testataFin dall’inizio ho aderito con entusiasmo al progetto ideato e strutturato da Maria Paola Fiorensoli, condividendone passo dopo passo le varie fasi.

Ho percepito l’estrema importanza di poter far rivivere, operando sul campo, una parte importante della storia del nostro Paese e poterla documentare.

Il coinvolgimento nella ricerca mi ha permesso, fra l’altro, di ripercorrere il lungo e faticoso cammino delle donne riunite in federazioni, associazioni, comitati, partiti politici, organizzazioni sindacali – molte di queste affiliate anche ad associazioni straniere – che hanno lottato perché fosse garantito loro il diritto di voto. Un obiettivo perseguito con tenacia ed ottenuto, in Italia, solo nel 1946 dopo il periodo buio del regime fascista che aveva oscurato la ragione impedendo alle donne di essere parte attiva per il mancato conseguimento del diritto di voto. Italiane penalizzate anche dalle leggi razziali e nell’associazionismo. Molte persero il posto di lavoro o furono incarcerate o deportate o costrette all’esilio come la nostra socia, prof.ra Giovanna Cantoni Foà, docente al liceo scientifico di Pisa, di fede ebraica, che in Francia fece l’assistente d’italiano grazie all’aiuto delle socie francesi dell’International Federation University Women (IFUW) – attuale Graduate Women International (GWI), cui eravamo affiliate – e in Inghilterra fu speaker di Radio Londra.

La FILDIS nacque a Roma, nel 1922, con presidente la filosofa Isabella Grassi che nel decennio ’21-‘31 fu anche segretaria del Consiglio Nazionale Donne Italiane (CNDI), e consigliera della sezione italiana del Comitato internazionale femminile pro pace e libertà (fondato a Roma nel 1915).

Il CNDI, sotto la presidenza di Gabriella Spalletti Rasponi – figura notevole del movimento femminista di primo Novecento – aveva organizzato nel 1908 un primo Congresso nazionale partecipato da oltre trenta associazioni femminili e miste e dalla larghissima eco sulla stampa per le questioni rilevanti affrontate: es. diritto di voto e d’istruzione, parità salariale, educazione sessuale. Questo Congresso è considerato il primo appuntamento del movimento femminile-femminista italiano.

Peculiarità della FILDIS era il titolo di laurea o il diploma di Istituti Superiori di grado universitario delle socie in tempi in cui ciò costituiva un’eccezione; sue finalità, soprattutto la promozione culturale e sociale e la cooperazione tra le laureate di tutto il mondo, al di sopra di questioni di sesso, razza, lingua, religione e opinioni politiche.

Possiamo affermare che l’impegno della FILDIS a favore delle studenti e giovani laureate fu simile a quello, oggi, dell’ERASMUS, con borse di studio e scambi culturali. Particolare impegno associativo fu organizzare incontri internazionali su temi femminili.

Fra le tante socie eccellenti, italiane o straniere, residenti in Italia: l’ing.ra Adele Racheli, una delle prime laureate al Politecnico di Milano, agente di brevetti, prima presidente della nostra sezione di quella città; la prof.ra Margherita Ancona, fra l’altro dirigente del Comitato pro-voto lombardo, «vincitrice di alcune fra le prime grandi lotte femministe» come ricorda Giovanna Dompé, una delle prime socie della sezione romana e seconda italiana a laurearsi in matematica, scrittrice e poeta; la prof.ra Lydia Monti, laureata in chimica, docente e ricercatrice universitaria che avrebbe voluto essere astronoma e che, da nostra Presidente Nazionale, ci rappresentò all’UNESCO.

Nel 1926, la FIDIS lanciò l’idea di formulare un elenco di laureate e diplomate di cui ottenere l’inserimento, l’anno seguente, nelle liste elettorali; due anni dopo, nel 1928, collaborò alla stesura della petizione in merito, presentata al Ministero dell’Interno.

Nel 1935, per i dissidi con il governo fascista, specie rispetto alla politica culturale del regime e, in particolare, al divieto di accesso delle donne a molti settori lavorativi e professionali nonché il mancato riconoscimento del diritto di voto, la FILDIS (come altre grandi associazioni di donne) si autosciolse per ricostituirsi il 25 ottobre 1944, all’indomani della Liberazione, sotto l’autorevole  presidenza della scienziata Libera Levi Civita Trevisani, più volte rieletta.

Ripreso il percorso nel Comitato Nazionale pro voto, la FILDIS operò trasversalmente con l’UDI, i centri femminili di tutti i partiti del Comitato di liberazione nazionale (Cnl), l’Alleanza pro-suffragio e il Centro Italiano Femminile (CIF) d’ispirazione cattolica, nato a ottobre 1944.

Era prioritario aiutare le donne nel nuovo esercizio del diritto di voto e, più in generale, nella crescita della coscienza civile e sociale, per questo, nel novembre 1944, a Laura Lombardo Radice è  commissionato l’opuscolo Le donne italiane hanno diritto al voto.

Nel 1946, la Federazione forma un nuovo Comitato insieme a UDI, ANPI, Associazione ragazze d’Italia, Associazione combattenti, Alleanza per i diritti della Donna, Comitato Reduci, CGIL e FIDAPA che organizza a livello nazionale manifestazioni, incontri, feste, rappresentazioni teatrali e cinematografiche, distribuisce rami di mimosa per la Giornata internazionale della donna.

La scelta della mimosa per l’8 marzo la fece la dirigente dell’UDI, Teresa Mattei: «un fiore povero, facile da trovare nelle campagne».

Il 10 marzo 1946 le prime donne italiane si recarono a votare!

Il biennio 1944-’46, vide le socie, coordinate da Bice Crova, vice Presidente Nazionale, molto attiva nel Comitato pro voto, impegnarsi capillarmente per promuovere l’andata delle donne alle urne e proseguire la missione culturale e sociale di sostegno alle studenti e alle professioniste.

Un modo di fare politica attiva a favore delle donne.

L’associazione, nel 1948, insieme ad UDI, CIF e CNDI, partecipò ai lavori  dell’Alleanza  per i diritti della donna da cui uscì l’appello all’Associazione Universitaria Femminile Greca contro la deportazione di donne e bambini. Bandì anche un concorso per studi sulle attività della donna italiana, curato da Nora Federici incaricata all’Università di Roma di Statistica del lavoro.

Al di là del loro credo politico, l’associazionismo femminile-femminista d’ispirazione laica e cattolica continuò a collaborare attivamente nelle prime legislature su temi che riconosceva di comune promozione della figura e della dignità delle donne e questa coazione sostenne anche la socialista Lina Merlin, firmataria della nota legge abrogativa della prostituzione di Stato.

Merlin fu ospite, a Pavia, del Collegio universitario aperto dalle socie FILDIS della città insieme a Nilde Iotti, Teresa Noce, Marisa Cinciari Rodano e Ottavia Buscemi (Fronte dell’Uomo Qualunque).

Tra le parlamentari più impegnate, si conta una socia FILDIS, Maria Tibaldi Chiesa, figlia del repubblicano Chiesa, premiata dall’Accademia d’Italia.

Tra le tante informazioni che continuano a giungerci sulle nostre socie, Mariella Ubbriaco (Fildis di Siracusa) segnala l’adesione al Comitato pro voto della profess.ra Bice Crova, tra le nostre prime vice presidenti nazionali, che nel 1948 partecipò ai lavori dell’Unesco per un ‘Consiglio nazionale per la ricostruzione educativa e culturale’. Più accorata l’informazione riguardante la socia Anna Fargion, docente di filosofia e inglese, a lungo esule in Persia, durante il nazi-fascismo, perché ebrea.

Ritenendo, in linea con la sua storia, che il riscatto delle donne passasse prioritariamente attraverso la formazione culturale, la FILDIS partecipò attivamente ai percorsi di ricostruzione della scuola pubblica e strinse vecchi e nuovi legami con federazioni europee ed extra europee, realizzando scambi culturali e attribuendo borse di Studio. Questa missione prosegue nelll’oggi.

Consapevole dell’impegno profuso da tante socie che mi hanno preceduto, riconoscente per tutto quanto sono riuscite a realizzare ma anche spinta da un intreccio d’emozioni e ragione, nel ricercare le protagoniste del primo voto, ho sensibilizzato le socie FILDIS attraverso la rete nazionale mettendomi in contatto con socie ultranovantenni che con estrema puntualità hanno narrato l’esperienza del voto e le fasi preparatorie ma anche, alcune, i drammi del primo conflitto mondiale vissuto da bambine, con le lacerazioni e i lutti delle famiglie che avevano la gioventù al fronte, comprese tante crocerossine; il timore diffuso per un futuro denso di incognite dopo la catastrofe della Seconda Guerra Mondiale, ma anche le aspettative dell’Italia post-bellica dove l’associazionismo femminile svolse un ruolo positivo.

  1. GABRIELLA ANSELMI – Presidente Nazionale FILDIS
  2. FILDIS una Federazione protagonista dal Novecento