La Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza e delle Case delle Donne, che accoglie al proprio interno la maggior parte delle associazioni di donne e dei servizi italiani rivolti alle donne vittime di violenza, esprime sconcerto e preoccupazione per le scelte operate dal Governo in tema di violenza di genere verso le donne.La rete dei Centri aveva sollecitato in più occasioni la {{definizione di un Piano di azione nazionale contro la violenza alle donne}} quale strumento principale per mettere a punto azioni di sistema per garantire un efficace intervento di prevenzione e contrasto in area culturale, sanitaria, sociale e di protezione, e sia per sostenere le attività svolte dai centri stessi.

Avevamo plaudito la decisione di creare, da parte del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità un fondo nazionale per l’anno 2008 così da avviare la sperimentazione di un Piano di azione contro la violenza, uniformando così l’Italia agli standard attuati negli altri stati europei.

Leggiamo con preoccupazione le affermazioni del nuovo Ministro in tema di analisi del fenomeno (lettera a La Repubblica), e rileviamo che in quella stessa lettera si esprime la volontà di rivedere, ripensare e rafforzare i centri antiviolenza.
_ I dati e la lettura del fenomeno che emerge in qualsiasi indagine e documento internazionale, contrasta con l’interpretazione del nuovo Ministro.
_ La violenza verso le donne avviene (come rilevato in tutte le indagini nazionali ed internazionali) nelle relazioni di intimità, nelle famiglie, e {{l’imposizione dell’affido condiviso nei casi di violenza domestica serve solo ad innalzare il rischio di pericolosità per le madri e per i figli}}.

Pur condividendo con il Ministro {{il diritto dei figli di mantenere un rapporto continuativo con entrambi i genitori durante e dopo la loro separazione}}, l’attuale legge sull’affido condiviso ci appare caratterizzata da una {{pericolosa semplificazione}} in quanto impone un unico modello di affidamento per tutte le separazioni.

Vorremmo anche precisare che non sono le separazioni che causano la violenza, bensì avviene esattamente il contrario. L’affermazione di libertà femminile acuisce la violenza, ma non si può certo chiedere alle donne di rinunziare alla propria affermazione per evitare la violenza, sarebbe certo una richiesta impropria, che carica la “vittima” della responsabilità dell’aggressione e che non va verso relazioni tra sessi improntate alla reciprocità ed alle pari opportunità di genere.

Rileviamo che sono stati {{“tagliati” i fondi destinati al Piano di azione Nazionale}}. Chiediamo che venga rivista tale decisione affinché le parole di indignazione espresse dai politici in occasione delle morti delle donne a causa di violenza, non siano parole vuote.

La violenza verso le donne è un fenomeno che non si può cancellare con le dichiarazioni, ma con azioni concrete ed adeguate. Per farlo {{serve un finanziamento nazionale altrettanto concreto ed adeguato}}, che permetta lo sviluppo di azioni di sistema ed il rafforzamento dei luoghi di accoglienza delle vittime.

Vorremo un confronto aperto sul tema e {{chiediamo che venga ripristinato il fondo}}, così da avviare il piano di azione nazionale, sul quale chiediamo di essere coinvolte per un reale processo di concertazione sugli obiettivi da raggiungere per il 2008.