ è stata una proposta da far vivere}}, da parte del movimento delle donne, una proposta da riempire, un movimento che prendesse la forma delle istanze, tuttora, cancellate ad arte dalla coscienza collettiva guidata dalla cultura di regime come da quella all’opposizione.

Molte, anche chi scrive, hanno risposto a un desiderio insoddisfatto per anni (meno di quanti se ne vogliano dichiarare), organizzando una discesa in piazza senza sigle, ma non senza una storia .

{{Era successo che finalmente la stampa aveva deciso che le donne “contro” esistevano}}, pur tacendo le soggettività che per altro hanno il consenso di migliaia di donne e che con quelle, silenti perché silenziate, avevano ed hanno ormai irreversibilmente acquisito l’autorevolezza di esprimersi su tutto, ben oltre l’angustia delle pari opportunità.

Nessuna si è sentita ingannata, pur nella consapevolezza che il patriarcato dell’opposizione, debole ed esausto di mediazioni basse, si aspettava di {{poter delegare a una piazza promossa dalle donne un colpo al berlusconismo.}}

Nessuna ha pensato di potersi tirare indietro di fronte a quella che pareva una responsabilità. Nessuna si aspettava di più di quanto non sia successo.

{{Il compleanno di SNOQ}}, non è stato segnato, e non poteva esserlo, pari alla sua nascita, dalla partecipazione dalle “femministe cattive che vogliono troppo”. Questo non a causa del non aver ottenuto contropartite, o del perdurare dell’atteggiamento di sempre nei loro confronti. Questo sarà, piuttosto, perché SNOQ ormai ha una testa dirigente che decide, che programma stabilendo chi può e chi non può esserci, che conforma invece di accogliere. SNOQ è ormai un’associazione, particolare perché ambisce a parlare per tutte, mentre non tutte si riconoscono negli stili e nei contenuti scelti. Le donne di SNOQ chiedono proposte alla politica. Le donne che hanno fatto crescere femminismo senza mai ripudiarlo, non asperttano proposte dalla politica ma ne fanno.

{{La Campania ha la miglior legge elettorale del Paese in quanto a rappresentanza}}: la proposta è nata da una pretesa femminista che indotto l’istituzione a mediare con le donne e non tra capi. Le associazioni rappresentate e l’unica donna in Consiglio, al tavolo, proponevano 50e50, i partiti intendevano mediare sulla vecchia proposta del listino. Si chiama mediazione alta. Seguì l’impugnazione davanti alla Consulta da parte del PDL, ma fu respinta.

Migliaia di firme di donne raccolte nel 2010 attraverso il web e nelle piazze di Napoli, per chiedere le dimissioni di Berlusconi, erano state ignorate dai partiti della sinistra ; la campagna contro il femminicidio e la proposta di una legge organica per il contrasto alla violenza sessuata, le azioni concrete sulla pubblicità e la comunicazione, sono state guardate con sufficienza- Queste sono alcune delle iniziative nate a Napoli, con dentro tante soggettività (Udi, Arcidonna, Arcilesbica e gruppi radicati nei quartieri) e {{due peccati: uno, la presenza significativa dell’UDI, due, essere di Napoli.}} È stata ed è complessa la ripulsa verso questi due elementi, ma evidentemente il problema è tutto di chi ripulsa sente.

In tutta Italia, l’associazionismo femminista che ha ideato le regole della democrazia del due (donne e uomini), le donne come {{Rosanna Oliva}} che, senza chiedere permessi, ha dato il via alla cancellazione del veto imposto alle donne nelle professioni ben fino agli anni ‘60, le donne che si oppongono all’avvelenamento della terra (senza l’invocazione dell’intervento divino) e quelle che si battono (anche quando tutti vogliono pensare ad altro) contro la guerra, quelle che credono ancora che l’aborto sia un diritto, sono invisibili. {{Invisibili e impreviste perché imprevedibili}}

Sono invisibili ed hanno altre date memorabili e, senza aver nulla contro SNOQ, non sentono di poter celebrare nulla. SNOQ celebra la sua esistenza, ma esistere è un diritto, che avrebbero tutte. {{Finchè qualcuna resta invisibile nel suo diritto, non c’è nulla da festeggiare. }} Solidarietà è una parola che va mostrata, pronunciarla è inutile.

{{ I partiti, i giornali e gli uomini che applaudono alle donne, senza volerle conoscere e senza rinunciare a nulla}}, sono parte della decadenza di un sistema incapace di confrontarsi con l’imprevisto e, loro, hanno motivo di soddisfazione, pur densa di sottile malinconia: è passato un anno e non hanno toccato nulla nella sfera dei loro privilegi, a partire dalle risorse pubbliche sottratte alle cittadine.

{lettera in risposta all’articolo di anna Bandettini apparso su Repubblica del 13 febbraio}