La Sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini ci fa sentire orgogliose, ci ridà quella dignità che sia come donne che come uomini abbiamo troppo spesso perso per strada.
Con poche parole chiare, Giusi è espressione di quella {{politica altra }} che apre a uno sguardo ampio sulle esigenze comuni, a partire dalla piccola isola che governa. E’ uno sguardo che si traduce in proposte concrete e nella volgia di non smettere di combattere per coloro che fuggono da guerre, fame, mancanza di libertà.

Risuonano ancora {{nelle nostre orecche le sue dichiarazioni:}} “Sono sempre più convinta che la politica europea sull’immigrazione consideri questo tributo di vittime umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente. Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è tuttora l’unica possibilità di sperare, io credo che la
loro morte in mare debba essere per l’Europa motivo di vergogna e disonore”.

E ancora “Se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio rivecere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza”.

Ecco perché siamo scese in piazza il 13 febbraio 2011 in risposta all’appello di Se Non Ora Quando: perché crediamo che ci sia {{bisogno dello sguardo di donne coraggiose}} che danno il vero nome alle cose.

Come Giusi, ricordiamo altre sindache coraggiose che hanno portato e portano avanti questa politica, la sindaca di Rosarno {{Elisabetta Tripodi }}, la Sindaca di Decollatura {{Annamaria Cardamone}}, .a ex Sindaca di Monasterace {{Maria Carmela Lanzetta}}, e molte altre donne competenti e coraggiose.

Anche {{lo sguardo di tante donne sepolte nel Mediterraneo}}, donne senza nome,
portava in sé il coraggio della speranza e la ricerca della dignità.

Emerge prepotente e in modo stridente il confronto tra le azioni concrete poste dalla
Sindaca e le chiacchiere sui “traditi e traditori in Parlamento.”

Appare chiaro che lo sguado femminile contiene in sé{{ i germi di un cambiamento }} a cui l’Italia non può permettersi di rinunciare.

Ribilanciare le relazioni tra i generi nel privato e nel pubblico è l’unica vera strada per
uscire dalla crisi sociale, umanitaria ed economica che grava su tutte e tutti noi.

{Comitato Senonoraquando Genova }
senonoraquandogenova@gmail.com

{immagine da lavozdegalizia.es}