Mentre a Roma si consuma un doppio lutto quello dei morti in Afghanistan e quello di una manifestazione annullata a Venezia si sta chiudendo (20 settembre) la mostra Omaggio a Simone Weil. Alle Zattere nei Magazzini del Sale 25 artiste hanno dedicato un loro lavoro ricordando i viaggi che{{ Weil}} fece tra il ’37 e il ’38 in Italia. Allora visitò Venezia ma anche Roma e Firenze. Sono 25 ‘libri oggetto’ che rimandano all’infaticabile lavoro di scrittura di Simone Weil che ai genitori, in partenza per una vacanza, dirà ‘Quando si è veramente sognato una cosa, bisogna finire per farla:questa è la mia morale’ come ricorda {{Gabriella Fiori}} nell’introduzione al catalogo.

Oltre ai 25 lavori sono stati esposti anche una china su carta pentagrammata del 1944 di {{Carol Rama}} dal titolo ‘{Grido}’ e una foto di Venezia scattata da {{Paola Levi Montalcini}} per ricordarne il centenario della nascita.

Devo dire che mentre guardavo questi lavori che {{Vittoria Surian}} ci ha proposto per la biennale di Venezia supportata da {{Luana Zanella}} oggi Assessora alla Produzione Culturale del comune di Venezia, mi sono chiesta: perché non garantire a queste opere lo stesso percorso seguito da Weil in Italia?

E, così, con questo tarlo, ho subito chiamato Maria Palazzesi che, alla {{Casa Internazionale delle Donne di Roma,}} si occupa dell’organizzazione di iniziative culturali. Si potrebbe ospitare alla Casa la stessa esposizione? La risposta di Maria è stata: sai che c’avevo pensato anch’io. E’ inutile dire che quando le idee sono di buon senso germogliano in più teste. E, così, ci siamo attivate per realizzare questo sogno.

Io l’ho fatto anche {{per non sentirmi soffocare nel grigiore delle continue sottrazioni politiche}}. Oggi dovevamo essere a Roma in Piazza del Popolo ma {{le tre scimmie, quelle del non vedo , non sento, non parlo hanno avuto il sopravvento.}} Nella storia secolare delle donne il lutto non è stato mai silenzio. E’ stato pianto ma anche accoglienza, E’ stato {{grido}} ma anche {{offerta di cibo}}. Tutti atti che portano ad avvicinare le persone, per non farle sentire sole.

Ora ci propongono invece {{un silenzio assordante}} che ci spinge a forza nei territori isolati della solitudine, una pratica che continua ad allontanare dall’impegno civile e politico. Un modo per minare dalle fondamenta la partecipazione e la democrazia. {{Annullare la manifestazione di oggi: un altro errore!}}