Riprendiamo dalla mailing-list Luciano Martocchia – Pescara questo intervento di Rosangela Pesenti sul deficit di rapporto fra donne della società civile e donne elette.La periodica aggressione nei confronti della legge 194 rappresenta l’indicatore più evidente del progressivo degrado della vita politica, così come il costante attacco all’applicazione della legge stessa favorisce e s’intreccia con {{quella crescente violenza sulle donne che segnala il degrado della vita civile}}.

Le donne rispondono con mille forme di {{resistenza quotidiana}} e con la visibilità del multiforme mondo dell’aggregazione femminile, come abbiamo visto nell’ultima manifestazione.

Sappiamo tutte però che {{non basta}}.

Vi è un grave deficit di rappresentanza delle donne nella democrazia di questo paese e {{non sono state trovate forme esplicite di dialogo}} tra il {{variegato mondo del femminismo}}, che ancora resiste nonostante censure cancellazioni mistificazioni, e il {{piccolo nucleo di donne elette nelle più alte istituzioni dello stato.}}

In questi trent’anni sulla legge 194 si è detto quasi tutto, ma non è credibile nessun dibattito se non si parte dalla consapevolezza che l’autodeterminazione, affermata per la prima volta con questa legge, rappresenta quel fondamento del diritto di cittadinanza che per gli uomini è stato da sempre la naturale certezza dell’Habeas corpus.

“Abbi la disposizione del tuo corpo”: {{la certezza del diritto fondata sul corpo maschile}} stenta a recepire quella differenza originaria e ineliminabile che è la possibilità di procreare propria del corpo femminile.

Partendo da qui possiamo cominciare a parlare davvero.

{{ I meccanismi elettorali}} hanno di fatto sbarrato quasi totalmente l’accesso all’eleggibilità per le donne, soprattutto a quelle cresciute politicamente nelle associazioni del femminismo, perciò forse non è possibile tecnicamente dire che le donne rappresentano le donne, ma è un dato di fatto che non ci sarebbero donne nei banchi del Parlamento se non ci fossero state le lotte per l’emancipazione e {{non crescono candidature femminili senza la visibilità politica delle donne}}.

Come semplice cittadina mi rivolgo a tutte le senatrici e deputate.

L’aggressione all’autodeterminazione delle donne è {{un attacco al fondamento della cittadinanza di tutte,}} e quindi tanto più a voi che esercitate questo diritto al più alto livello previsto dalla democrazia.

Tra noi, donne della società civile, e voi, che sedete in Parlamento, c’è {{un vuoto pericoloso, che riduce noi al silenzio}}, nonostante tutte le nostre manifestazioni, e voi all’insignificanza.

Abbiamo bisogno che questo vuoto cominci ad essere attraversato da {{una vostra iniziativa collettiva}}.

{{Non una ad una}}, appoggiando questa o quella manifestazione, ma insieme, perché le differenze di ognuna possono esprimersi politicamente solo se a tutte è riconosciuto il fondamento della libertà.

So che {{un dialogo non si improvvisa}}, che richiede pazienza disponibilità lungimiranza e soprattutto tempo,{{ ma il tempo è adesso}} e lo sappiamo tutte fin troppo bene.