A Santa Fede Liberata si farà una conversazione sull’ultimo libro della comunità filosofica femminile Diotima, Femminismo fuori sesto. Un movimento che non può fermarsi (Liguori, Napoli 2017)
Ne parleremo con: Chiara Zamboni, Sara Bigardi, Wanda Tommasi il 28 aprile alle ore 17,30.
L’evento è organizzato dalle donne di Santa Fede Liberata in collaborazione con AdATeoriaFemminista e l’Assemblea delle donne di Napoli perlarestituzione.

Proprio mentre tutto cade si possono fare esperienze originali e non omologate, si avverte la propria vulnerabilità e si scopre anche l’altrui. Può sembrare ogni cosa più precaria, ma si può realizzare che la vita di ognuno/a dipende dalla vita degli altri/e.
Se la realtà si scolla, non si tiene qualcosa sfugge e proprio da quel danno si può avere l’occasione di incontrare altro, l’altro/a.
Dal sentire lo spazio quotidiano, il tempo quotidiano stretto ingabbiato, qualcuno/a prova a sperimentare una possibilità di vita collettiva, di non continuare a vivere in solitudine, o a proteggersi. Si allontana, si allarga e si sporge verso un gesto liberatorio. Così si sono aperte le porte di tanti “luoghi abbandonati” e tante e tanti hanno provato a portare, sperimentare, un abito originale per abitare la città abitando quel luogo. Si sono “incontrati” donne e uomini che avevano alle spalle diverse esperienze e oggi cercano di fare un circuito di vita degna curando quello spazio, rendendolo luogo della loro trasformazione, restituendo “tempo libero”.
Chi viene dai centri sociali, chi dal movimento delle donne, da esperienze artistiche, da lotte per la casa, per una sanità pubblica, dall’ecofemminismo, dai mercati ecosostenibili , tra tutte queste dimensioni si cerca un possibile “tutto cambia”.
Prima condizione è posizionarsi dove l’altro/a appare, nel luogo del proprio abitare: immigrato/a, contadino/a, abitante, artista… e da lì rendere casa, fare casa, il luogo dello sguardo: muovendosi in relazione con l’altro/a, che si è svelato. “Vite invisibili” che si rendono visibili, si vede ciò che prima non si vedeva, si pensa a ciò che prima non si pensava, a vite raccontate ad una ad una. Ci si separa da una politica che non vede l’invisibile, come fece il movimento delle donne, per andare verso un proprio sentire, immaginare, pensare. Si apprende un saper fare in un intreccio di relazioni a partire dalla precarietà dell’altro/a.
Negli spazi liberati, beni comuni, si opera in un laboratorio per progetti di vita, ed appaiono le differenze, propria e quelle dell’altro/a/i/e. Da ognuno e ognuna si attraversa un collettivo. Dall’uno all’altro, muovendosi dalla propria difficoltà, dall’ansia del presente, dalla mancanza, si fatica per andare oltre. ci si sente interrogati dalla stessa vita, è la vita che mette al mondo mondi differenti.
C’è lo scambio di saperi, il fare in relazione, è politica in presenza. Aggregazioni collettive, reti, movimenti, sono segnalatori delle trasformazioni del mondo e della terra, non ubbidendo più a ciò che non credono, imparando a governare se stessi in relazione con altre/i.
Per questa esperienza che per tante di noi trova sapere nella politica delle relazioni, dal partir da sé, dall’autocoscienza lavoriamo negli spazi liberati, bene comune e per questo ci sembra interessante conversare su femminismo fuori sesto, un di più di femminismo, una parola non indifferente.
Una parola che muove da un presente dissestato, un tempo che travolge e si scommette su un possibile sesto senso. Diana Sartori nella prefazione scrive: “Il femminismo appartiene a questa storia, è uno scarto per un di più di libertà… un sommovimento che ha innestato un movimento che impedisce ogni riassetto… Va appropriato ed è anche sempre improprio. Quante volte una lo nomina proprio quando nella stretta tra necessità e libertà si trova a fare cose improprie”, come oggi anche nei luoghi “beni comuni”.
Dominijanni, citando Muraro, scrive che il femminismo della differenza “non sta nei termini posti dal paradigma della modernità. Non gli è nemmeno esterno o contrario” ma apre dal suo interno a quel suo di più “muto e taciuto”, il privato, il corpo, la sessualità, l’inconscio per renderlo visibile, ma “senza accedere a una politica della visibilità accecante” in quanto irriducibile a qualsiasi rappresentabilità.
Chiara Zamboni ricorda che “il femminismo è “vigilanza ostinata” nel quotidiano affinché la propria esistenza abbia significato corrispondente ai desideri; non separa la riproduzione della vita dalla ricerca di senso della vita stessa. Riguarda tutte/i non cercando riconoscimenti, e di fronte all’estensione del sociale sui corpi, la sessualità, la riproduzione, “ha indicato un’altra via” perché non tutto può essere portato nello scambio sociale.
Per Maria Livia Alga è necessario partire da questo dissesto: “perché se in un primo momento l’ho interpretato come un segno particolare di una relazione o di un luogo, ora mi appare come un segno di un presente in trasformazione”.
Sara Bigardi racconta che: “In questi luoghi di trasversalità il nodo tra oppressione e differenza, e tra contraddizioni ed eccedenza, non si risolve una volta per tutte, ma è questo nodo che si tenta di decifrare”. Proprio con il movimento delle donne si può, perché. “queste forme di femminismo restano vive e consentono un’eccedenza rispetto alle contraddizioni del reale, senza rimanervi impigliate

Info: Evento https://www.facebook.com/events/782007125297034/
Santa Fede Liberata
AdaTeoriaFemminista
Assemblea delle donne di Napoli perlarestituzione