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  Da Kobane A Noi

Più volte in questo blog abbiamo riportato comunicati del movimento kurdo che denunciavano la preparazione di un imminente colpo di stato da parte di Erdogan e dell’AKP. Ed eccolo, oggi, davanti agli occhi di un intero mondo – che, però, continua a vedere solo quello che gli fa comodo. Tutto ciò malgrado la feroce repressione scatenata da Erdogan, e malgrado gli slogan fondamentalisti e le minacce contro le donne non velate riecheggino tetramente, ormai da giorni, in tutta la Turchia, confermando ulteriormente il legame AKP-ISIS.

Fra gli articoli pubblicati dai media italiani in questi giorni sulla situazione in Turchia, si contano sulle dita di una mano quelli degni di essere letti. Vi segnaliamo i ‘tentativi di analisi‘ raccolti da UIKI e un articolo di Manlio Dinucci. Consigliamo anche la lettura dell’analisi a cura del Congresso Nazionale del Kurdistan e dell’articolo di JINHA che spiega come lo ‘stato di emergenza’ sia imposto da più di trent’anni in Kurdistan.

Qui di seguito riportiamo un comunicato a proposito dell’azione repressiva che, in Italia, mira a colpire compagne e compagni solidali con la lotta del popolo kurdo. A loro va tutta la nostra solidarietà!

Alle sei di questa mattina, 21 luglio 2016, decine di poliziotti della Questura di Torino sono piombati nelle case di una decina di compagni/e piemontesi per notificare l’ennesima ordinanza di misure cautelari disposta dal GIP Silvia G. Carosio su richiesta del PM Antonio Rinaudo. Le misure notificate impongono a tutti/e l’obbligo di firma quotidiana, due volte al giorno.

I compagni/e sono indagati per diversi reati (resistenza, violenza privata, violazione di domicilio…) commessi il 25 settembre 2015 all’aeroporto di Caselle (To) quando un gruppo di solidali aveva fatto irruzione negli uffici della Turkish Airlines, la compagnia di bandiera turca, occupandolo per leggere un comunicato di condanna della politica turca e di sostegno alla resistenza in Kurdistan, poi pubblicato sul web (vedi sotto il testo e il link al video). Il gruppo aveva poi improvvisato un corteo nell’aeroporto con slogan e striscioni contro il terrorismo di Erdogan.

Mentre in Turchia dilagano purghe e repressione, in Italia si cerca di zittire chi da tempo denuncia il terrorismo di Stato in Turchia, con un tempismo di cui dovrebbero vergognarsi, non conoscessimo la faccia da culo di Rinaudo e soci.

Da parte nostra, ci riserviamo di elaborare collettivamente le forme che più riterremo adeguate non soltanto per continuare a esprimere il sostegno alla resistenza del PKK e alla lotta rivoluzionaria in Kurdistan, ma anche per contrastare questo ennesimo maldestro tentativo di soffocare le lotte attraverso misure di polizia.