Il 30 luglio si è celebrata la Giornata Mondiale contro la tratta di persone, un’occasione per ricordare l’estensione e la gravità di una delle più orrende violazioni dei diritti umani nel nostro tempo, che riguarda tutti i paesi del mondo (paesi di origine, transito e destinazione di persone trafficate ), e per rinnovare l’impegno a contrastarla da parte delle organizzazioni internazionali e dei singoli Stati.

È un problema che non possiamo osservare da lontano, perché ci riguarda direttamente, specialmente in un tempo in cui aumentano i flussi di migranti forzati che cercano una via di fuga attraverso il deserto e il mare, e a centinaia ogni giorno approdano sulle coste italiane ed europee. Profughi e migranti sono esposti ad un rischio molto elevato di cadere nelle reti di organizzazioni dedite allo sfruttamento criminale del lavoro paraschiavistico e della prostituzione, e tra essi particolarmente vulnerabili sono le donne e le ragazze.

Secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) sono quasi 21 milioni le vittime di tratta nel mondo, di cui oltre la metà (55-60%) è rappresentato da donne, un terzo da minori (per due terzi bambine). Sarebbero inoltre 4,5 milioni le vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, in larghissima maggioranza donne e ragazze.

È quindi un crimine, quello della tratta, che deve essere letto e combattuto in un’ottica di genere, perché alla sua radice ci sono non solo la povertà e le diseguaglianze sociali, ma anche mentalità e culture patriarcali che negano o limitano i diritti umani delle donne. Il superamento delle diseguaglianze di genere è un punto fondamentale da cui partire per prevenire e contrastare la tratta a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo di donne e ragazze.

È questo anche il primo aspetto che ha evidenziato il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon nel discorso di celebrazione della Giornata Mondiale contro la tratta: la particolare vulnerabilità di donne e ragazze a questo tipo di crimine, e la loro presenza preponderante tra le vittime. “Tutti i paesi”, ha aggiunto, “devono unirsi per affrontare questa minaccia transnazionale, supportando e proteggendo le vittime, e perseguendo e punendo i criminali. Nella Giornata Mondiale contro la tratta di persone, decidiamoci ad agire tutti insieme nel nome della giustizia e della dignità per tutt e tutti”.

L’Italia, che ha firmato già nel 2000 il Protocollo delle Nazioni Unite sulla prevenzione, soppressione e persecuzione del traffico di esseri umani, in particolar modo donne e bambini (Protocollo di Palermo), è oggi chiamata più che mai, per il ruolo geopolitico che svolge in Europa e nel mondo, a moltiplicare gli sforzi per trasformare l’impegno assunto davanti alla comunità internazionale in politiche concrete in favore delle vittime e per il contrasto delle reti criminali che si arricchiscono sulla pelle di donne e bambine.