“Non resterò in silenzio. Tutte le donne egiziane, non solo quelle aggredite, devono ribellarsi, altrimenti la violenza non si fermerà” (Dalia Abdel Wahab, attivista, ha subito un’aggressione sessuale il 25 gennaio 2013)
Negli ultimi mesi, piazza Tahrir, il luogo simbolo delle rivolte egiziane, è stata{{ teatro di gravi episodi di violenza contro le donne.}}

Le aggressioni sessuali hanno raggiunto il culmine il 25 gennaio, durante le manifestazioni per il secondo anniversario della rivoluzione che portò alla caduta del presidente Hosni Mubarak.

Gli attacchi sono avvenuti sempre allo stesso modo: {{uomini in gruppo}} circondano donne sole o le separano dagli altri. {{Le strattonano, le feriscono con coltelli soprattutto nelle parti intime, le palpeggiano, le denudano e, a volte, le violentano.
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Simili attacchi erano stati già avvenuti in passato, sia durante gli anni di Mubarak che dopo la sua caduta, quando l’Egitto era governato dal Consiglio supremo delle forze armate.

Dopo il suo insediamento, il presidente Morsi ha promesso che sarebbe stato il presidente di tutti gli egiziani.
Ma la violenza contro le donne, l’impunità e la discriminazione sono continuate.

{{Non restiamo in silenzio!}}

{{Chiediamo al presidente egiziano Morsi}} di:

Sostenere i diritti delle donne e adottare le misure per combattere la violenza sessuale e di genere.

Attuare strategie di monitoraggio per combattere la violenza nei confronti delle donne, compresa la violenza sessuale e i maltrattamenti.

Adeguare le leggi egiziane agli standard internazionali e ritirare le riserve alla Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne.

per l’appello e le adesioni http://appelli.amnesty.it/8-marzo/