Dagli Atti dell’Incontro nazionale separato contro la violenza maschile sulle donne (Roma, 2-3 giugno 2012) “Il personale è politico, il sociale è il privato” organizzato da Coordinamenta femminista e lesbca di collettivi e singole – Roma*
Uno dei nodi del nostro impegno come femministe è lo scardinamento dei ruoli.

Lottare solo contro l’ideologia, la mentalità, la cultura patriarcale senza
mettere in discussione i meccanismi che la producono, è insufficiente se non
fuorviante.
_ Non trasformando i rapporti di produzione capitalistici iscritti nei processi
di lavoro, questi riproducono continuamente tutti i ruoli della divisione
sociale capitalistica, tutti i ruoli degli apparati politici e ideologici
patriarcali.

Disoccupazione, inquinamento, controllo, lavoro sempre più monotono ,noioso,
sempre più disumano…….. qualsiasi condizione ,situazione, fisica, mentale,
affettiva….. trasformata in occasione di profitto, è qui {{il carattere
propriamente tragico degli anni che viviamo.}}
_
Ma, questa condizione non si realizza a partire dall’automatismo in sé, non
dipende dalle nostre possibilità o capacità, ma ha le radici dentro le
condizioni sociali cioè nella natura della società e può essere dissolta
soltanto dalla prassi consapevole di soggetti che intendono liberarsi.

Pertanto, la liberazione di noi tutte non è un programma per il futuro ma{{ l’
inventario del presente}}, l’insieme delle potenzialità incorporate nel sapere
sociale.

Nell’inventario del presente bisogna scrivere la possibilità di una grande
trasformazione nei rapporti di produzione e di scambio fra gli esseri umani e,
questo, a dispetto di tutte le culture che danno per scontata ed inevitabile
questa società, sia che lo facciano per interesse, sia che lo facciano per
ignoranza, perché l’uno e l’altra non comportano innocenza.
Infatti, hanno ripudiato, oltre il materialismo storico e quello dialettico,
anche la lotta di classe che è diventata monopolio dell’iper-borghesia e sono
approdate al “liberalismo umanitario” che è una spietata apologia del
darwinismo politico-sociale e, attraverso questo, santificano lo stato delle
cose presenti.
Passando attraverso la criminalizzazione e la demonizzazione delle parole.

Una generazione, per anni, si è riconosciuta chiamandosi compagna e la parola
suggellava un patto di appartenenza e solidarietà, qualche cosa ben oltre i
gruppi politici e i loro programmi, qualcosa di difficilmente verbalizzabile
proprio per la ricchezza della sua estensibilità.
_ Compagna e femminista, ancor ieri provocavano vibrazioni che penetravano fin
dentro gli abissi del disagio e della solitudine che pure c’erano anche
allora.

Ma, {{se sono le parole che fanno le cose}}, disfare quelle parole che sono, allo
stesso tempo, categorie di rappresentazione e strumenti di mobilitazione, ha
contribuito alla smobilitazione di quello che , un tempo, si chiamava
femminismo.

{{Il potere è la guerra.}} La guerra, continuata con altri mezzi, è iscrivere e
riscrivere le disuguaglianze economiche, etniche e di genere fin nei corpi e ,
da qui, la gravità di quelle che si sono arruolate nelle Istituzioni che, di
questa guerra fatta alle più, sono l’esercito.
_ Da qui lo sdoganamento della violenza che pervade tutta la società , la
recrudescenza del femminicidio in una società patriarcale che ha legittimato il
razzismo da parte di chi si ritiene superiore ad un altro /a.
_ E’ la banalizzazione della morte , l’introduzione della pena di morte extra-
legem, la distruzione di tutti gli equilibri di cui si facevano forti piccola e
media borghesia, lavoratrici e lavoratori cognitivi e liberi professionisti.

E’ in questo contesto che si assiste alla riproduzione amico/a-nemico/a,
costruita artificialmente attraverso il richiamo ad un gruppo sociale, di volta
in volta criminalizzato, che permetta di veicolare il concetto che siamo in
guerra.
E, quando si è in guerra, si usa l’esercito e il fine giustifica i mezzi.

Ma,{{ nessuna società può tollerare questo deprezzamento del valore della vita. }}
_ Il valore della vita non solo si è deprezzato, è praticamente nullo.
_ E’ una società in corto circuito e la pretesa avallata e ripetuta come un
“mantra” dalla socialdemocrazia, che da questa società non si può uscire e non
si può cambiare, non le permette di sopravvivere se non al prezzo della
repressione, della forza, del sangue.

Ed è per questo che lo Stato è in guerra contro le cittadine e i cittadini e
chiama continuamente alla mobilitazione ed è disposto a cooptare chi si presta
a concorrere all’oppressione delle/dei più.

Si delinea, così, uno Stato che colonizza il territorio e,
amministrativamente, la vita privata, l’esperienza individuale e collettiva.
_ Il neoliberismo non riguarda più la conquista al mercato di tutti i territori
e la riduzione a merce di tutto, ma, nella sua necessità autoespansiva, vuole
impossessarsi anche degli aspetti più propriamente privati (soggettivazione-
sessuazione).
_ Il neoliberismo fagocita nell’universo mercantile tutto, il lavoro, la natura,
la sostanza vivente e, pertanto, anche l’immaginario e la mente.

La {{donna merce }} è donna incarcerata tra sbarre di segni ideologici e culturali
della società patriarcale e borghese, è donna che inizia ad essere programmata
sin dalla nascita, facendosi riproduttrice di merce e, quindi, anche di se
stessa come merce.

Ogni donna realizza, inconsapevolmente, un programma che in lei è stato
introdotto.
_ La sua {{“normalità”}} è così il dramma sociale dell’esecuzione automatica,
inconscia , della propria programmazione fabbricata per lei dal capitale,
espressione attuale del patriarcato.

La donna merce è {{senza “coscienza per sé”}}, è coscienza del capitale che opera
per il suo tramite. Dominio reale del capitale significa assoggettamento della
coscienza individuale delle donne ai programmi di comportamento patriarcali, è
il trionfo della
“coscienza illusoria di sé”, una catena che va spezzata e si può spezzare solo
ponendo le proprie pratiche sociali in rapporto antagonistico con l’intera
società borghese patriarcale.

Il capitalismo è metabolismo sociale e investe tutti i rapporti sociali e,
pertanto, l’alienazione della coscienza sociale individuale è generale e la si
recupera con la rimozione di quei rapporti sociali di produzione che l’hanno
generata.

Pertanto il movimento espansivo della materia sociale è, necessariamente,
connesso ad un processo sociale di accumulazione di informazione extragenetica
con ciò intendendo tutta quell’informazione non riferita all’essere umano, come
creatura biologica, e, cioè, non trasmessa con il patrimonio
genetico/cromosomico.

L’accumulazione di informazioni è un processo essenziale e costitutivo della
produzione e riproduzione sociale e, di conseguenza, anche dell’esistenza
stessa
dell‘umanità.

La cultura è il processo sociale generale di questa accumulazione.
_ La cultura è il movimento dell’informazione ed il processo di memoria dei
collettivi umani: classe, genere, etnia….

{{Il processo sociale di informazione}} è un processo semiotico e ideologico,
semiotico perché si avvale di segni, è produzione/scambio di segni, ideologico
perché l’informazione è un microtesto che cristallizza la dialettica vivente
nei rapporti sociali che lo hanno prodotto. E’, quindi, una traduzione
ideologica.

Pertanto{{ la donna viene inserita in un programma }} che, poi, automaticamente,
sia pure inconsciamente, ne determinerà il comportamento per l’intera durata
della vita.

Quindi, nella formazione sociale borghese-patriarcale codici, funzioni e
canali della comunicazione culturale sono controllati dalla classe dominante e
dal maschio che ne detengono la proprietà “privata”.
_ Dato il controllo che la borghesia ed il maschio esercitano sui codici, sui
canali di comunicazione, sulle modalità di decodificazione e interpretazione
del messaggio, sulla cultura tutta, la donna si trova spesso nella condizione
di essere letta e parlata dalle sue stesse parole, di essere portavoce di una
realtà e di valori di cui non comprende il fine e la funzione.

Affermare il carattere storicamente contestualizzato e segnico di tutte le
zone della coscienza e della cultura tutta, significa ribadirne necessariamente
il carattere ideologico.
_ Pertanto si rivela l’inconsistenza di tutte le teorie innatiste e idealiste,
non solo la cultura, ma anche l’inconscio esiste come realtà materiale nella
società e nella memoria collettiva.
_ E’ il luogo dove quello che è rifiutato dall’ideologia dominante viene privato
di parole, posto nell’impossibilità di comunicare.
_ E, all’ingiunzione di regole di comportamento dettate dall’ideologia vincente
si accompagnano sempre precisi divieti, stigma e punizioni.
Per questo, il divieto e la paura di infrangerlo ( con relative conseguenze),
soffoca il nostro presente ed il nostro futuro.

Da qui, {{la necessità di una pratica sociale antagonista }} che ha arricchito il
movimento femminista nel corso della sua ormai lunga, diversificata e
contradditoria esperienza nella consapevolezza che il privato è politico e che
il sociale è il privato.

Di fronte all’ideologia dominante noi non scappiamo intimorite e ne lasciamo
alla borghesia il monopolio, ma abbiamo la ricchezza del materialismo storico
dialettico.
Strumento rivoluzionario perché consente e promuove un processo incessante di
presa di coscienza delle stesse leggi di formazione della coscienza.

Il risultato è {{una pratica sociale trasgressiva e comunicata}}. Significa
pratica sociale orientata al soddisfacimento dei nostri bisogni materiali,
delle nostre aspirazioni, ma anche al raggiungimento della felicità e della
gioia.

E’ {{un trasformarsi trasformando la società,}} è prassi politica, ma,
contemporaneamente, prassi sociale. Significa guardare il presente con gli
occhi del futuro.
Liberazione dal capitale e dal patriarcato significa produzione di festa e di
autorealizzazione e diversa qualità del tempo e della vita.
Tempo e vita sottratti alla tirannia del plusvalore e al dominio patriarcale.

Qui acquista importanza {{la produzione della memoria sociale,}} di fronte alla
pretesa del capitale di avere il monopolio della produzione e della
circolazione dei meccanismi di funzionamento della memoria collettiva.

L’area della comunicazione sociale è {{l’area della vita sociale}}: come la sua
espansione è misura di ricchezza, così il suo controllo, da parte della
borghesia, è una forma di pauperismo culturale.
L’uso borghese patriarcale della memoria sociale produce un’informazione
sempre più avvelenata che passa attraverso l’imposizione dell’oblio, la censura
e la simulazione dei fatti. Accompagnata dalla selezione dei fatti stessi.

Il monopolio della lettura della memoria collettiva è {{una strategia di
controllo sociale}} che passa dalla censura alla falsificazione dei segni
ideologici e, per far questo, usa strumenti diversi compresa la
socialdemocrazia ed il riformismo che, nelle reti della comunicazione
quotidiana fanno guerra semiotica alla memoria e all’identità del movimento
femminista.

Tutto ciò attraverso la produzione di falsificazioni e di segni ideologici
che, mentre simulano eventi sociali reali, presenti e passati, ne propongono
una “modellizzazione” menzognera.

La socialdemocrazia attua forme di dissimulazione per giungere, attraverso l’
intossicazione e la manipolazione della memoria femminista, al controllo
preventivo dei comportamenti potenzialmente antagonistici.
Poiché l’esperienza passata condiziona quella futura, si configura come codice
dell’attività riproduttrice dei rapporti sociali. E, perciò, si capisce perché
la declinazione della memoria collettiva assume una così grande importanza per
la borghesia neoliberista e patriarcale. E, pertanto, concepisce il futuro come
un semplice prolungamento dell’adesso.

Da qui, {{la necessità, per il movimento femminista, di conquistare una memoria
autonoma e collettiva della lotta di liberazione delle donne.}}
La socialdemocrazia è incardinata sul principio di ricordare per conservare,
mentre, noi femministe ricordiamo per trasformare.
La nostra memoria è, necessariamente, determinata da molteplici e
contraddittorie accentuazioni.

All’interno di queste, come complesse trame su un ordito, si svolgono intrecci
complicati di specifiche memorie, più o meno organizzati, più o meno
frammentari, ma, il risultato finale è completamente unitario.
_ E’ un inno, un anelito alla nostra liberazione.

Le informazioni, la cultura, non sono affatto neutre, buone per tutti i
generi, le classi, le etnie….La veicolazione della memoria collettiva, nella
formazione semiotica ideologica borghese patriarcale, è esteriorizzazione di
sapere che si realizza sotto il dominio del capitale.

Da qui, la necessità di rigettare i codici linguistici del potere che
costituiscono la rete essenziale del controllo sociale.

Da qui, la necessità di costruire un nostro linguaggio, una nostra prassi che
investa tutti gli aspetti della vita, dall’apprendimento del lavoro, dai
linguaggi quotidiani, dall’eros, dalla capacità di sognare.
Finalmente potremmo avere per oggetto e scopo la nostra vita: il corpo, il
piacere, le passioni, le emozioni….insomma, la realizzazione di noi come
universo illimitato di desideri.

{{La felicità è originata dall’autorealizzazione}} ed è la misura della civiltà.
In breve e insieme, rivoluzione sociale e culturale, rivoluzione totale fuori
e dentro di noi.

* {per altri interventi vedi }
http://coordinamenta.noblogs.org/