Le tracce ci sono ancora tutte, anche a una settimana di distanza dal 3
settembre, quando abbiamo aperto Altradimora. Certo, ora la casa e la dependance sono ripulite e hanno ripreso l’aspetto
abituale, ma la presenza di 50 donne (e tre uomini!) che sono state assieme
per tre giorni non è cosa semplice da rimuovere.Per esempio credo che i foglietti colorati appesi alle porte delle stanze
con i nomi di chi ci ha dormito resteranno lì per un po’, e poi andranno in
un cassetto speciale assieme a quelli dello scorso anno, quando ad
Altradimora ci fu il primo incontro di Officina dei saperi femministi,
dal titolo Il corpo indocile.

Dai ballatoi dei tre piani della casa principale occhieggiano ancora
lenzuola, federe e asciugamani di ogni tinta, dopo il bucato al lavaggio a
gettoni di Acqui Terme: adesso tutto è mescolato finalmente in una
liberatoria babele di colori dopo essere stato severamente abbinato per
nuances cromatiche su ogni letto da Valentina Genta, 26 anni da Biella, che
oltre a suonare la fisarmonica fino a notte ha anche fatto il suo debutto in
una assise femminista tributando un elogio alla nonna materna, e l’ha fatto
in piedi perché l’agitazione non le permetteva di stare seduta.

La finestra della cucina, intitolata a Simone De Beauvoir (che appunto la
cucina detestava) è finalmente cristallina dopo l’intervento mattiniero di
Laura Guidetti, che ha aperto i lavori a nome di Marea, ormai quindicenne
rivista trimestrale organizzatrice del seminario.

Erminia Emprin Gilardini ha dimenticato in un angolo del grande salone dove
abbiamo lavorato su cuscini e poltrone vintage i suoi occhiali e un quaderno
di appunti, e si sa che lasciare cose importanti in un luogo è sinonimo di
volerci tornare: così, dopo essere stata madrina dell’incontro del 2009, e
aver preso attiva parte in questo secondo, abbiamo la certezza che ci sarà
anche al terzo nel 2011.

Lidia Menapace, anomalia assoluta nel panorama politico di questo paese, ha
dimenticato nel bagno della stanza al primo piano il beauty case azzurro,
dopo aver viaggiato alla volta dell’incontro per 9 ore e mezzo su un treno
notturno partito da Napoli alle 21 e giunto ad Alessandria alle 7 del
mattino dopo, impresa che a molte di noi risulterebbe quasi letale e che
lei, alla tenera età di 86 primavere ha affrontato, come di consueto, con
una grazia regale e deliziosa, come se fosse normale offrirsi senza riserve
con la generosità straordinaria alla quale ci ha abituate da decenni.

Qualche penna sparsa, durante la pulizia, è emersa da sotto i tappeti, e
verrà riposta nella già copiosa dotazione della casa per i futuri incontri.

Chissà che penserebbe mio padre, un silenzioso e serioso signore ligure –
piemontese dai forti tratti conservatori, morto due anni fa prima di vedere
questo luogo, grazie alla cui eredità Altradimora può esistere, all’idea
di così tante donne tutte assieme in una casa che ho potuto comprare con
denaro che di certo lui avrebbe investito assai diversamente.

Questa ex abitazione di un artista intagliatore di legno svizzero – tedesco
con annesso laboratorio, circondato da due grandi prati recintati da salici,
noccioli, sambuchi e tigli, sito accanto ad una chiesa in una sparuta
frazione di Cassine, a 8 km da Acqui Terme è di certo stata acquistata con
denaro privato da una donna singola.

Ma sin da subito è diventata un progetto e una risorsa collettiva:
contribuendo con piccoli apporti per le spese vive e il cibo in due anni si
sono già riuniti qui un gruppo di pastore e pastori valdesi, una comitiva
mista che fa riferimento a Maschileplurale, un drappello
italo-tedesco-francese di femministe di Ife, e, appunto, abbiamo
organizzato i primi due seminari di Officina dei saperi femministi di
Marea: un bel risultato per essere un gruppo piccolo di donne. Piccolo, ma
tenace e capace di intrecciare e mantenere relazioni feconde con donne che
provengono da luoghi collettivi differenti, o che lavorano in solitudine e
accettano di condividere progetti, riflessioni ed elaborazioni.

Come si dice in questi casi non è possibile riferire in modo esaustivo tutta
la ricchezza e la profondità delle sollecitazioni fornite dalle
facilitatrici, Laura Cima, Ferdinanda Vigliani, Laura Varlese, Valentina
Genta, Lidia Menapace, Rosangela Pesenti, Dounia Ettaib, Barbara Romagnoli,
Erminia Emprin Gilardini, Laura Varlese, Tiziana Dal Prà e chi scrive, né
rendere conto del serrato dibattito al quale hanno preso parte tutte le
partecipanti, alcune di loro alla prima esperienza in un seminario
femminista.

Per fortuna c’è il nuovo numero della rivista Marea, uscito da poco con
buona parte delle relazioni introduttive, e ci sono le nuove tecnologie ad
aiutarci a mantenere la memoria dei nostri eventi, e quindi a breve, grazie
al lavoro appassionato di Francesca Sutti (che ha tenuto un’ora di yoga alla
fine del secondo giorno) e di Roberta Dho su radiodelledonne.org saranno
disponibili gli interventi e brani di dibattito, così chi non ha potuto
partecipare potrà leggere e ascoltare quanto ci siamo dette. Qualche parola
chiave che è circolata durante i nostri lavori però la posso anticipare, pur
dimenticandone di certo alcune; parole pesanti e piene, che ancora forse
aleggiano negli spazi comuni, assieme alle tante risate, ai densi silenzi, e
a qualche lacrima.

Accanto a quelle scelte per il titolo, che erano appunto corpo, libertà,
divieti, responsabilità, mercato, dialogo, conflitti e generazioni, alcune
hanno voluto introdurre anche sessualità, prostituzione, denaro, empatia,
giustizia sociale, gratitudine, insegnare, educazione, maestra, madre,
rischio, compagna, orgasmo.

E quel che forse è ancora più significativo, per me, di ciò che resta di
questo incontro, in un momento di così oscura assenza di pensiero critico e
di prospettive collettive di cambiamento, è che la chiamata della rivista ad
un seminario sulle difficili, ma indispensabili relazioni tra generazioni di
donne per continuare il cammino femminista, nel privato come nel politico, è
stata raccolta non solo da una percentuale di giovani tra i 20 e i 30 anni
decisamente alta, ma che moltissime delle partecipanti non sono attiviste
abituali, (bel due spronate a partecipare da Rosangela Pesenti dal profondo
nord leghista) e che tante tra di loro hanno, per la prima volta, incrociato
delle femministe in un luogo dedicato all’elaborazione di genere.

Ancora più straordinario, per finire, è che proprio da questo luogo, così
scevro da ipoteche e dipendenze dalla politica tradizionale e istituzionale
parta il percorso che, nelle prossime settimane, ci vedrà lavorare assieme a
chi vorrà unirsi a noi per ridare vita, a giugno 2011, ad una nuova forte
assise femminista; a 10 anni da* Punto G – genere e globalizzazione*, che fu
l’apertura femminista delle iniziative politiche e culturali contro il G8 di
Genova che vide, dal 15 al 17 giugno 2001, più di 1000 donne riunite a
Palazzo S.Giorgio in rappresentanza di oltre 300 gruppi riuniti nella rete
della Marcia mondiale per discutere di globalizzazione, in modo inedito e
profetico. E’ stato, allora, il primo incontro dopo decenni tra donne di
diverse età, provenienze, fedi e appartenenze politiche e culturali,
realizzato grazie al grande impegno della piccola *Marea*. Si va avanti,
anche riprendendo quel filo lasciato appeso 10 anni fa. Non perdiamoci di
vista.