Un libro di Tilde Capomazza, e Marisa Ombra –
Dall’inizio del secolo, la data dell’8 marzo segna una ricorrenza ad altissimo valore simbolico che negli ultimi anni, anche se banalizzata dai media e a volte ridotta a rito consumistico, resta un’occasione di ampia mobilitazione e di trasmissione di memoria tra le generazioni. Il volume, accompagnato da un DVD che presenta immagini storiche e interviste a protagoniste della politica italiana degli ultimi 50 anni, ripercorre la storia della ricorrenza, svelando alcuni misteri sulla sua origine e le varie modificazioni di senso subite nel tempo. Se ne attualizza così la valenza politica: l’8 marzo ha un passato glorioso e un futuro che toccherà alle donne più giovani scrivere.

Da  più  di  cento  anni  l’8  marzo  è  un  appuntamento  di   lotta  per  ottenere  diritti,  per  affermare diritti.  Di generazione in generazione sempre più donne si passano una testimonianza di  responsabilità  verso  se  stesse  inventando  nuove  parole,  nuovi  percorsi,  nuovi  orizzonti,  portando  avanti  la  lotta  per  la  libertà  di  scegliere,  scoprire,  decidere,  essere, vivere.

Dalla  nostra  storia  continuiamo  a  testimoniare  l’antifascismo  e  l’impegno  per  la  libertà e la democrazia che le donne italiane hanno  conquistato passo dopo passo  cominciando dalla Costituzione repubblicana.   Vogliamo affermare la libertà di attraversare ogni  confine per il diritto alla vita e alla  dignità e il diritto di abitare in pace.  Contro  le  azioni  e  le  mistificazioni  che  di  ogni  spazio  fanno  mercato  e  di  ogni  persona merce, oggi molte donne sentono che incrociare le braccia può essere un  modo per sovvertire il mondo.  Noi speriamo di arrivare un giorno a realizzare lo  sciopero globale delle donne dal  lavoro   produttivo   e   riproduttivo,   uno   sciopero   che  assumendo   lo   strumento  storicamente contrattato dentro i diritti sindacali  del lavoro dipendente, lo trasforma  in un gesto di sottrazione che rende visibili tutti  i lavori invisibili e sfruttati in cui sono  ancora confinate moltissime donne.  Un  gesto  che  oggi  possiamo  esprimere  in  molti  modi,   scegliendo  quando  come  e  dove manifestare insieme, quali scelte individuali  e quali scelte collettive possiamo  praticare perché sostenibili dalle nostre vite.  Sappiamo  che  i  lavori  della  riproduzione,  nella  manutenzione  delle  case  e  di  ogni  ambiente,  nell’assistenza,  cura,  educazione,  accompagnamento  delle  persone  di  ogni  età  e  condizione,  nella  pratica,  invenzione  e  trasmissione  del  sapere,  nella  tutela della salute e cura della malattia, in tutte  le forme dell’organizzazione sociale,  sono il fondamento dell’esistenza e della possibili tà produttiva.  In  molti  lavori  della  riproduzione  lo  stesso  diritto  di  sciopero  è  infatti  limitato  dal  rispetto per le fondamentali necessità della vita.

Le donne si occupano della vita, secondo i dati del  Censis, per una media di tre ore  al  giorno  più  degli  uomini,  perciò  se  le  donne  incrociano  le  braccia  si  ferma  il  mondo.  Possiamo fermarlo per il tempo utile a renderci visibili ovunque, nei luoghi pubblici e  privati, nelle relazioni sociali e in quelle più intime, nei luoghi della politica e in quelli  del mercato.  Possiamo  fermare  anche  le  attività  che  svolgiamo  nel  ruolo  di  consumatrici,  terminali  a  cui  ammicca  il  mercato  con  la  pubblicità  usando  i  nostri  corpi  come  materia  inerte  da  plasmare  e  le  nostre  vite  come  contenitori  da  sfruttare  per  il  profitto.

L’UDI ha ripreso e reinventato la tradizione dell’8  marzo nel 1945, dopo i lunghi anni  del  divieto  fascista,  continuato  negli  anni  ’50  con   la  proibizione  perfino  della  mimosa, considerata sovversiva.  Un fiore da donna a donna per fondare la solidarietà femminile e inscriverla nel  mondo come segno di cambiamento dell’ordine patriarcale.  Un fiore simbolico che oggi diventa un legame tra noi, un patto per tutte le lotte che  chiedono  la  nostra  intelligenza  e  la  nostra  presenza,  anche  costruendo  forme  di  attivismo diverse dai tradizionali codici maschili  com’è nella tradizione femminista.  

Presenti in piazza, nei tribunali, accanto alle donne che fuggono dalla violenza delle  guerre,  dalla  violenza  domestica  e  sui  luoghi  di  lavoro,  vicine  alle  donne  che  vogliono  riprendere  in  mano  la  propria  vita,  continuiamo  ad  essere  presenti  alla  nostra storia per affermare con determinazione  MAI STARE ZITTE, MAI STATE ZITTE.

  Di generazione in generazione il movimento prende nuovi nomi e nuove forme con  la creatività e l’invenzione di ogni donna che parte dal proprio tempo per incontrare  molte altre.  Siamo  diverse  e  insieme,  con  i  gesti  nonviolenti  di   una  forza  collettiva  che  genera  un cambiamento enorme e pacifico come da sempre ogn i nostra manifestazione.  

La  memoria  delle  lotte  e  delle  conquiste  è  la  strada  su  cui  possiamo  camminare  vicine e solidali.  Ogni otto marzo un passo avanti nel cammino delle d onne.