Non mi piace definirmi “cattolica” quando si discute di questioni che
riguardano la pluralità del sentire; ma ritengo di doverlo fare quando
chi ha autorità religiosa non solo si fa dogmatico verso l’interno
della propria comunità, ma impone il valore giuridico di propri
principi agli stati.Non capisco l’ostinazione della Chiesa cattolica
a farsi del male: nonostante le sue stesse agenzie di informazione
enuncino il sempre più forte distacco dei cattolici dalla pratica
religiosa, non tenta neppure la carità della distinzione fra erranti
ed errori e, soprattutto, non argomenta con richiami ai testi
evangelici per diventare convincente.
_ {{Si appoggia agli atei devoti e
ad un governo che strumentalmente la finanzia}} per riceverne (e,
malauguratamente, la riceve) la benedizione.

Negli ultimi tempi il {{Vaticano si è opposto in sede Nazioni Unite alla
legittimazione dell’omosessualità e della libertà relazionale degli
handicappati}} sulla base di principi che sono inaccettabili come prassi
di una chiesa davvero umana e cristiana, ma che risultano ancor più
incompatibili con il rispetto dei diritti mani per uno stato, come è
il Vaticano quando si rappresenta all’Onu.
Si tratta di questioni che non rappresentano il comune sentire neppure
delle persone di fede.

E che, comunque, invitano a comprendere che, se
si accetta la laicità e non si intende violare la separazione stato/
chiesa del Concordato, bisogna cercare di affrontare problemi che
diventeranno sempre più impegnativi per la morale comune senza
impugnare la spada del dogmatismo.

{{Rispetto al caso Englaro}} credo che, quando la presidente Bresso dice
che “l’Italia non è il paese degli ayatollah”, intenda usare una
metafora per dire che l’Italia non è il Vaticano.
_ Il ministro Sacconi
lo sa bene e, secondo la solita prassi di adeguamento a logiche
estranee ai fondamenti giuridici del nostro stato, ha mandato una
{{circolare il cui imperio è zero rispetto alla sentenza della
Cassazione e, soprattutto, all’art.32 della Costituzione}} (“…Nessuno
può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per
disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i
limiti imposti dal rispetto della persona umana”).

Credo che non solo il card. Poletto o il Papa, ma chiunque di noi
avrebbe difficoltà se fosse tenuto personalmente a staccare la spina,
ma deve essere data facoltà a chi, come un padre che ha resistito per
quasi vent’anni al dolore di vegliare una figlia morta che non muore,
di ottenere la fine dell’accanimento terapeutico.
_ Chi conosce gli
ospedali sa che da sempre, soprattutto con i più poveri, ma in
generale da parte dei medici più pietosi, la vita viene difesa “finché
c’è speranza”; e {{solo le odierne tecniche sofisticate consentono di
sperimentare la conservazione della vita biologica}}.

Come donne abbiamo già sperimentato – e continuiamo a subire – la
persecuzione clericale della priorità da dare, in nome della vita,
all’embrione.
_ {{Nessuno come la donna sa che una cellula fecondata non è
uguale ad un ovulo e uno spermatozoo separati}}; ma la donna sa anche di
non avere ancora la libertà sessuale per decidere di essere madre e,
se cattolica, non può ricorrere alla contraccezione neppure nei paesi
a rischio aids.
_ {{Le donne hanno dovuto accettare l’esistenza dei medici
obiettori negli ospedali pubblici}} – ricordiamo che l’obiezione al
servizio militare era nei confronti di un “dovere costituzionale”,
mentre la struttura ospedaliera pubblica è al servizio del cittadino
secondo le leggi dello stato -; anche per il futuro testamento
biologico potrà avvenire la stessa cosa.

Ma, mentre i cattolici osservanti potranno agire secondo coscienza
senza problemi, non deve mai essere possibile – lo dico da cattolica –
che tutti diventino cattolici per legge. Tanto più che, per noi
cattolici, c’è liceità di morire di guerra.